Stati/Paesi -> Unione Sovietica (1922 - 1991)      



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  Unione Sovietica (1922 - 1991)from the Wikipedia Read original article
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Unione Sovietica
Unione Sovietica – Bandiera Unione Sovietica - Stemma
(dettagli) (dettagli)
Motto: in russo: Пролетарии всех стран, соединяйтесь!?, traslitterato: Proletarii vsech stran, soedinjajtes'!
traduzione: Proletari di tutti i Paesi, unitevi!
Unione Sovietica - Localizzazione
Dati amministrativi
Nome completo Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche
Nome ufficiale Союз Советских Социалистических Республик
Nome ufficiale in altre lingue
Lingue parlate Russo
Localmente: armeno, azero, bielorusso, estone, georgiano, kazako, kirghiso, lettone, lituano, romeno, tagico, turkmeno, ucraino, usbeco
Inno L'Internazionale (in russo: Интернационал?; 1922-1944)

Inno dell'Unione Sovietica (in russo: Гимн СССР; 1944-1991) ascolta[?·info]

Capitale Mosca
Dipendenze Repubbliche dell'Unione Sovietica
Politica
Forma di Stato Stato federale
Forma di governo Stato socialista a partito unico
Capo di Stato Presidente del Praesidium del Soviet supremo dell'URSS fino al 1989, dal 1990 Presidente dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche
Organi deliberativi Consiglio dei commissari del popolo; Segretario generale; Primo ministro dell'Unione Sovietica, Soviet supremo
Nascita 30 dicembre 1922 con Vladimir Lenin
Causa Rivoluzione d'Ottobre
Fine 25 dicembre 1991 con Michail Gorbačëv
Causa Perestrojka, Glasnost e Putsch di Mosca
Territorio e popolazione
Bacino geografico Europa e Asia
Territorio originale Europa orientale e Siberia
Massima estensione 22.402.000 nel 1991
Popolazione 293.047.571 nel 1991
Economia
Valuta Rublo sovietico, Copeca
Risorse gas, petrolio
Produzioni gas, grano, acciaio, industria pesante
Commerci con Comecon
Varie
TLD .su
Prefisso tel. +7
Sigla autom. SU
Religione e società
Religioni preminenti Ortodossia
Religione di Stato Ateismo (fino marzo 1990)

libertà di culto (1990-1991)

Religioni minoritarie Islam, protestantesimo, ebraismo, buddhismo
Evoluzione storica
Preceduto da Flag of Russian SFSR.svg Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa
Flag of Transcaucasian SFSR.svg Repubblica Socialista Federativa Sovietica Transcaucasica
Flag of Byelorussian SSR.svg Repubblica Socialista Sovietica Bielorussa
Flag of Ukrainian SSR.svg Repubblica Socialista Sovietica Ucraina
Succeduto da Armenia Armenia
Azerbaigian Azerbaigian
Flag of Belarus (1918, 1991-1995).svg Bielorussia
Estonia Estonia
Flag of Georgia (1990-2004).svg Georgia
Kazakistan Kazakistan
Kirghizistan Kirghizistan
Lettonia Lettonia
Flag of Lithuania (1988-2004).svg Lituania
Moldavia Moldavia
Flag of Russia (1991-1993).svg Russia[1]
Flag of Tajikistan 1991-1992.svg Tagikistan
Turkmenistan Turkmenistan
Ucraina Ucraina
Uzbekistan Uzbekistan
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Storia della Russia

L'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS) (in russo: Союз Советских Социалистических Республик – СССР? ascolta[?·info], [sʌjus sʌ'vʲɛtskɪx səʦɪəlɪ'stiʧɪskɪx rʲɪ'spublɪk], Sojuz Sovetskich Socialističeskich Respublik – SSSR, nelle altre lingue parlate nelle repubbliche sovietiche, si veda Nomi ufficiali dell'Unione Sovietica), anche nota come Unione Sovietica (in russo: Сов́етский Со́юз?, [sʌ'vʲɛtskɪj sʌjus], Sovetskij Sojuz), fu uno stato federale comunista dell'Eurasia nordorientale.

Sorse il 30 dicembre 1922 sulle ceneri del vecchio Impero zarista dopo la Guerra Civile russa e si sciolse ufficialmente il 26 dicembre 1991, dopo essere stata una superpotenza mondiale, tra i protagonisti della storia del XX secolo, sia nella prima metà del secolo durante il secondo conflitto mondiale, sia nel dopoguerra, con la Guerra fredda e l'opposizione attraverso il blocco sovietico al cosiddetto blocco occidentale, che annoverava anche l'altra superpotenza, gli Stati Uniti.

La lista delle repubbliche costituenti la federazione subì nel corso del tempo numerose variazioni. Negli anni precedenti il suo scioglimento ne facevano parte 15 Repubbliche Socialiste Sovietiche (RSS). La più grande per superficie, economia e popolazione e la più importante sul piano politico era la Repubblica Socialista Sovietica Russa, l'odierna Federazione russa. Anche il territorio dell'Unione Sovietica subì vari mutamenti, e nel periodo più recente corrispondeva approssimativamente a quello del tardo Impero Russo, senza tuttavia Polonia,Finlandia e Alaska.

L'organizzazione politica del paese prevedeva un solo partito politico ufficialmente riconosciuto, il Partito Comunista dell'Unione Sovietica (PCUS), guidato da un segretario generale e dal Politburo, che fu l'emblema mondiale dell'ideologia comunista nel XX secolo.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Storia dell'Unione Sovietica e Costituzione dell'Unione Sovietica.

La Russia era uno dei pochi paesi europei a non avere vissuto nel corso del XIX secolo una trasformazione politica, oltre che economica e sociale, in senso democratico. Le tensioni tra le esigenze di cambiamento espresse da una parte della popolazione e un modello politico statico, basato su una monarchia autocratica, furono all'origine di tre rivoluzioni. La prima, senza esito, ebbe luogo nel 1905, successiva alla sconfitta nella guerra contro il Giappone. La seconda e la terza avvennero invece nel 1917, rispettivamente a marzo (febbraio secondo il calendario giuliano, seguito dalla Chiesa ortodossa russa e, ai tempi, in vigore in Russia) e novembre (ottobre), innescate da gravi problemi politico-sociali, da un diffuso malcontento nei confronti della monarchia e dalla tremenda crisi sofferta dall'Impero russo durante la prima guerra mondiale.

La rivoluzione di febbraio[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Rivoluzione di febbraio.

Nel febbraio 1917 Pietrogrado (l'attuale San Pietroburgo) insorse contro il regime zarista e venne costituita la Duma,guidata dal ministro Kerenskij (un governo provvisorio multipartitico), presieduta dal principe L'vov, che rimase in carica solo alcuni mesi. Fu la Rivoluzione di Febbraio. Il 15 marzo lo Zar Nicola II fu costretto ad abdicare.

Il 7 maggio, durante la VII conferenza panrussa del Partito Operaio Socialdemocratico Russo, la componente bolscevica propose di trasferire tutto il potere ai soviet degli operai, dei soldati e dei contadini che nel frattempo si andavano formando in tutto il paese. Si formò poi un nuovo Governo provvisorio guidato da Aleksandr Fëdorovič Kerenskij, mentre fallì il tentativo controrivoluzionario del generale Lavr Georgievič Kornilov.

La rivoluzione d'ottobre[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Rivoluzione d'ottobre.

La terza rivoluzione, iniziata con la presa del Palazzo d'Inverno il 7 novembre 1917, ebbe successo e passò alla storia sotto il nome di Rivoluzione Russa o, più precisamente, di Rivoluzione d'ottobre. Venne formato un governo rivoluzionario, il Consiglio dei commissari del popolo, presieduto da Lenin.

Il 18 gennaio 1918 venne sciolta l'assemblea costituente e il 3 marzo venne firmata la pace di Brest-Litovsk, che portava il paese fuori dalla prima guerra mondiale. La decisione di firmare la pace provocò tensioni all'interno del Partito Operaio che si trasformò in Partito Comunista Russo e provocò altresì le dimissioni dei commissari non bolscevichi.

Sempre nel 1918 nacque l'Armata rossa, che sostituì il vecchio e disgregato esercito. La reazione delle forze escluse dal potere e delle potenze straniere non si fece attendere. Nella primavera del 1918 gli inglesi occuparono i porti di Murmansk e Arcangelo, mentre i giapponesi si impadronirono del porto di Vladivostok. In seguito intervennero anche Francia e Stati Uniti. In Ucraina, Finlandia, Estonia, Lettonia e Lituania si instaurarono regimi nazionalistici con l'aiuto tedesco, mentre in Russia nacquero ben 18 governi opposti al governo sovietico. La guerra civile, che durò dal 1918 al 1921, vide l'Armata rossa, guidata da Trockij, combattere in particolare contro gli eserciti dell'Armata Bianca, guidati dall'ammiraglio Kolčak in Siberia e del generale Denikin nella Russia meridionale. Al conflitto parteciparono anche gli eserciti dell'Armata Verde, che durante il conflitto si alleò sia con l'Armata Rossa che con l'Armata Bianca e a volte le combatté entrambe, e quelli dell'Armata Nera.

A partire dal 1919 l'Armata rossa riuscì a prevalere, conquistando la Crimea alla fine del 1920 e nel 1921 il Caucaso settentrionale, la Georgia, l'Armenia e l'Azerbaijan. La guerra civile durò però fino al 1923, con la sconfitta degli ultimi eserciti contadini dell'Armata Bianca. Mentre dovette soccombere in Estonia, Lettonia e Lituania, che diventeranno stati indipendenti, anche se poi verranno occupati e forzatamente annessi all'Urss, dalla fine della seconda guerra mondiale al 1991

Dalla fondazione alla morte di Stalin[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Storia dell'Unione Sovietica (1922-1953).

La guerra finì con la vittoria dell'Armata Rossa e la fondazione dell'Unione Sovietica, il primo stato socialista del mondo, il 30 dicembre 1922, sotto la guida di Lenin. L'Unione Sovietica succedette all'Impero Russo, ma la sua estensione fu inferiore a causa dell'indipendenza di Polonia, Finlandia e degli stati baltici: Estonia, Lettonia e Lituania. Lenin mise in atto una politica per la quale a queste cinque ex-Gubernija dell'Impero russo(province dell'Impero Russo), i cosiddetti Governatorati baltici, venne garantita l'indipendenza, mentre a molte altre entità venne concessa un'ampia autonomia.

Già nel 1924 il Regno d'Italia, per volontà di Benito Mussolini, riconobbe ufficialmente l'Unione Sovietica.

Dopo la morte di Lenin, nel 1924, ci fu una lotta per la conquista del potere all'interno della leadership del partito tra chi sosteneva che per sopravvivere la rivoluzione avrebbe dovuto estendersi ai paesi a capitalismo avanzato (soprattutto la Germania), consentendo così l'intervento armato della classe operaia di quei paesi al fianco di quella russa per schiacciare i contadini, concepiti come intrinsecamente controrivoluzionari (Trotsky)[2]; e chi teorizzava la necessità, scaturita dal fallimento dei moti del 1919 in Germania e Ungheria, (ma dai primi ritenuta incoerente con il principio marxista dell'internazionalismo) del "socialismo in un solo paese". Il segretario del Partito Iosif Vissarionovič Džugašvili, detto Stalin, fautore del "socialismo in un solo paese", emerse come nuovo capo contrapponendosi a Lev Trockij. Al fianco di Stalin e contro Trockij si schierò tutta la vecchia guardia bolscevica, con in testa Nikolaj Ivanovič Bucharin e, in un primo momento, Grigorij Evseevič Zinov'ev, in seguito entrambi processati e fucilati come elementi controrivoluzionari. La compattezza del partito nel respingere le tesi trotzkiste portò a una rapida emarginazione di Trotzky e al suo allontanamento dal partito, culminato nell'esilio iniziato nel 1929.

Stalin avviò un programma di rapida industrializzazione e di riforme agricole, sviluppando rapidamente l'economia socialista, grazie ai successi della pianificazione. Per fare ciò ampliò la portata della polizia segreta di stato (prima NKVD, poi GPU, e infine KGB), e fece sì che, durante il suo governo, un numero imprecisato di persone che non appoggiavano la sua politica, da alcuni autori stimato in alcune centinaia di migliaia di deportati[3], da altri in decine di milioni[4] o addirittura fino a centodieci milioni di morti[5], venissero condannate alla pena capitale o incarcerate nei Gulag. Particolarmente famoso è il periodo 1936-1939, conosciuto come periodo delle Grandi purghe.

Tra il 1936 e il 1939 l'Unione Sovietica fu l'unico paese a fornire aiuto alla Repubblica spagnola aggredita dai fascisti del generale Francisco Franco con l'appoggio di Hitler e Mussolini, in contrasto con il silenzio complice delle democrazie liberali occidentali. Falliti i tentativi di costruire patti di mutua difesa antifascisti, nel contesto della complicità occidentale con la politica espansionista di Hitler ad est, nel 1939 l'URSS firmò un patto di non aggressione (Molotov-Ribbentrop) con la Germania nazista, in seguito al quale annesse le repubbliche baltiche di Estonia, Lettonia, Lituania e, transitoriamente e a scopo difensivo, alcuni territori di Finlandia, Polonia, Romania, e Mongolia. Per questi atti fu espulsa dalla Società delle Nazioni.

Aggredita dalle truppe hitleriane con l'Operazione Barbarossa, iniziata il 22 giugno 1941, l'URSS vide la porzione occidentale del territorio rapidamente occupata dal nemico, che vi commise eccidi e devastazioni. Grazie anche al trasferimento a oriente delle industrie belliche, reso possibile dal periodo di pace guadagnato con il patto di non aggressione, ed ai massicci aiuti in armi ed altro equipaggiamento ricevuti da Stati Uniti e Gran Bretagna,[6] l'Unione Sovietica riuscì a bloccare l'invasione e, a partire dalla vittoriosa battaglia di Stalingrado, a respingere le truppe dell'Asse. L'avanzata dell'Armata Rossa si concluse a Berlino nel maggio 1945.

La vittoria riportata sulle truppe della Germania nazista, dell'Italia fascista e dei loro alleati ebbe però un elevatissimo costo in vite umane e distruzioni materiali: 25.568.000 di vittime , di cui 8.668.000 soldati e 16.900.000 civili e la distruzione di 1.700 città, 70.000 villaggi e 32.000 imprese industriali.[senza fonte]

Sotto Stalin, l'Unione Sovietica uscì dalla seconda guerra mondiale (conosciuta in Unione Sovietica come la grande guerra patriottica) come una delle principali potenze mondiali, con un territorio che inglobava gli Stati baltici e una porzione significativa della Polonia ante-guerra, unitamente a una sostanziale sfera d'influenza nell'Europa orientale (vedi Impero Sovietico). Il confronto politico tra l'Unione Sovietica e gli Stati Uniti persistette per molti anni e viene denominato con il termine di guerra fredda.

Da Chruščёv a Brežnev[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Storia dell'Unione Sovietica (1953-1985).

Dopo la morte di Stalin si scatenò una nuova lotta per il potere, dalla quale Nikita Chruščёv uscì vincitore.

Sotto la sua guida, l'Unione Sovietica fu protagonista dell'appoggio al processo di liberazione delle nazioni africane e asiatiche dalla dominazione coloniale europea e americana, intervenendo ad esempio, nel 1956, a difesa dell'Egitto di Nasser, minacciato di aggressione militare da parte di Francia e Regno Unito per la sua decisione di nazionalizzare la Compagnia del Canale di Suez.

Uno dei momenti peggiori nelle relazioni USA-URSS fu la crisi dei missili di Cuba, quando Chruščёv iniziò a installare missili nucleari a medio raggio in difesa dell'isola di Cuba, che aveva proclamato il carattere socialista della rivoluzione vittoriosa nel 1959 ed era stata attaccata nell'aprile 1961, con lo sbarco nella Baia dei porci delle forze contro-rivoluzionarie provenienti dal territorio USA su mandato dell'amministrazione americana. L'elevata tensione raggiunta tra le due potenze, che per giorni tenne il mondo sull'orlo della guerra atomica, si risolse in un accordo comprendente lo smantellamento delle postazioni missilistiche sovietiche in territorio cubano. Come contropartita, l'URSS ottenne l'impegno americano a non aggredire mai la Repubblica di Cuba e lo smantellamento dei missili USA dispiegati da anni in Turchia. La parte dell'accordo concernente i missili USA non venne all'epoca resa nota al pubblico.

Chruščёv, che per tutto il suo periodo al potere oscillò tra i poli opposti di una radicale destalinizzazione (conosciuta come distensione) e di una difesa del vecchio ordine (come nel caso dell'invasione dell'Ungheria nel 1956), fu rimosso nel 1964 da un blitz interno al partito, guidato da Leonid Brežnev, che prese il potere e governò fino alla morte nel 1982. Questo evento inaugurò quella che sarebbe stata conosciuta negli anni seguenti come "epoca della stagnazione".

Perestrojka e Glasnost'[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Storia dell'Unione Sovietica (1985-1991), Perestrojka e Glasnost'.

Dopo la prematura scomparsa di Jurij Vladimirovič Andropov e il breve interregno di Konstantin Ustinovič Černenko - esponente della vecchia guardia del Partito ed ex braccio destro di Breznev - il nuovo presidente Michail Gorbačëv, negli anni ottanta, riformò drasticamente il sistema politico sovietico con il suo programma detto glasnost. Il complesso delle sue riforme politiche ed economiche, conosciuto con il nome di perestrojka (ristrutturazione), portò a forti alterazioni in direzione dell'autogestione della pianificazione centralizzata, con la conseguenza del rapido collasso dell'economia, di pesanti disfunzioni nelle filiere produttive. In politica estera, la nuova direzione sovietica negoziò con gli Stati Uniti una riduzione degli armamenti, in un'ottica di riavvicinamento che avrebbe di lì a poco significato la fine del socialismo reale. L'amministrazione Gorbačëv, con la cosiddetta "dottrina Sinatra" si propose di instaurare un nuovo atteggiamento di "non ingerenza" verso gli altri paesi socialisti dell'Est Europa. Di fatto questa situazione permise una quasi immediata transizione politica che, tra la fine del 1989 e la prima metà del 1990, avrebbe portato al disfacimento del blocco orientale e alla transizione degli stati che ne avevano fatto parte all'economia di mercato. I Paesi baltici (Estonia, Lettonia e Lituania), invasi da Stalin prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale, ed annessi con la forza nel dopo guerra all'Unione Sovietica, videro prevalere al loro interno un forte senso di nazionalismo, che li avrebbe portati a richiedere ed ottenere l'indipendenza, prima ancora che la stessa Unione Sovietica si sfaldasse su se stessa. La Germania Est, dopo la caduta del Muro di Berlino, si staccò dall'influenza sovietica e, sulla spinta della direzione gorbacioviana che aveva sostituito, con i buoni uffici di Mosca, Erich Honecker e la vecchia direzione della SED, nel 1990 venne annessa alla Repubblica Federale.

Il 28 giugno 1991 viene dichiarato sciolto il Comecon ed il 1º luglio il Patto di Varsavia; questi due eventi sanciscono quantomeno simbolicamente la fine dell'influenza della Russia sovietica nell'Europa orientale, e preludono agli eventi del mese successivo.

Dissoluzione dell'Unione Sovietica[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Putsch di Mosca e Dissoluzione dell'Unione Sovietica.
L'ultimo presidente sovietico Michail Gorbačëv

Nell'agosto 1991 (fra il 19 e il 21), l'Unione Sovietica si dissolse dopo un fallito colpo di Stato, tentato da alcuni elementi dei vertici militari e dello Stato (Janaev, Jazov e altri), che osteggiavano la direzione verso cui Gorbačëv stava guidando la nazione e il nuovo patto federativo delle repubbliche sovietiche che doveva essere siglato dopo poche settimane. Settori politici liberisti e filo-occidentali guidati da Boris Eltsin usarono il colpo di Stato come pretesto per mettere in un angolo Gorbačëv, bandendo il Partito Comunista e spezzando l'Unione. L'8 dicembre 1991 i presidenti di Russia, Ucraina e Bielorussia firmarono a Belaveža il trattato che sanciva la dissoluzione dello Stato sovietico.

In seguito l'Unione Sovietica venne sciolta formalmente dal Soviet Supremo, il 26 dicembre 1991. Il giorno prima Gorbačëv aveva rassegnato le proprie dimissioni da presidente dell'URSS.

L'11 marzo 1990 la Lituania aveva dichiarato la propria indipendenza. La seguirono, nel corso del 1991, prima le repubbliche baltiche e poi le altre repubbliche:

L'eredità politica e militare dell'Unione Sovietica fu raccolta dalla Russia, tanto da subentrarle già nel 1991 nelle Nazioni Unite e nel suo Consiglio di sicurezza come membro permanente.

Politica[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la rivoluzione il Partito Comunista dell'Unione Sovietica (PCUS) mise fuori legge tutti gli altri partiti politici. Il governo della nazione doveva, in teoria, essere portato avanti da soviet locali e regionali eletti democraticamente. In pratica, invece, ogni livello di governo era controllato da un corrispondente gruppo del Partito (vedi centralismo democratico). Il più alto organo legislativo era il Soviet Supremo. Il più alto organo esecutivo era il Politburo.

Il capo del Partito Comunista era il Segretario generale del PCUS (dal 1953 al 1966 il capo fu il Primo Segretario, il quale a partire da Stalin divenne l'effettivo capo dell'Unione Sovietica nonostante l'esistenza del Presidente del Consiglio dei commissari del popolo (poi Presidente del Consiglio dei ministri), carica che poteva talvolta ricoprire così come quella di Presidente dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.

Personalità politiche a capo dell'Unione Sovietica[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Presidenti dell'Unione Sovietica.

Presidenti del Consiglio dei Commissari del Popolo (Capi del Governo)[modifica | modifica wikitesto]

  1. Lenin (10 novembre 1917-21 gennaio 1924)
  2. Aleksej Rykov (1924-1930)
  3. Vjačeslav Molotov (1930-6 maggio 1941)
  4. Stalin (1941-1946)

Segretari generali del PCUS (capi effettivi dell'Unione Sovietica)[modifica | modifica wikitesto]

  1. Stalin (aprile 1922-1953)
  2. Georgij Malenkov (marzo 1953)
  3. Nikita Chruščëv (1953-1964)
  4. Leonid Brežnev (1964-1982)
  5. Jurij Andropov (1982-1984)
  6. Konstantin Černenko (1984-1985)
  7. Mikhail Gorbačëv (1985-1991)

Presidenti del Presidium (carica che comporta anche le funzioni di Capo dello Stato)[modifica | modifica wikitesto]

La carica fu ridenominata Presidente del Presidium del Soviet Supremo dell'URSS tra 1989 e 1991, infine Presidente dell'URSS):

  1. Mikhail Kalinin (1938-18 marzo 1946)
  2. Nikolaj Svernik (1946-6 marzo 1953)
  3. Kliment Vorošilov (1953-1960)
  4. Leonid Brežnev (1960-1964)
  5. Anastas Mikojan (1964-1965)
  6. Nikolaj Podgornyj (1965-1977)
  7. Leonid Brežnev (1977-1982)
  8. Vasilij Kuznecov (1982-1983)
  9. Jurij Andropov (1983-9 febbraio 1984)
  10. Vasilij Kuznecov (1984)
  11. Konstantin Černenko (1984-1985)
  12. Andrej Gromyko (1985-1988)
  13. Michail Gorbačëv (1988-1991)

Presidenti del Consiglio dei Ministri (carica già nota come "Presidenti del Consiglio dei Commissari del Popolo")[modifica | modifica wikitesto]

  1. Stalin (1946-1953)
  2. Georgij Malenkov (16 marzo 1953-8 febbraio 1955)
  3. Nikolaj Bulganin (1955-1958)
  4. Nikita Chruščëv (1958-1964)
  5. Aleksej Kosygin (1964-1980)
  6. Nikolaj Tikhonov (1980-1985)
  7. Nikolaj Ryzhkov (1985-1991)
  8. Valentin Pavlov (14 gennaio-22 agosto 1991)
  9. Ivan Silaev (6 settembre-26 dicembre 1991)

Repubbliche[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Repubbliche dell'Unione Sovietica.
Mappa delle Repubbliche sovietiche


Nei decenni finali della sua esistenza l'Unione Sovietica era costituita da 15 Repubbliche Socialiste Sovietiche (RSS).
La tabella contiene l'evoluzione delle repubbliche sovietiche, gli stati attuali e l'anno della loro adesione a organismi sovranazionali.

URSS Repubblica dell'URSS Stato attuale CSI CSI NATO NATO Europa EU EURASEC GUUAM OSC
Flag of Russian SFSR (1918-1937).svg
RSS Russa
1922–56 Flag of Russian SFSR.svg
RSS Russa
1956–91 Flag of Russia.svg
Russia
1991 2002 1996
Flag of the Karelo-Finnish SSR.svg
RSS Carelo-Finlandese
1940–56
Flag of Byelorussian SSR.svg
RSS Bielorussa
1922–91 Flag of Belarus.svg
Bielorussia
1991 2002
Flag of Estonian SSR.svg
RSS Estone
1940-41
1944–91
per occupazione
Flag of Estonia.svg
Estonia
2004 2004
Flag of Latvian SSR.svg
RSS Lettone
1940-41
1944–91
per occupazione
Flag of Latvia.svg
Lettonia
2004 2004
Flag of Lithuanian SSR.svg
RSS Lituana
1940-41
1944–91
per occupazione
Flag of Lithuania.svg
Lituania
2004 2004
Flag of Moldavian SSR.svg
RSS Moldava
1940–91 Flag of Moldova.svg
Moldavia
1991 Oss. 1997
Flag of Ukrainian SSR.svg
RSS Ucraina
1922–91 Flag of Ukraine.svg
Ucraina
1991-2014 Oss. 1997
Flag of Transcaucasian SFSR.svg
RSS Transcaucasica
1922–36
Flag of Armenian SSR.svg
RSS Armena
1936–91 Flag of Armenia.svg
Armenia
1991 Oss.
Flag of Azerbaijan SSR.svg
RSS Azera
1936-91 Flag of Azerbaijan.svg
Azerbaijan
1991 1997
Flag of Georgian SSR.svg
RSS Georgiana
1936–91 Flag of Georgia.svg
Georgia
1993-2008 1997
Flag of Kazakh SSR.svg
RSS Kazaka
1936–91 Flag of Kazakhstan.svg
Kazakistan
1991 2002 1996
Flag of Kyrgyz SSR.svg
RSS Kirghiza
1936–91 Flag of Kyrgyzstan.svg
Kirghizistan
1991 2002 1996
Flag of Tajik SSR.svg
RSS Tagica
1929–91 Flag of Tajikistan.svg
Tagikistan
1991 2002 1996
Flag of Turkmen SSR.svg
RSS Turkmena
1925–91 Flag of Turkmenistan.svg
Turkmenistan
1991-2005
Flag of Uzbek SSR.svg
RSS Uzbeca
1925–91 Flag of Uzbekistan.svg
Uzbekistan
1991 1999–05 2001

Geografia[modifica | modifica wikitesto]

L'Unione Sovietica copriva l'area delle 15 nazioni menzionate nella sezione precedente, per una superficie totale di 22 402 200 chilometri quadrati (in totale circa un sesto delle terre emerse del pianeta) e si estendeva su undici fusi orari. I paesi baltici erano stati occupati e annessi forzatamente, nel 1940, più le annessioni della Carelia (precedentemente appartenente alla Finlandia), un quarto della Prussia Orientale (precedentemente appartenente alla Germania), la metà orientale della precedente Polonia (annessa nel 1940 grazie al Patto Molotov-Ribbentrop), la Moldavia Orientale (precedentemente appartenente alla Romania), più l'estrema parte estremamente orientale della Cecoslovacchia (Galazia). Il territorio sovietico si estendeva per 5.571.000 km² in Europa e 16.831.000 km² in Asia.

L'U.R.S.S. era composta da 15 repubbliche. L'Unione Sovietica, con oltre 290 milioni di abitanti a fine anni ottanta, era un mosaico di popoli di oltre cento diverse nazionalità differenti tra loro per origine, storia, cultura, tradizioni, e caratteristiche fisiche. Fra i tanti gruppi etnici, appartenenti all'etnia dei bianchi e dei mongolidi, predominava quello degli slavi, che raggruppava più del 75 per cento della popolazione.

Economia[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Economia dell'Unione Sovietica.
Un rublo sovietico

L'Unione Sovietica fu la prima nazione a basare la sua economia sui principi del socialismo, in cui lo stato possedeva la maggior parte dei mezzi di produzione e l'agricoltura era collettivizzata.

Dai primi articoli della costituzione si ha un'idea precisa di come funzionava il sistema economico in Unione Sovietica:

« ARTICOLO 4 - La base economica dell'U.R.S.S. è costituita dal comunismo allo stadio primario e dalla proprietà socialista degli strumenti e mezzi di produzione, affermatisi in seguito alla liquidazione del sistema capitalista, all'abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione e scambio ed all'eliminazione dello sfruttamento dell'uomo da parte dell'uomo.

ARTICOLO 5 - La proprietà socialista nell'U.R.S.S. ha la forma di proprietà di Stato oppure la forma di proprietà cooperativa.

ARTICOLO 6 - La terra, il sottosuolo, le acque, i boschi, le officine, le fabbriche, le miniere, le cave, i trasporti ferroviari, acquei ed aerei, le banche, i mezzi di comunicazione, le grandi aziende agricole organizzate dallo Stato e così pure le aziende comunali e la parte fondamentale del patrimonio edilizio nelle città e nei centri industriali, sono proprietà dello Stato sovietico.

ARTICOLO 7 - Le aziende sociali dei colcos e delle organizzazioni cooperative, con le loro scorte vive e morte, la produzione fornita dai colcos e dalle organizzazioni cooperative, come pure i loro immobili sociali, sono proprietà socialista, dei colcos e delle organizzazioni cooperative. In conformità con lo statuto dell'artel agricolo, ogni famiglia appartenente a un colcos, oltre al provento fondamentale dell'economia collettiva del colcos, ha in godimento personale un piccolo appezzamento di terreno attinente alla casa, e ha in proprietà personale l'impresa ausiliaria impiantata su tale appezzamento, la casa d'abitazione, bestiame produttivo, animali da cortile e l'attrezzamento agricolo minuto.

ARTICOLO 8 - La terra occupata dai colcos viene loro attribuita in godimento gratuito e per una durata illimitata, cioè in perpetuo.

ARTICOLO 9 - Accanto al sistema socialista dell'economia, che è la forma economica dominante nell'U.R.S.S., è ammessa dalla legge la piccola azienda privata dei contadini non associati e degli artigiani, fondata sul lavoro personale, escludente lo sfruttamento del lavoro altrui.

ARTICOLO 10 - Il diritto di proprietà personale dei cittadini sui proventi del loro lavoro e sui loro risparmi, sulla casa di abitazione e sull'impresa domestica ausiliaria, sugli oggetti dell'economia domestica e di uso quotidiano, sugli oggetti di consumo e di comodo personale, come pure il diritto di eredità della proprietà personale dei cittadini - sono tutelati dalla legge.

ARTICOLO 11 - La vita economica dell'U.R.S.S. viene determinata e diretta da un piano statale dell'economia nazionale, allo scopo di aumentare la ricchezza sociale, di elevare costantemente il livello di vita materiale e culturale dei lavoratori, di consolidare l'indipendenza dell'U.R.S.S. e di rafforzare la sua capacità di difesa. »

(dalla Costituzione dell'URSS)

Demografia[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi demografia dell'Unione Sovietica.
Popolazione dell'URSS (in rosso) e degli stati post-sovietici (in blu) dal 1961 al 2009.

L'Unione Sovietica fu una delle nazioni più diversificate del mondo, dal punto di vista etnico, con oltre 100 distinte etnie nazionali che vivevano all'interno dei suoi confini. La popolazione totale venne stimata a 293 milioni nel 1991. L'Unione Sovietica era talmente estesa che anche dopo che tutte le sue repubbliche ottennero l'indipendenza, la Russia rimase la più grande nazione per superficie, ed è ancora abbastanza differenziata dal punto di vista etnico, comprendendo ad esempio minoranze di Tatari, Udmurti, e molte altre etnie non russe.

Repubblica Popolazione della Repubblica 1979 1989  % pop. urbana 1979 Titolari di nazionalità (1989) Russi (1989)
Unione Sovietica 262.436.000 286.717.000 67 - 51,4
RSS Russa 137.551.000 147.386.000 74 81,3 81,3
RSS Ucraina 49.755.000 51.704.000 68 72,7 22,1
RSS Bielorussa 9.560.000 10.200.000 67 77,9 13,2
RSS Moldava 3.947.000 4.341.000 47 64,5 13,0
RSS Azera 6.028.000 7.029.000 54 82,7 5,6
RSS Georgiana 5.015.000 5.449.000 57 70,1 6,3
RSS Armena 3.031.000 3.283.000 68 93,3 1,6
RSS Uzbeka 15.391.000 19.906.000 42 71,4 8,3
RSS Kazaka 14.685.000 16.538.000 57 39,7 37,8
RSS Tagika 3.801.000 5.112.000 33 62,3 7,6
RSS Kirghiza 3.529.000 4.291.000 38 52,4 21,5
RSS Turkmena 2.759.000 3.534.000 45 72,0 9,5
RSS Lituana 3.398.000 3.690.000 68 79,6 9,4
RSS Lettone 2.521.000 2.681.000 72 52,0 34,0
RSS Estone 1.466.000 1.573.000 72 61,5 30,3

[7]

Religione[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Religione in Unione Sovietica e Repressione della Chiesa ortodossa in Unione Sovietica.

La separazione tra Stato e Chiesa venne decisa nel territorio dell'URSS il 23 gennaio 1918 dai soviet, poco dopo la fine della Rivoluzione russa.[8][9] Lo Stato divenne laico e ufficiosamente ateo, sostenendo l'ateismo di Stato[10], anche se ciò non venne mai sancito esplicitamente nelle Costituzioni, che si limitavano a nominare la religione solo affermando la divisione netta tra Chiesa e Stato e la libertà di culto e coscienza[9]; l'ateismo di stato venne attuato in forma di politica governativa anticlericale e antireligiosa, dal punto di vista pratico e culturale, tramite leggi ordinarie e propaganda.[11][12][13][14][15] La religiosità venne ridotta a semplice scelta privata, secondo l'ideologia di Lenin e del marxismo, da considerare lecita ma da scoraggiare, al di fuori della sfera personale.[16][17] La chiesa ortodossa russa fu costretta a rinunciare a tutti i privilegi, come l'esenzione dalle tasse e dal servizio militare per i sacerdoti e i monaci, e per un certo periodo perseguitata.[13] Con la Costituzione sovietica del 1918, emanata per la Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa e poi estesa alle altre repubbliche federate, venne permesso di svolgere formalmente "propaganda religiosa e non-religiosa"[9], anche se svolgere attiva propaganda di religione o di idee ritenute "superstizioni" in luogo o edificio pubblico (come la propaganda religiosa nelle scuole, l'esposizione di immagini religiose nei luoghi di lavoro, le processioni, ecc.) poteva essere sanzionato con multe, reclusione o lavori forzati fino ad un anno.[11] Però, di contrasto, chi ostacolava lo svolgimento di riti religiosi autorizzati, poteva essere punito con 6 mesi di lavori forzati.[18]

Coloro i quali non svolgevano lavori socialmente utili (non solo ecclesiastici, ma anche ex agenti zaristi, privati, ad eccezione di artigiani e contadini dei kolchoz[19], ecc.) venivano esclusi dal voto e non pagati[19], restrizione poi eliminata nel 1936[20]. Quindi questi ultimi, una volta esaurite le risorse di cui erano dotati, dovettero svolgere un altro lavoro per sostentarsi, secondo il principio "chi non lavora non mangia".[21] Venne introdotto il matrimonio civile e negata validità legale a quello religioso[22], vennero distrutte alcune chiese che occupavano suolo pubblico[23], altre vennero convertite in uffici e musei pubblici[24] e vennero inoltre abolite tutte le feste religiose come ad esempio il Natale o lo Yom Kippur ebraico.[25]

Con Stalin il processo antireligioso dello Stato fu completato. La costituzione sovietica del 1924 non conteneva esplicitamente norme sulla religione, in quanto era stata votata come integrazione per sancire la nascita dell'unione federale delle repubbliche come Unione sovietica[26], mentre per quanto riguarda i diritti e doveri dei cittadini, restò in vigore la relativa parte della costituzione del 1918. Infine, solo in alcune località remote venne concesso di svolgere cerimonie religiose. Secondo fonti ortodosse, nel 1917 erano attive circa 80.000 chiese[27], mentre è stato calcolato che erano circa 20.000 nel 1954 e 10.000 nel 1965.[28] La Costituzione sovietica del 1936 sancì la libertà di culto privato e di praticare la religione, ma autorizzò esplicitamente solo la propaganda antireligiosa, ribadendo nuovamente la netta divisione tra Chiesa e Stato.[29] Restarono valide le normative penali del 1922 contro le "superstizioni religiose" diffuse in pubblico.[11] Nel 1927 venne approvato l'articolo del codice penale che sanciva, tra l'altro, che svolgere propaganda religiosa in tempo di guerra o crisi, se considerato fatto con lo scopo preciso di abbattere il regime comunista o danneggiare direttamente o indirettamente lo Stato, poteva essere punito anche con la pena di morte.[30] Durante la seconda guerra mondiale, nel 1943, Stalin diede una tregua alla campagna antireligiosa e chiese al patriarca Sergio I di Mosca (in seguito a un incontro avvenuto tra i due) di supportare moralmente i soldati al fronte contro i nazisti. Nello stesso periodo Sergio I rientrò a Mosca e morì nel 1944. Stalin concederà poi alla Chiesa ortodossa la possibilità di celebrare funzioni religiose, ma solo all'interno delle chiese autorizzate e nel privato.[31] Con Nikita Khruščёv riprendono le misure più restrittive verso la Chiesa, e si riprende la propaganda attiva dell'ateismo di Stato dopo la tregua iniziata nel 1943 e durata sino al 1954.[32] Soltanto negli anni ottanta, dopo la continuazione della politica antireligiosa dei governi Breznev, Andropov e Cernenko[33], vi fu una nuova tregua nella lotta attiva contro la religione, a partire dall'ascesa al potere di Michail Gorbačëv.[34] La situazione di tolleranza pratica perdurò fino al 1990, quando Gorbačëv permise la libera propaganda religiosa e instaurò la libertà di culto in via ufficiale, al posto dell'ateismo di stato.[35]

Il governo sovietico istituì inoltre l'Istituto per l'ateismo scientifico di Leningrado, che durò fino allo scioglimento dell'URSS, nel 1991.[36]

Legislazione su matrimonio, aborto, eutanasia e omosessualità[modifica | modifica wikitesto]

Nell'Unione Sovietica vennero introdotti il divorzio (1º dicembre 1917)[37] e l'aborto nel 1920 (reso molto più difficile da Stalin nel 1935, poi reintrodotto nel 1955)[38] e negata la validità del matrimonio religioso (dicembre 1917).[22] In relazione alle pene sostanzialmente basse, rispetto ai reati politici, per il reato omicidio volontario, l'omicidio del consenziente effettuato «per compassione» era depenalizzato e non punibile, legalizzando nei fatti l'eutanasia e il suicidio assistito.[39] L'omosessualità era illegale.

Cultura[modifica | modifica wikitesto]

Manifesto del film L'uomo con la macchina da presa (1929)

La cultura in Unione Sovietica fu influenzata in modo significativo dalle varie fasi politiche che il paese attraversò nei circa settant'anni della propria esistenza. Durante il decennio che seguì la Rivoluzione d'Ottobre prevalse un clima di libertà espressiva in campo artistico e culturale e l'esplicito incoraggiamento da parte di Lenin all'accesso alla cultura da parte delle masse operaie e contadine che fino ad allora ne erano state escluse.

Il governo in questi primi anni permise o incoraggiò la nascita di varie correnti artistiche sia sperimentali sia di stampo più tradizionale, all'interno delle quali emersero personaggi di spicco quali Maksim Gorky o Vladimir Mayakovsky. Anche il cinema beneficiò dell'appoggio statale in quanto veniva considerato un mezzo di comunicazione in grado di influenzare profondamente la società, al tempo ancora in larga parte analfabeta. Molti dei capolavori del regista Sergei Eisenstein risalgono a questo periodo.

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Cinema russo.

Più tardi, durante il periodo staliniano, la cultura sovietica fu caratterizzata da una maggiore uniformità imposta dall'alto, ed il classicismo socialista divenne l'elemento stilistico dominante in vari campi artistici ed espressivi. Molti intellettuali dissidenti furono uccisi o incarcerati.[40] Tra i progetti culturali più ambiziosi nati in quei decenni va ricordata la Grande Enciclopedia Sovietica, la cui prima edizione fu completata tra il 1926 e il 1947.

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Grande Enciclopedia Sovietica.

Con l'avvento alla guida del paese di Khrushov nei tardi anni cinquanta la censura fu allentata e progressivamente il conformismo perse terreno lasciando emergere una certa pluralità di correnti artistiche e letterarie e autori che, come ad esempio Yury Trifonov, erano concentrati più sulla vita quotidiana che sull'edificazione del Socialismo. Un fenomeno tipico dell'Unione Sovietica di quegli anni fu lo sviluppo di una letteratura dissidente che si esprimeva tramite riviste clandestine conosciute come samizdat. In campo architettonico nell'era Khrushoviana si passò dal precedente stile sovraccarico di decorazioni alla realizzazione di edifici più sobri e funzionali. Nella seconda metà degli anni ottanta la politica della perestroika e la glasnost portarono infine ad una significativa espansione della libertà di espressione anche sulla stampa e sugli altri mezzi di comunicazione di massa.[41].

Scienza e tecnologia[modifica | modifica wikitesto]

Il primo satellite artificiale sovietico, lo Sputnik 1

L'Unione Sovietica possedeva un ben organizzato sistema educativo. Molti furono gli scienziati formatisi negli istituti universitari statali, e 16 cittadini sovietici furono nel corso degli anni insigniti del Premio Nobel.

Nel 1957 l'Unione Sovietica realizzò e mise in orbita il primo satellite artificiale nella storia dell'umanità: lo Sputnik 1.

Nel 1961 il sovietico Jurij Gagarin fu il primo uomo nello spazio. L'Unione Sovietica vantava anche un moderno esercito, anche se spesso carente di fondi. Le unità antiaeree e corazzate probabilmente erano tecnologicamente superiori a quelle statunitensi nella seconda metà della guerra fredda. Negli anni 80' l'Unione Sovietica mise in orbita la prima vera e propria stazione spaziale a lunga durata: la MIR, che in russo significa sia mondo che pace.

La MIR era stata progettata per durare massimo 5 anni, ma nonostante i carenti fondi e le mille difficoltà la MIR rimase in orbita per ben 15 anni. Gli ICBM sovietici (come quelli russi oggi) erano i più potenti e potevano coprire distanze maggiori di qualsiasi altro missile.

Nel campo delle tecnologie edilizie e dell'ingegneria civile il paese ebbe per alcuni decenni un ruolo di primo piano; ed esempio l'edificio principale dell'Università statale di Mosca, inaugurato nel 1953, fu per molto tempo il grattacielo più alto al di fuori dell'area di New York[42] e mantenne il primato di edificio più alto d'Europa fino al 1991, anno in cui fu completata la Messeturm di Francoforte.

L'Unione Sovietica fu a lungo all'avanguardia anche nello sfruttamento civile dell'energia nucleare e varò nel 1957 la prima nave di superficie a propulsione atomica, il rompighiaccio Lenin. Come in altri campi della scienza e della tecnologia anche in quello nucleare il declino economico dell'URSS provocò ritardi e malfunzionamenti che culminarono, almeno a livello mediatico, nel disastro di Černobyl' del 1986.

Festività[modifica | modifica wikitesto]

Data Nome italiano Nome locale Note
1º gennaio Capodanno Новый Год  
23 febbraio Giorno dell'esercito sovietico День Советской Армии и Военно-Морского Флота Rivoluzione di febbraio 1917,

costituzione dell'Armata Rossa, 1918

8 marzo Giornata Internazionale della Donna Международный Женский День  
12 aprile Giorno del primo volo nello spazio День Космонавтики Il giorno in cui Jurij Gagarin fece il primo volo nello spazio.
1º maggio Festa del lavoro Первое Мая - День Солидарности Трудящихся  
9 maggio Giorno della vittoria День Победы Capitolazione della Germania Nazista, 1945
7 ottobre Giorno della Costituzione dell'URSS День Конституции СССР Proclamazione della nuova Costituzione sovietica nel 1977
7 novembre - 8 novembre Grande Rivoluzione Socialista di ottobre Седьмое Ноября La Rivoluzione d'Ottobre 1917; viene attualmente chiamata День Примирения (Giorno della Riconciliazione)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Successore legale dell'Unione Sovietica.
  2. ^ N. Bucharin, Sulla teoria della rivoluzione permanente, in AA.VV. La "rivoluzione permanente" e il socialismo in un paese solo Editori Riuniti, Roma 1970
  3. ^ J. Ellenstein, Histoire de l'URSS, Parigi, Editions Sociales 1973, t. II, p. 170 e segg. e 224 e segg.
  4. ^ A. Glucksmann, La cuoca e il mangia-uomini: sui rapporti tra Stato, marxismo e campi di concentramento, Milano, L'erba voglio 1977
  5. ^ M. Voslensky, La nomenklatura. La classe dominante in Unione Sovietica, Longanesi, Milano 1980
  6. ^ (EN) Winston Churchill, The second World War, London, Cassel & Company Ltd, 1964: vol. 6 (War comes to America), pp. 84-89; ibidem, vol. 8 (Victory in Africa), pp. 312-313; ibidem, vol. 12 (Triumph and Tragedy), pp. 191-192
  7. ^ Richard Sakwa, Soviet Politics in Perspective, London, Routledge, 1998, pp. 242–250, ISBN 0-415-07153-4.
  8. ^ URSS: dibattito nella comunità cristiana: Quattordici documenti dei cristiani sovietici: «È noto che il 23 gennaio 1918 venne promulgato il decreto del Governo Sovietico (...) che riconosce il fatto dell'esistenza autonoma della Chiesa ortodossa nel nostro paese.»
  9. ^ a b c art. 13, Costituzione sovietica del 1918
  10. ^ David Kowalewski, Protest for Religious Rights in the USSR: Characteristics and Consequences. URL consultato il 24 febbraio 2014.
  11. ^ a b c art. 119-124, Codice penale russo del 1922, riportato qui
  12. ^ Anti-religious Campaigns, loc.gov. URL consultato il 3 maggio 2014.
  13. ^ a b The Russian Orthodox Church - Library of Congress. URL consultato il 24 febbraio 2014.
  14. ^ Sabrina Petra Ramet, (Ed) (1993). Religious Policy in the Soviet Union. Cambridge University Press. p. 4.
  15. ^ John Anderson (1994). Religion, State and Politics in the Soviet Union and Successor States. Cambridge, England: Cambridge University Press. p. 3. ISBN 0-521-46784-5.
  16. ^ Vladimir Lenin, L'atteggiamento del partito operaio verso la religione, pubblicato su Proletari [Il proletario], n. 45, 26 (13) maggio 1909, riportato in: Lenin, Opere complete, IV ediz., vol. 15, pp. 371-381; testo dell'articolo consultabile qui
  17. ^ «La religione dev’essere dichiarata un affare privato», in AA. VV., La religione nell'URSS, Feltrinelli, prima edizione, a cura di Alessandro Bausani, prefazione di Ernesto de Martino, introduzione di A. Usakowski, nota del traduttore. pp. XXII-418, Milano; Nota introduttiva
  18. ^ articolo 125 C.P.
  19. ^ a b art. 64, Cost. 1918
  20. ^ art. 135, Costituzione sovietica del 1936
  21. ^ art. 18 Cost. 1918, ribadito nell'art. 12 del 1936
  22. ^ a b Decreti del 18 (31) dicembre 1917 e del 23 gennaio 1918: «Viene riconosciuto soltanto il matrimonio contratto presso gli organi dello stato civile. Il rito religioso del matrimonio, come pure gli altri atti religiosi, non hanno valore giuridico.» citato in: Giovanni Codevilla, Dalla rivoluzione bolscevica alla Federazione Russa: traduzione e commento dei primi atti normativi e dei testi costituzionali, ed. Franco Angeli, 1996, pag. 262
  23. ^ La cattedrale di Cristo Salvatore
  24. ^ Paweł Malecha, Edifici di culto nella legislazione canonica: studio sulle chiese-edifici, 2002, pag. 61
  25. ^ Marco Messeri, I crimini del comunismo. URL consultato il 24 febbraio 2014.
  26. ^ cfr. il testo della Costituzione
  27. ^ Storia della chiesa ortodossa russa. URL consultato il 24 febbraio 2014.
  28. ^ Bohdan Nahaylo & Victor Swoboda (1990). Soviet Disunion: A History of the Nationalities Problem in the USSR. London: Hamish Hamilton. p. 144. ISBN 0-02-922401-2.
  29. ^ «Allo scopo di assicurare ai cittadini la libertà di coscienza, la Chiesa nell'URSS è separata dallo Stato e la scuola dalla Chiesa. La libertà di praticare culti religiosi e la libertà di propaganda antireligiosa sono riconosciute a tutti i cittadini.» (art. 124, Cost. 1936); articolo che riprende comunque, sostanzialmente, quello della Cost. del 1918
  30. ^ Articolo 58 del Codice penale della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa
  31. ^ Stalin e la Chiesa ortodossa durante la seconda guerra mondiale. URL consultato il 24 febbraio 2014.
  32. ^ Ma Alessio II denuncia la Chiesa di Roma in la Repubblica, 17 aprile 2003. URL consultato il 24 febbraio 2014.
  33. ^ Gli ortodossi che sfidarono Stalin e l'URSS in la Repubblica, 20 settembre 1999. URL consultato il 24 febbraio 2014.
  34. ^ Gorbaciov si allea con la Chiesa in la Repubblica, 30 aprile 1988. URL consultato il 24 febbraio 2014.
  35. ^ Con Gorbaciov un'era di libertà per i fedeli russi in la Repubblica, 27 aprile 1988. URL consultato il 24 febbraio 2014.
  36. ^ James Thrower, Marxist-Leninist "scientific Atheism" and the Study of Religion and Atheism in the USSR
  37. ^ Il divorzio in URSS, storicamente.org. URL consultato il 3 maggio 2014.
  38. ^ "Aborto, piaga russa", in URSS crolla un tabù in la Repubblica, 26 settembre 1987. URL consultato il 24 febbraio 2014.
  39. ^ art. 143, C. P.
  40. ^ Donald Rayfield, Stalin and His Hangmen: An Authoritative Portrait of a Tyrant and Those Who Served Him, Viking Press, 2004, pp. 317-320, ISBN 978-0-375-75771-6.
  41. ^ "Gorbachev, Mikhail." Encyclopædia Britannica. 2007. Encyclopædia Britannica Online, [1]
  42. ^ Moscow State University, scheda su www.emporis.com (consultato il 16 luglio 2012)

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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