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Impero giapponese (1868-1947) |
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Impero giapponese (1868-1947)from the Wikipedia | Read original article |
Impero Giapponese | |||
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Dati amministrativi | |||
Nome completo | 大日本帝國 Dai Nippon Teikoku (Grande Impero Giapponese) |
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Lingue ufficiali | Giapponese | ||
Lingue parlate | Giapponese, Coreano | ||
Inno | Kimigayo | ||
Capitale | Tokyo | ||
Politica | |||
Forma di governo | Monarchia assoluta senza Costituzione (fino al 1889) con Costituzione (dal 1889) |
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Imperatore del Giappone | Meiji Taisho Showa |
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Nascita | 1868 con Meiji | ||
Causa | Restaurazione Meiji | ||
Fine | 1945 con Showa | ||
Causa | Seconda guerra mondiale | ||
Territorio e popolazione | |||
Bacino geografico | Oceano pacifico e Asia orientale | ||
Territorio originale | Arcipelago giapponese | ||
Massima estensione | 7.400.000 km² nel 1942-1944 | ||
Economia | |||
Valuta | Yen giapponese Yen coreano Yen taiwanese Yen militare giapponese |
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Religione e società | |||
Religione di Stato | Shintoismo | ||
Evoluzione storica | |||
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Con Impero giapponese (大日本帝国 Dai Nippon Teikoku?, letteralmente Impero del Grande Giappone), chiamato anche Impero nipponico, ci si riferisce comunemente al periodo della storia del Giappone che ha inizio con la Restaurazione Meiji e termina con la fine della seconda guerra mondiale (comprendente quindi il Periodo Meiji, il Periodo Taishō e il Periodo Shōwa). Politicamente, si riferisce al periodo che inizia con l'istituzione delle prefetture in sostituzione dei domini feudali (廃藩置県 Haihanchiken?) dal 14 luglio 1871, continuato con l'espansione del Giappone nel Pacifico e nell'Oceano indiano, fino alla resa formale il 2 settembre 1945, quando venne firmata la resa del Giappone. Costituzionalmente, in definitiva, si riferisce al periodo compreso tra il 29 novembre 1890 e il 3 maggio 1947.
Il paese era stato denominato Impero del Giappone sin dai domini feudali anti-shogun, le province di Satsuma e Chōshū, che formarono il nucleo del nuovo governo durante la Restaurazione Meiji con l'intenzione di formare un impero. Tuttavia solamente a partire dal 1889, con la Costituzione dell'Impero del Giappone, il titolo Impero del Giappone venne ufficialmente utilizzato per la prima volta, e soltanto nel 1936 tale denominazione venne legalizzata per denominare il Paese. Fino ad allora, le denominazioni Nippon (Giappone), Dai Nippon (Grande Giappone), Dai Nippon-koku (Grande Stato del Giappone) e Nippon Teikoku (Impero del Giappone) venivano tutte utilizzate.
Nel 1946, durante l'occupazione americana del Giappone, iniziò la ristrutturazione del sistema di governo del Giappone, che iniziò proprio con la modifica della denominazione ufficiale del paese in Stato del Giappone (日本国 Nippon-koku?), e fu seguita l'anno dopo dalla stesura della nuova Costituzione del Giappone; nonostante questa consideri ancora il Giappone di fatto un Impero avendo come Capo dello Stato l'Imperatore.
Per approfondire, vedi Impero giapponese alla fine del XIX secolo. |
L'Impero giapponese alla fine del XIX secolo viveva l'inizio di un periodo di grande sviluppo economico. Mentre gli Stati Uniti diventavano il più potente paese industriale del mondo, il Giappone fu investito da un'ondata di modernizzazione ad opera di una oligarchia decisa a mettere il paese su un piede di parità con l'Occidente. Una grave frattura nelle file dell'oligarchia fu determinata dall'atteggiamento da assumere verso la Corea, il cui governo respinse nel 1872 l'offerta di stabilire relazioni con il Giappone.
L'ala più tradizionalista chiedeva la guerra immediata mentre l'altra, più riformista, intendeva proseguire nell'ammodernamento del Giappone prima di iniziare un processo di espansione: quest'ultima riuscì ad imporre la propria linea politica. Le ingenti spese sostenute nel decennio di inizio della modernizzazione avevano messo in crisi la finanza pubblica e determinato inflazione ed aumento dei prezzi.
Per approfondire, vedi Storia dell'imperialismo in Asia. |
Il Giappone sconfisse la Russia nella guerra russo-giapponese del 1905 e partecipò alla prima guerra mondiale dalla parte dell'Intesa, limitandosi ad occupare i possedimenti tedeschi nell'Oceano Pacifico, vedendosi così ampliare la propria sfera di influenza sia sulla terraferma sia sull'oceano. Il Giappone ricevette così, dalla dissoluzione dell'impero coloniale tedesco imposta dalla conferenza di pace di Versailles, la concessione di Kiao-Ciao in Cina, e nel Pacifico le isole Palau, Caroline, Marianne e Marshall. Con la Grande depressione, in Giappone, come in molte altre nazioni, venne adottata una politica incentrata sul conseguimento del benessere della Nazione; era comunque una forma politica unica (strettamente correlata alle forme del Fascismo giapponese), che univa altresì alcuni aspetti paralleli alle forme di fascismo europei.
Diversamente dai regimi di Adolf Hitler e Benito Mussolini, il Giappone ebbe due obiettivi economici da perseguire nello sviluppo del proprio impero. In primo luogo, come con le relative controparti europee, un'industria militare interna strettamente controllata dallo Stato contribuì a risollevare la situazione dell'economia dalla depressione. Inoltre, la mancanza di risorse naturali sulle isole che formano il Giappone, per mantenere un settore industriale forte con uno sviluppo accelerato, materie prime come il ferro, il petrolio e il carbone che dovevano in gran parte essere importati dall'estero, in particolare dagli Stati Uniti. Tutto ciò contribuì allo sviluppo di una stretta sinergia tra mondo militare e mondo industriale, teso da un lato allo sviluppo industriale, dall'altro all'acquisizione di colonie per competere con le potenze europee: Formosa (nel 1895) e la Corea (nel 1910) furono i primi territori occupati, prevalentemente per sfruttare gli insediamenti agricoli.
Il ferro e il carbone della Manciuria, la gomma in Indocina e le vaste risorse della Cina rappresentarono i successivi obiettivi dell'industria (e conseguentemente militari) del Giappone. La Manciuria venne invasa e occupata, con relativa facilità, nel 1931. Il Giappone giustificò tale occupazione con la liberazione dei Manciù dal controllo cinese, creando un governo fantoccio, il Manchukuo, e mettendovi a capo l'ex-imperatore della Cina, Aisin Gioro Pu Yi, di origini Manciù. Il Jehol, un territorio cinese al confine con la Manciuria, venne occupato nel 1933. Nel 1936, prima dell'invasione della Cina, il Giappone firmò il Patto anti-Comintern, rinnovandolo nel 1940, e divenne presto uno dei membri più influenti delle Potenze dell'Asse.
Per approfondire, vedi Seconda guerra sino-giapponese e Guerra del Pacifico (seconda guerra mondiale). |
Lo scontro totale tra Cina e Giappone iniziò nel 1937, con l'incidente del ponte di Marco Polo, generando una guerra a tre, fra il Giappone, i comunisti di Mao Zedong e i nazionalisti di Jiang Jieshi . Il Giappone conquistò principalmente le regioni costiere cinesi, mentre l'entroterra rimase in massima parte in mano ai soldati del Kuomintang. Dopo il 1938 la guerra arrivò ad un punto di stallo: i Giapponesi non riuscirono mai a raggiungere la capitale nemica, Chongqing, né i Cinesi riuscirono a contrattaccare e a riprendersi le coste. Frattanto, il 7 dicembre 1941, l'aeronautica nipponica attaccò la flotta americana ancorata a Pearl Harbor, provocando l'entrata degli Stati Uniti nella seconda guerra mondiale. Tale evento consentì per alcuni mesi il dominio pressoché totale del Giappone sull'Oceano Pacifico e nell'Estremo Oriente, ma la situazione si rovesciò quando gli statunitensi, recuperato lo svantaggio, sconfissero la flotta giapponese nella Battaglia di Midway e dei Coralli, iniziando una lenta ma inarrestabile conquista dei possedimenti giapponesi. In Cina, l'Operazione Ichigo del 1944 fu la prima decisiva vittoria giapponese dopo anni di stasi, ma venne vanificata dalla sconfitta contro gli Stati Uniti un anno dopo, nel settembre 1945, che impose al Giappone di ritirarsi completamente dalla Cina, dalla Corea e dall'isola di Taiwan, come da ogni altro possedimento esterno all'arcipelago giapponese.
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