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  Impero britannico (1497 - 1949)
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Raj Britannico (1858-1947)


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Impero anglo-indiano - Raj Britannico
Impero anglo-indiano - Raj Britannico – Bandiera Impero anglo-indiano - Raj Britannico - Stemma
(dettagli) (dettagli)
Motto: Dieu et mon droit
(Dio e il mio diritto)
Impero anglo-indiano - Raj Britannico - Localizzazione
Dati amministrativi
Nome ufficiale Indian Empire, British Indian Empire, British Raj
Lingue ufficiali inglese, Hindi, Tamil, Urdu, Pashtu
Lingue parlate Inglese
Inno God Save the Queen (1858 - 1901) God Save the King (1901 - 1947)
Capitale Calcutta (1858 - 1912)
Altre capitali Nuova Delhi (1912 - 1947)
Dipendente da Regno Unito Regno Unito
Politica
Forma di Stato Monarchia parlamentare come Colonia britannica
Forma di governo
Imperatori dell'India Imperatore/Imperatrice dell'India
Nascita 2 agosto 1858 con Vittoria del Regno Unito
Causa Government of India Act 1858
Fine 15 agosto 1947 con Giorgio VI del Regno Unito
Causa indipendenza di India e Pakistan
Territorio e popolazione
Bacino geografico subcontinente indiano
Territorio originale Penisola Indiana
Massima estensione 5.171.061 km² nel 1909-1947
Popolazione 228.003.116 ab. nel 1911
Economia
Valuta Rupia indiana
Risorse carbone, ferro, calcare, argilla
Produzioni tessuti, ceramiche
Commerci con Impero britannico
Esportazioni cotone, , sale, frutti tropicali, spezie, zucchero
Religione e società
Religioni preminenti induismo, islamismo
Religioni minoritarie buddismo, anglicanesimo, cattolicesimo, sikhismo, zoroastrismo
Impero anglo-indiano - Raj Britannico - Mappa
Evoluzione storica
Preceduto da Flag of the Mughal Empire.svg Impero Moghul
Flag of the British East India Company (1801).svg Company Raj
Succeduto da British Burma 1937 flag.png Birmania britannica
India Dominion dell'India
Pakistan Dominion del Pakistan

Con il termine di Impero anglo-indiano o Impero indiano (British Raj in inglese) si indica l'insieme di domini diretti e protettorati che il Regno d'Inghilterra e il Regno di Gran Bretagna prima, il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda poi accumularono e organizzarono nel subcontinente indiano, nel corso di tre secoli (dal XVII secolo al XX secolo); con l'indipendenza concessa nel 1947 (grazie alle campagne non violente di Gandhi) sui territori del cosiddetto Raj Britannico sorsero gli attuali stati di India, Pakistan (a sua volta diviso dopo l'indipendenza del Bangladesh nel 1971) e Birmania. Grazie a questi domini, dal tempo della regina Vittoria nel 1858, fino a Giorgio VI nel 1947, i sovrani britannici poterono fregiarsi del titolo di "imperatori d'India". Durante le due guerre mondiali il Raj fornì moltissime truppe che combatterono soprattutto in Medio Oriente e Nordafrica.

Geografia[modifica | modifica wikitesto]

L'Impero anglo-indiano si estendeva su tutte le regioni macrogeografiche dell'attuale India, Pakistan, Bangladesh, Sri Lanka e Birmania. Inoltre, nelle diverse epoche, esso arrivò ad includere anche la Colonia di Aden (1858 - 1937), il Somaliland (1884 - 1898) e Singapore (1858 - 1867). La Birmania venne separata amministrativamente dall'Impero dal 1937 sino alla dichiarazione d'indipendenza del 1948. Gli Stati della Tregua del golfo Persico erano teoricamente stati principeschi dell'India britannica sino al 1946 e utilizzavano la rupia come unità monetaria. Dal 1876 l'estensione dell'Impero superava i 5 milioni di Km², il più vasto possedimento coloniale europeo in Asia.

Il Ceylon (oggi Sri Lanka) venne ceduto agli inglesi nel 1802 sulla base del trattato di Amiens. Il Ceylon fu sempre una colonia della corona e non entrò mai a far parte dell'India britannica. I regni di Nepal e Bhutan vennero riconosciuti come stati indipendenti.[1][2] Il Regno del Sikkim venne fondato nel 1861 tra gli inglesi e gli abitanti locali, anche se i termini di sovranità vennero lasciati in ambiguità.[3] Le Maldive furono protettorato britannico dal 1887 al 1965, ma anch'esse non furono parte dell'India britannica.

Inno nazionale e bandiera[modifica | modifica wikitesto]

Come tutte le altre colonie britanniche anche l'Impero indiano adottò come bandiera nazionale l'Union Jack britannica, essa campeggiava su tutti i palazzi istituzionali, le corti di giustizia, i municipi, i forti e i presidi militari e su ogni sede di amministrazione civile o militare. Come colonia, l'Impero indiano possedeva però anche una sua bandiera sul modello Red Ensign su sfondo rosso con la "Stella dell'India" al battente ma essa fu poco utilizzata favorendo invece il vessillo dei viceré. L'inno nazionale fu il God Save the King o God Save the Queen già dai tempi del controllo della Compagnia delle Indie orientali ufficializzato nel 1858 dopo il passaggio dell'amministrazione alla Corona. Dal 1858 al 1901 God Save the Queen in quanto l'imperatrice dell'India fu la regina Vittoria mentre dal 1901 al 1947 fu il God Save the King in quanto i sovrani furono Edoardo VII, Giorgio V e Giorgio VI. Il 15 agosto 1947 giorno dell'indipendenza indiana l'Union Jack venne calata definitivamente accompagnata dal God Save the King, fu l'ultima volta in cui la bandiera britannica e l'inno britannico rappresentavano l'India che perdette da quel giorno l'appellativo di "britannica". Il God Save the King tuttavia rimase "inno reale" per l'India dal 1947 al 1950 per il Pakistan dal 1947 al 1956 anno in cui divennero rispettivamente (1950) l'India e (1956) il Pakistan delle repubbliche indipendenti. L'Union Jack invece cessò di avere valenza "nazionale" dal 1947 venendo sostituita dalle bandiere di India e Pakistan.

India britannica e stati principeschi[modifica | modifica wikitesto]

L'Impero indiano nel 1893

L'Impero indiano britannico era suddiviso in due parti distinte: India britannica e Stati principeschi o Stati nativi. Nell'Interpretation Act del 1889, il parlamento inglese adottò le seguenti definizioni per le due sezioni:

L'espressione "India britannica" indicherà tutti quei territori o luoghi in cui vige la sovranità di sua maestà e che sono quindi governati attraverso il governatore generale dell'India o un suo subordinato. L'espressione "India" indicherà l'India britannica unitamente agli altri territori dei principi o capi nativi. (52 & 53 Vict. cap. 63, sec. 18)[4]

In generale il termine "British India" è stato usato (e continua ad essere usato) in riferimento alle regioni sotto il controllo della Compagnia delle Indie Orientali dal 1600 sino al 1858.[5] Il termine è stato anche usato per indicare i "Britannici in India".[6]

La sovranità negli oltre 175 stati principeschi, molti di notevole estensione e rilievo politico, veniva esercitata (in nome della corona britannica) dal governo centrale dell'India britannica per mano del Viceré; i rimanenti circa 500 staterelli indipendenti dipendevano invece dal governo provinciale.[7] In realtà la differenza tra "dominio" e "sovranità" non venne mai completamente definita e questo fu spesso alla base di contrasti tra i locali e l'amministrazione britannica in India. In campo internazionale tuttavia solo il governo britannico dell'India veniva riconosciuto poiché come sopra descritto gli Stati principeschi e gli altri sultanati minori non godevano di una politica estera autonoma essendo questa gestita unilateralmente dal governo britannico in India.[7] Intorno al 1750, cioè quando ancora la "Compagnia delle Indie" inglese possedeva le basi commerciali nel sub-continente indiano, i territori britannici erano suddivisi in tre vasti distretti o governi generali: 1.- Calcutta Presidency, istituita nel 1700 che si estendeva sulla vasta regione del delta del Gange nel Bengala; 2.- Madras Presidency, istituita nel 1684 e che comprendeva un lungo tratto di costa del Coromandel; 3.- Bombay Presidency, istituita nel 1703 e comprendeva tutte le basi inglesi che si affacciavano sulle coste occidentali indiane fino a Tellicherry. Con l'inaugurazione di una nuova politica di vere annessioni territoriali e di conquiste militari la Compagnia costituì progressivamente un vero Stato britannico indiano (Raj). Intorno al 1840 così si può parlare correttamente di "India britannica" a cui si affiancano centinaia di principati vassalli autoctoni, posti sotto la pesante tutela, prima di agenti della compagnia, poi del governo britannico (1858): I possessi immediati britannici erano:

I rimanenti territori indiani costituivano il resto dei principati e canati ancora indipendenti.

Maggiori province[modifica | modifica wikitesto]

Al XX secolo l'India britannica era composta di otto province, ciascuna amministrata da un proprio governatore o luogotenente-governatore. La tabella seguente indica la loro area la popolazione (ma non include gli stati nativi) al 1907 circa:[8]

Province dell'India britannica[8] Area (in chilometri quadrati) Popolazione Ufficiale capo dell'amministrazione
Burma 440.000 km² 9.000.000 Luogotenente governatore
Bengala (inclusi attuali Bangladesh, Bengala Orientale, Bihar e Orissa) 390.000 km² 75.000.000 Luogotenente governatore
Madras 370.000 km² 38.000.000 Governatore
Bombay 320.000 km² 19.000.000 Governatore
Province Unite (attuali Uttar Pradesh e Uttarakhand) 280.000 km² 48.000.000 Luogotenente governatore
Province Centrali (inclusa Berar) 270.000 km² 13.000.000 Commissario Capo
Punjab 250.000 km² 20.000.000 Luogotenente governatore
Assam 130.000 km² 6.000.000 Chief Commissioner

Durante la divisione del Bengala (1905–1911), venne creata la nuova provincia di Assam e Bengala Orientale con a capo un luogotenente governatore. Nel 1911, il Bengala Orientale venne riunito al Bengala, e le nuove province orientali divennero: Assam, Bengala, Bihar e Orissa.[8]

Province minori[modifica | modifica wikitesto]

Oltre a quelle sopra citate vi erano molte province minori amministrate da commissari capi:[9]

Provincia minore Area (in chilometri quadrati) Popolazione Ufficiale capo dell'amministrazione
Provincia della Frontiera del Nord-Ovest 16.000 km² 2.125.000 Commissario Capo
Balucistan 46.000 km² 308.000 Agente Politico Britannico nel Baluchistan in servizio ex-officio come Commissario Capo
Coorg 1.600 km² 181.000 Residente Britannico a Mysore in servizio ex-officio come Commissario Capo
Ajmer-Merwara 2.700 km² 477.000 Agente Politico Britannico nel Rajputana in servizio ex-officio come Commissario Capo
Isole Andamane e Nicobare 3.000 km² 25.000 Commissario Capo

Stati principeschi[modifica | modifica wikitesto]

Uno Stato principesco, indicato anche coi nome di stato nativo o Stato indiano, era uno Stato nominalmente sovrano all'interno del governo britannico in India e come tale non era governato direttamente dagli inglesi, ma da sovrani locali (maharaja, raja, nababbi, nizam, ecc.). Inizialmente gli agenti britannici della Compagnia delle Indie esercitavano csu tali sovrani un controllo principalmente militare ed economico. La politica di annessioni, esercitata nella prima metà del XIX secolo dei principati che rimanevano privi di eredi diretti, creò un clima di alta tensione che fu una delle cause della rivolta dei Sipays e la soppressione della Compagnia come entità politica. Le province e conseguentemente gli stati indiani vassalli passarono sotto il governo britannico (1859). Ad ogni modo gli inglesi vi controllavano le risorse militari, gli affari esteri e le comunicazioni. Vi era un totale di 565 stati principeschi nel subcontinente indiano che divennero poi indipendenti nell'agosto del 1947.[10]

Organizzazione[modifica | modifica wikitesto]

Le linee ferroviarie nell'impero indiano ( 1909).

A seguito dei moti indiani del 1857, l'Act for the Better Government of India (1858) apportò dei cambiamenti nel governo dell'India a tre livelli: nel governo imperiale a Londra, nel governo centrale a Calcutta e nei governatorali provinciali.[11]

A Londra venne composto un gabinetto di governo presieduto dal Segretario di Stato per l'India e da quindici membri del Consigli d'India che avessero trascorso almeno dieci anni in India.[12] Anche se il Segretario di Stato comunicava direttamente col governatorato indiano, spesso egli si serviva del proprio Consiglio ma soprattutto in materia economica.[11] Dal 1858 al 1947 vennero nominati ventisette Segretari di Stato per l'India tra i quali ricordiamo Sir Charles Wood (1859–1866), Robert Arthur Talbot Gascoyne-Cecil, III marchese di Salisbury (1874–1878) (poi Primo Ministro del Regno Unito), John Morley (1905–1910) (iniziatore delle Minto-Morley Reforms), E. S. Montagu (1917–1922) (vero artefice delle Montagu-Chelmsford reforms) e Frederick Pethick-Lawrence (1945–1947) (capo del gabinetto indiano). La grandezza del consiglio venne ridotta nel corso delle differenti epoche ma i poteri rimasero gli stessi. Nel 1907, per la prima volta, due indiani vennero nominati nel consiglio.[13]

A Calcutta, il governatore generale rimase a capo del governo indiano ed ottenne il nome di Viceré in quanto rappresentante effettivo del sovrano britannico che deteneva la sovranità sull'India britannica; egli, ad ogni modo, era responsabile del proprio operato presso il Segretario di Stato a Londra e quindi verso il parlamento inglese. Un sistema di "doppio governo" era già stato del resto messo alla prova dal ministro Pitt con l'India Act of 1784.[13] Il governatore generale si trovava nella capitale Calcutta, i governatori risiedevano nelle province più importanti (Madras o Bombay) mentre gli ordini venivano impartiti direttamente da Calcutta ove aveva sede anche il consiglio.[13] Ad ogni modo il consiglio aveva un valore consultivo sin dalla sua fondazione nel 1858 e le decisioni più importanti venivano ad ogni modo prese dall'esecutivo centrale così come stabilito dall'Indian Councils Act of 1861.

Governatori Generali e Viceré d'India (1858–1947)[modifica | modifica wikitesto]

# Nome Immagine Dal Al
1 Charles Canning, I Conte Canning[14] Charles Canning, 1st Earl Canning - Project Gutenberg eText 16528.jpg 1º novembre 1858 21 marzo 1862
2 James Bruce, VIII conte di Elgin LordJamesBruceElgin.jpg 21 marzo 1862 20 novembre 1863
3 Robert Napier, I barone Napier di Magdala
(formalmente)
Robert Napier, 1st Baron Napier of Magdala - Project Gutenberg eText 16528.jpg 21 novembre 1863 2 dicembre 1863
4 Sir William Denison
(formalmente)
William Denison.jpg 2 dicembre 1863 12 gennaio 1864
5 John Lawrence, I barone Lawrence JLM Lawrence Vanity Fair 21 January 1871.jpg 12 gennaio 1864 12 gennaio 1869
6 Richard Bourke, VI conte di Mayo 6th Earl of Mayo.jpg 12 gennaio 1869 8 febbraio 1872
7 Sir John Strachey
(formalmente)
British Raj Red Ensign.svg 9 febbraio 1872 23 febbraio 1872
8 Francis Napier, X Lord Napier
(formalmente)
24 febbraio 1872 3 maggio 1872
9 Thomas Baring, I conte di Northbrook 1stEarlOfNorthbrooke.jpg 3 maggio 1872 12 aprile 1876
10 Robert Bulwer-Lytton, I conte di Lytton University of Glasgow - Old and New, Robert Bulwer Lytton.png 12 maggio 1876 8 giugno 1880
11 George Robinson, I marchese di Ripon George Robinson 1st Marquess of Ripon.jpg 8 giugno 1880 13 dicembre 1884
12 Frederick Hamilton-Temple-Blackwood, I marchese di Dufferin e Ava Young Lord Dufferin.jpg 13 dicembre 1884 10 dicembre 1888
13 Henry Petty-Fitzmaurice, V marchese di Lansdowne Henry Petty-FitzMaurice, 5th Marquess of Lansdowne - Project Gutenberg eText 16528.jpg 10 dicembre 1888 11 ottobre 1894
14 Victor Bruce, IX conte di Elgin 9thEarlOfElgin.jpg 11 ottobre 1894 6 gennaio 1899
15 George Curzon, I marchese Curzon di Kedleston[15] George Curzon2.jpg 6 gennaio 1899 18 novembre 1905
16 Gilbert Elliot-Murray-Kynynmound, IV conte di Minto 4th Earl of Minto.jpg 18 novembre 1905 23 novembre 1910
17 Charles Hardinge, I barone Hardinge di Penshurst Charles Hardinge.jpg 23 novembre 1910 4 aprile 1916
18 Frederic Thesiger, I visconte Chelmsford 1stViscountChelmsford.jpg 4 aprile 1916 2 aprile 1921
19 Rufus Isaacs, I marchese di Reading Rufus Isaacs.jpg 2 aprile 1921 3 aprile 1926
20 E. F. L. Wood, I conte di Halifax Halifax-headshot.JPG 3 aprile 1926 18 aprile 1931
21 Freeman Freeman-Thomas, i marchese di Willingdon Freeman Freeman-Thomas by Henry Walter Barnett.jpg 18 aprile 1931 18 aprile 1936
22 Victor Hope, II marchese di Linlithgow Flag of the Governor-General of India (1885–1947).svg 18 aprile 1936 1º ottobre 1943
23 Archibald Wavell, I conte Wavell Archibald Wavell2.jpg 1º ottobre 1943 21 febbraio 1947
24 Louis Mountbatten, I conte Mountbatten di Burma Mountbatten.jpg 21 febbraio 1947 15 agosto 1947

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Storia dell'India

Taj Mahal in March 2004.jpg
Preistoria
Età del ferro in India
Epoca dei Grandi Imperi
  • Dinastia Chola 250 a.C.–1070 d.C.
  • Dinastia Pala 750–1174
L'epoca dei Sultanati indiani
L'epoca del dominio inglese
L'indipendenza indiana
Categoria: Storia dell'India

Seguito della ribellione del 1857: critiche indiane e risposta inglese[modifica | modifica wikitesto]

Anche se la grande ribellione indiana del 1857 aveva scosso il governo britannico, non lo aveva disarcionato. Dopo la ribellione, gli inglesi divennero più circospetti ma divenne chiara la necessità di coinvolgere maggiormente gli indiani nell'amministrazione del governo, senza tuttavia concedere loro eccessivo spazio. L'esercito indiano venne completamente riorganizzato e venne privato delle unità di Musulmani e Bramini delle province di Agra e Oudh che erano stati il cuore della ribellione.[16] L'esercito indiano non subì ulteriori cambiamenti sino al 1947.[17] Il censimento del 1861 rilevò che la popolazione di nazionalità inglese in India ammontava a 125.945, di cui 41.862 civili e 84.083 militari.[18] Nel 1880 l'esercito stabile presente in India era composto da 66.000 soldati inglesi, 130.000 soldati indiani e 350.000 soldati indiani negli eserciti degli stati principeschi.[19]

Vennero siglate in questo periodo anche delle leggi che garantirono grandi benefici all'agricoltura ed ai contadini.[17]

Cambiamenti economici e tecnologici: 1858-1905[modifica | modifica wikitesto]

Nella seconda metà del XIX secolo, l'amministrazione britannica iniziò una vera e propria rivoluzione industriale in India che ebbe grandi effetti sulle economie della stessa India e del Regno Unito.[20] Gran parte dei cambiamenti a livello economico e sociale erano già iniziati prima dei Moti del 1857, quando Lord Dalhousie aveva esportato le tecnologie occidentali nel paese. Collegamenti telegrafici, ferrovie, strade, canali e ponti vennero rapidamente costruite di modo che materie prime come cotone e tè potessero essere trasportate in maniera più efficiente ai porti come Bombay e poi esportate nel Regno Unito.[21] I materiali grezzi venivano quindi lavorati e poi ritrasportati in India per essere venduti.[22] L'India veniva sfruttata essenzialmente per il grande bacino di tassazione e per i prodotti agricoli.[23] Nel 1920 venne completata la rete ferroviaria indiana, la più grande al mondo in quel momento, la cui realizzazione era durata oltre 60 anni. Solo il 10% degli incarichi di responsabilità nella società costruttrice furono affidati a cittadini indiani.[24]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ "Nepal." Encyclopædia Britannica. 2008.
  2. ^ "Bhutan." Encyclopædia Britannica. 2008.
  3. ^ "Sikkim." Encyclopædia Britannica. 2007. Encyclopædia Britannica Online. 5 August 2007 .
  4. ^ Imperial Gazetteer of India vol. IV 1907, pp. 59–60
  5. ^ 1. Imperial Gazetteer of India, volume IV, published under the authority of the Secretary of State for India-in-Council, 1909, Oxford University Press. page 5. Quote: "The history of British India falls, as observed by Sir C. P. Ilbert in his Government of India, into three periods. From the beginning of the seventeenth century to the middle of the eighteenth century the East India Company is a trading corporation, existing on the sufferance of the native powers and in rivalry with the merchant companies of Holland and France. During the next century the Company acquires and consolidates its dominion, shares its sovereignty in increasing proportions with the Crown, and gradually loses its mercantile privileges and functions. After the mutiny of 1857 the remaining powers of the Company are transferred to the Crown, and then follows an era of peace in which India awakens to new life and progress." 2. The Statutes: From the Twentieth Year of King Henry the Third to the ... by Robert Harry Drayton, Statutes of the Realm - Law - 1770 Page 211 (3) "Save as otherwise expressly provided in this Act, the law of British India and of the several parts thereof existing immediately before the appointed ..." 3. Edney, M.E. (1997) Mapping an Empire: The Geographical Construction of British India, 1765-1843, University of Chicago Press. 480 pages. ISBN 978-0-226-18488-3 4. Hawes, C.J. (1996) Poor Relations: The Making of a Eurasian Community in British India, 1773-1833. Routledge, 217 pages. ISBN 0-7007-0425-6.
  6. ^ Imperial Gazetteer of India vol. II 1908, p. 463,470 Quote1: "Before passing on to the political history of British India, which properly begins with the Anglo-French Wars in the Carnatic, ... (p.463)" Quote2: "The political history of the British in India begins in the eighteenth century with the French Wars in the Carnatic. (p.471)"
  7. ^ a b Imperial Gazetteer of India vol. IV 1907, p. 60
  8. ^ a b c Imperial Gazetteer of India vol. IV 1907, p. 46
  9. ^ Imperial Gazetteer of India vol. IV 1907, p. 56
  10. ^ Kashmir: The origins of the dispute, BBC News, 16 January 2002
  11. ^ a b Moore 2001a, pp. 424–426
  12. ^ Moore 2001a, p. 424
  13. ^ a b c Moore 2001a, p. 426
  14. ^ Creato conte Canning nel 1859.
  15. ^ Oliver Russell, II barone Ampthill fu di fatti governatore generale nel 1904
  16. ^ Spear 1990, p. 147
  17. ^ a b Spear 1990, pp. 147–148
  18. ^ European Madness and Gender in Nineteenth-century British India. Social History of Medicine 1996 9(3):357-382.
  19. ^ Robinson, Ronald Edward, & John Gallagher. 1968. Africa and the Victorians: The Climax of Imperialism. Garden City, N.Y.: Doubleday [1]
  20. ^ Template:Harv, Template:Harv
  21. ^ Template:Harv, Template:Harv
  22. ^ Template:Harv
  23. ^ Template:Harv
  24. ^ Template:Harv

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]