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Egitto (1953 - )
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Repubblica Araba d'Egitto
Repubblica Araba d'Egitto – Bandiera Repubblica Araba d'Egitto - Stemma
(dettagli) (dettagli)
"Il mio paese, il mio paese, il mio paese."
Repubblica Araba d'Egitto - Localizzazione
Dati amministrativi
Nome completo Repubblica Araba d'Egitto
Nome ufficiale جمهورية مصر العربية
Ǧumhūriyyat Miṣr al-ʿArabiyyah
Lingue ufficiali arabo
Altre lingue inglese, francese
Capitale Il Cairo  (9.120.350 ab. / 2011)
Politica
Forma di governo Repubblica presidenziale
Presidente ʿAbd al-Fattāḥ al-Sīsī
Primo ministro Ibrahim Mahlab (ad interim)
Indipendenza Dal Regno Unito nel 1922
Ingresso nell'ONU 24 ottobre 19451
Superficie
Totale 1.002.450 km² (30º)
 % delle acque 0,632 %
Popolazione
Totale 90.000.000 ab. (2013) (15º)
Densità 84 ab./km²
Tasso di crescita 1,922% (2012)[1]
Nome degli abitanti Egiziani
Geografia
Continente Africa e Asia
Confini Libia, Sudan, Israele, Stato di Palestina
Fuso orario UTC +2
Economia
Valuta Sterlina egiziana
PIL (nominale) 256 729[2] milioni di $ (2012) (41º)
PIL pro capite (nominale) 3 112 $ (2012) (123º)
PIL (PPA) 534 137 milioni di $ (2012) (27º)
PIL pro capite (PPA) 6 474 $ (2012) (110º)
ISU (2011) 0,644 (medio) (113º)
Fecondità 2,7 (2011)[3]
Varie
Codici ISO 3166 EG, EGY, 818
TLD .eg, مصر.
Prefisso tel. +20
Sigla autom. ET
Inno nazionale Biladī (Patria mia)
Festa nazionale 23 luglio
Repubblica Araba d'Egitto - Mappa
1È uno dei 51 Stati che hanno dato vita all'ONU nel 1945.
Evoluzione storica
Stato precedente Egitto Egitto
 

Coordinate: 26°N 29°E / 26°N 29°E26; 29

L'Egitto (in arabo: مصر, Miṣr), ufficialmente la Repubblica Araba d'Egitto (in arabo: جمهورية مصر العربية), è un paese transcontinentale che attraversa l'angolo nord-est dell'Africa e l'angolo sud-ovest dell'Asia attraverso un ponte di terra formato dalla penisola del Sinai. La maggior parte del suo territorio di 1.001.000 chilometri quadrati si trova nel Nord Africa e confina con il mar Mediterraneo a nord, la striscia di Gaza e Israele, a nord-est, il golfo di Agaba ad est, il mar Rosso al est e sud, il Sudan a sud e la Libia ad ovest.

L'Egitto è uno dei paesi più popolosi dell'Africa e del Vicino Oriente, e il 15° più popolato al mondo. La grande maggioranza dei suoi oltre 84 milioni di abitanti[4] vivono vicino alle rive del fiume Nilo, su una superficie di circa 40.000 chilometri quadrati, dove si trova l'unica terra arabile del paese. Le grandi regioni del deserto del Sahara, che costituiscono la maggior parte del territorio dell'Egitto, sono scarsamente abitate. Circa la metà dei residenti in Egitto vive in aree urbane, con la maggior diffusione di tutti i centri densamente popolati a Cairo, Alessandria e altre grandi città del delta del Nilo.

L'Egitto ha una delle più lunghe storie di ogni Stato moderno, essendo stata continuamente abitata dal 10° millennio a.C.[5] I suoi monumenti, come la piramide di Giza e la Grande Sfinge, sono stati costruiti per la sua antica civiltà, che è stata una delle più avanzate del suo tempo. Le sue antiche rovine, come quelle di Menfi, Tebe, Karnak e la Valle dei Re, al di fuori di Luxor, sono un focus significativo di studi archeologici e di interesse popolare. La ricca eredità culturale dell'Egitto, così come l'attrazione della sua riviera del mar Rosso, hanno fatto del turismo una parte vitale dell'economia, che impiegano circa il 12% della forza lavoro del paese.

L'economia dell'Egitto è una delle più diversificate del Medio Oriente, con settori quali il turismo, l'agricoltura, l'industria e dei servizi a livelli di produzione senza uguali. L'Egitto è considerato una media potenza,[6] con una significativa influenza culturale, politica e militare in Nord Africa, il Vicino Oriente e il mondo musulmano.

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Miṣr, il nome arabo e ufficiale del moderno Egitto, è una parola di origine semitica. In accadico il sostantivo miṣru significa "frontiera, territorio"; maṣartu ha il significato di "guardia, sentinella, frontiera" e il verbo muṣuru "stabilire una frontiera".[7]

Uno degli antichi nomi egizi del Paese, Kmt (pronuncia convenzionale[8]: Kemet), "[terra] nera", è dovuto al fertile limo nero depositato dalle piene del Nilo, distinto dalla Dšrt (pronuncia convenzionale: Desceret), la "[terra] rossa" del deserto. In copto, la fase finale della lingua egizia, il nome del Paese è Keme o Kemi.

Il nome italiano "Egitto" deriva dalla parola latina Aegyptus che a sua volta proviene dal greco Αἴγυπτος, Àigüptos. Il nome greco potrebbe essere una derivazione dall'egizio Hwt kȜ Ptḥ (pronuncia convenzionale: Hut ka Pta), "casa del ka di Ptah", nome di un tempio del dio Ptah a Menfi.

Nel periodo egizio il termine più usato, soprattutto nelle titolature ufficiali, fu TȜwy (pronuncia convenzionale: Taui), che significa Le Due Terre, termine indicante l'unione del Basso e dell'Alto Egitto.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Storia dell'Egitto e Governatori coloniali dell'Egitto.
La Grande Sfinge di Giza e la Piramide di Chefren, simboli indiscussi dell'Egitto storico e attuale.

La storia dell'Egitto viene fatta iniziare con l'unione di Basso e Alto Egitto da parte di Narmer, primo sovrano della I dinastia, intorno al 3100 a.C. anche se questi eventi vennero preceduti da una fase urbana preparatoria durata alcuni secoli. Sappiamo da recenti scoperte archeologiche che la civiltà egizia esisteva già da almeno un millennio prima.

Attraverso momenti imperiali e altri di profonda anarchia l'Egitto mantenne la sua indipendenza fino alla metà del I millennio a.C. quando cadde sotto il controllo persiano.

Conquistato da Alessandro Magno nel IV secolo a.C., rimase sotto il controllo dei suoi successori, i Tolomei, fino alla conquista romana al 30 a.C.

Alla divisione dell'Impero romano l'Egitto divenne parte dell'Impero romano d'Oriente.

Nel VII secolo fu conquistato dagli Arabi che resero il paese una provincia ( wilāya ) del loro califfato. Una prima autonomia il paese la riguadagnò coi Tulunidi e, dopo la riconquista abbaside, i cui califfi affidarono l'Egitto agli Ikshididi, il paese fu conquistato nel X secolo dai Fatimidi, che erano sciiti-ismailiti.

Saladino e la dinastia da lui fondata degli Ayyubidi posero sotto il proprio controllo l'Egitto, la Siria e lo Yemen a partire dal XII secolo. Successivamente, fu la volta dei Mamelucchi, Turchi e Circassi. Infine fu il turno degli Ottomani che presero il potere nel XVI secolo (1517), al termine della Campagna militare voluta dal Sultano ottomano Selim I Yavuz che, tuttavia, mantenne come suoi "feudatari" gli sconfitti Mamelucchi.

Ai primi di luglio 1798 l'Egitto fu invaso via mare da un corpo di spedizione francese forte di circa 40.000 uomini guidato da Napoleone Bonaparte. Lo scopo principale dell'invasione fu quello di minare il monopolio commerciale dell'Inghilterra nella regione ma, tra gli scopi secondari, c'era anche quello di agevolare la conduzione di studi storici, archeologici, geografici, linguistici che il nutrito gruppo di uomini di scienza e di lettere, che Napoleone era riuscito ad aggregare alla spedizione, svolse effettivamente in modo più che egregio. L'occupazione francese durò fino all'estate del 1800 (Napoleone era tornato in Francia già ad agosto del 1799) quando le ultime truppe comandate dal generale Menou si arresero agli anglo-turchi.

Dai primi del XIX secolo l'Egitto fu tenuto con saldo e innovatore polso dall'albanese Mehmet Ali Pascià (fondatore della dinastia albanese a guida di Egitto estinta con l'ultimo re Faruq I d'Egitto nel 1953) che avviò una dinastia vicereale (khediviale), formalmente vassalla della Sublime Porta (Istanbul) ma sostanzialmente del tutto autonoma: il Khedivato di Egitto.

Nel 1881, sfruttando l'estrema debolezza del dominio turco e le inettitudini finanziarie di Isma'il Pascià, giustificando il tutto con la necessità di proteggere gli investimenti europei nella zona del Canale di Suez, il Regno Unito e la Francia obbligarono l'Egitto a nominare due loro esperti alla guida dei dicasteri delle Finanze e dei Lavori Pubblici. Poco dopo Londra occupò l'Egitto e il 18 dicembre 1882 ne proclamò formalmente l'autonomia dall'Impero ottomano, instaurando, peraltro, un suo "protettorato di fatto". Nel 1899, il Regno Unito impose all'Egitto il condominio sul Sudan, che, fino ad allora faceva parte del territorio egiziano. Nel 1914, allo scoppio della Prima guerra mondiale, il Khedivè ʿAbbās II si schierò al fianco dell'Impero Ottomano e fu prontamente deposto dai britannici che proclamarono Sultano dell'Egitto e del Sudan suo zio, Husayn Kāmil. Questi decretò la fine della sovranità turca e la trasformazione del Paese in un protettorato britannico anche a livello giuridico. Dopo lunghe lotte il protettorato ebbe termine il 28 febbraio 1922, anche se - malgrado lunghe e dure lotte, in cui rifulse l'attività patriottica di Sa'd Zaghlul e del partito del Wafd - la piena indipendenza dell'Egitto venne proclamata soltanto il 14 settembre 1936, perdurando tuttavia di fatto l'occupazione militare britannica per le basi militari che il Regno Unito mantenne nel Paese e il pieno controllo, assieme alla Francia, del Canale di Suez.

Il Cairo, una vistosa insegna pubblicitaria nell'Egitto moderno evoca i fasti antichi del Nilo, altro simbolo dell'Egitto.

Questo stato di cose proseguì fino al 1952 quando il 23 luglio un colpo di Stato dei Liberi Ufficiali del generale Muhammad Naguib e del colonnello Gamāl ʿAbd al-Nāṣer (Nasser) proclamò la repubblica, deponendo la dinastia fondata da Mehmet Ali e imponendo pochi anni dopo il definitivo ritiro delle truppe britanniche dalla zona del Canale e dalle basi militari che ancora gestiva. Nel 1956 cessò il condominio anglo-egiziano sul Sudan, che conseguì la piena indipendenza.

Il 23 giugno 1956 Gamāl ʿAbd al-Nāṣer viene eletto Presidente della Repubblica, e il 26 luglio decreta la nazionalizzazione del Canale di Suez, ponendo termine al controllo franco-britannico, e bloccando, di fatto, questa importante via di comunicazione. La situazione precipita nel mese di ottobre; a seguito di attacchi terroristici nelle zone di confine, infatti, il 20 ottobre, Israele invade il Sinai, e punta sul Canale di Suez; il 29 ottobre 1956, truppe britanniche e francesi occupano la zona del Canale, il 31 ottobre bombardano Il Cairo e il 5 novembre occupano Porto Said. Il 6 novembre l'Unione Sovietica intima a Israele, Francia e Regno Unito, di interrompere le ostilità verso l'Egitto, minacciando un intervento diretto nel conflitto, e anche gli Stati Uniti premono sugli alleati per porre fine al conflitto.

Il cessate il fuoco entra in vigore l'8 novembre, e il 15 dello stesso mese truppe di pace dell'ONU giungono nella zona. L'intero Egitto fu così affidato alla nuova classe dirigente espressa dai "Liberi Ufficiali".

Il successivo mancato finanziamento del progetto dell'Alta Diga di Aswān da parte della Banca Mondiale fu una delle cause dell'avvicinamento dell'Egitto, governato da Gamāl ʿAbd al-Nāṣer, all'URSS. Nel 1967 scoppia la "Guerra dei sei giorni" (vedi Conflitti arabo-israeliani), e il 28 settembre 1970 muore Nasser. Gli succede il vice presidente, Anwar al-Sādāt, che, nel 1973 sferra una nuova offensiva verso Israele, e che sarà ucciso il 6 ottobre del 1981 in un attentato fondamentalista. Gli succede Ḥosnī Mubārak. Dopo un trentennio di presidenza, continuamente reiterata grazie a opportune modifiche costituzionali, 18 giorni di imponenti proteste, accompagnate dall'uccisione di oltre 800 egiziani, costringono Ḥosnī Mubārak alle dimissioni l'11 febbraio 2011. Il potere passa al Consiglio supremo delle forze armate guidato dal Feldmaresciallo (Mushir) Mohammed Hoseyn Tantawi che assicura un processo di modifica costituzionale, lo svolgimento a fine novembre del 2011 di elezioni legislative e, per il 2012, elezioni presidenziali. In un clima di crescente instabilità, le elezioni presidenziali del 2012 danno la vittoria a Mohamed Morsi, candidato dei Fratelli Musulmani, che viene insediato come presidente il 30 giugno 2012.

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Conflitti arabo-israeliani.

Il 3 luglio 2013, sulle ali della massiccia protesta popolare incarnata in particolare dal movimento Tamarrud, un colpo di Stato militare guidato dal comandante in capo delle Forze armate egiziane, gen. ʿAbd al-Fattāḥ al-Sīsī, destituisce Morsi, sospende la costituzione e porta lo stato verso nuove elezioni, vinte in modo plebiscitario dallo stesso al-Sisi il 28 maggio 2014.

Geografia[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Geografia dell'Egitto.

Morfologia[modifica | modifica wikitesto]

Idrografia[modifica | modifica wikitesto]

L'Egitto ha pochissimi fiumi, ma ha il Nilo, il più importante del Paese, che è uno dei fiumi più lunghi del mondo (secondo le misurazioni, si contende il primato di lunghezza col Rio delle Amazzoni). Esso nasce dai grandi laghi africani, nella zona centrale del continente, e nel suo ultimo tratto attraversa da sud verso nord la parte orientale dell'Egitto. Il Nilo è stato di vitale importanza per il fiorire delle antiche civiltà, e lo è ancora oggi poiché è una fonte inesauribile di acqua per l'irrigazione dei campi. Senza di esso l'Egitto sarebbe un'isolata landa desertica senza vita, trovandosi su uno dei territori più aridi del deserto sahariano, il deserto libico, poverissimo di oasi.

Il Nilo è quasi tutto navigabile, a eccezione del corso in prossimità della prima cateratta, a sud. Scorre su un ampio letto per alcuni tratti incassato fra alte pareti rocciose. Poco a nord del Cairo, si divide in due rami principali:

  • a ovest, quello di Rosetta, che sfocia vicino alla città di Alessandria.
  • a est, quello di Damietta, che sfocia nei pressi del canale di Suez.

Il delta del Nilo, chiamato Kantar, è ricco di cordoni sabbiosi, ed è solcato da una fitta rete di canali artificiali.

Clima[modifica | modifica wikitesto]

Il clima egiziano si presenta di tipo desertico su quasi tutto il Paese, eccezione fatta per la zona mediterranea dove esso è più temperato (sebbene notevolmente più secco rispetto alla media). Gli inverni sono miti, anche se non mancano gelate invernali nel deserto, dovute alle forti escursioni termiche tra il giorno e la notte. Le estati sono molto calde e secche (le coste del Mar Rosso sono tendenzialmente più umide ma rimangono di tipo desertico in termini precipitativi), e le temperature raggiungono molto facilmente i 43-45 °C, con punte di oltre 50 °C in pieno deserto. La zona più "fresca" del Paese in estate è quella delle coste mediterranee, avvantaggiata dalle brezze marine che rendono più sopportabile il caldo. Le precipitazioni sono molto scarse, soprattutto nelle zone interne sahariane, dove può non piovere per molti mesi. A volte però si verificano piogge torrenziali ma solo poche volte all'anno.

Popolazione[modifica | modifica wikitesto]

La popolazione è costituita quasi interamente da arabi (99,6%) ed è concentrata, con una densità elevatissima, lungo la valle del Nilo. Vi è anche una minoranza di Berberi che vivono nelle oasi del deserto. Data la vastità del territorio desertico, la densità media è bassa.

Etnie[modifica | modifica wikitesto]

Quelli degli Arabi e degli Egiziani sono i gruppi etnici dominanti del paese, che comprendono il 94,5% della popolazione.

Fra le minoranze etniche si contano:

L'antichissima e vivacissima comunità ebraica è virtualmente scomparsa per emigrazione tra il 1948 e il 1962, anche se dopo la pace con Israele molti tornano in visita ai siti storici e archeologici delle principali città.

L'Egitto ospita anche un numero imprecisato di rifugiati politici:

  • circa 70.000 palestinesi, storicamente i primi, qui dal 1948;
  • circa 150.000 iracheni, giunti a partire dai primi anni 90;
  • oltre 200.000 rifugiati sudanesi, giunti negli ultimi anni.

Religione[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Religioni in Egitto e Chiesa cattolica in Egitto.

Quasi il 90% della popolazione è di fede musulmana; del rimanente, il 10% sono cristiani copti; esistono piccolissime minoranze di ebrei (resto di un'antichissima comunità fiorente fino alla metà del XX secolo) e di bahá'í. Nel paese si registrano fenomeni di intolleranza religiosa, con discriminazioni e attacchi contro le minoranze, di cui sono vittima in particolare i cristiani copti[9].

Lingue[modifica | modifica wikitesto]

L'arabo è la lingua ufficiale del Paese.

Il francese e l'inglese sono due lingue tutt'ora diffuse in Egitto nel mondo della cultura e nei commerci. L'Egitto è membro dell'Organizzazione internazionale della Francofonia.

Identità[modifica | modifica wikitesto]

La valle del Nilo fu sede di una delle più antiche civiltà del mondo, con lingua e religione proprie, che durò per tre millenni. Dopo il 343 a.C. l'Egitto cadde sotto una serie di dominazioni straniere (Ellenismo, Impero Romano, Impero Bizantino, Arabi, Mamelucchi, Impero ottomano, Impero britannico), ciascuna delle quali lasciò la sua impronta sulla cultura locale. L'identità egiziana si è evoluta in questi due millenni facendo spazio a due nuove religioni (Cristianesimo e Islam) e a una nuova lingua, l'arabo e il suo discendente orale, l'arabo egiziano.

La misura in cui i singoli egiziani si identificano con ciascuno strato della storia della nazione, che ne articola l'identità collettiva, può variare. Le questioni identitarie sono emerse negli ultimi duecento anni, quando l'Egitto mirò a liberarsi da ogni occupazione straniera, sotto forma di tre ideologie principali:

Ordinamento dello Stato[modifica | modifica wikitesto]

Bandiera egiziana.

L'Egitto è una repubblica dal 18 giugno 1953; si auto-definisce una repubblica araba e socialista. La Costituzione organizza il potere politico secondo un sistema presidenziale multi-partitico con bicameralismo asimmetrico (la Costituzione vieta i partiti su base confessionale).

Il potere esecutivo è diviso tra il Presidente e il Primo ministro. Tuttavia, in pratica, il potere esecutivo è fortemente concentrato nel Presidente, che dal 1952 al 2005 è stato eletto in consultazioni popolari con un solo candidato.

Il potere legislativo è esercitato dal Parlamento bicamerale:

  • Assemblea del Popolo (Majlis al-Shaʿb), composto da 454 deputati eletti a suffragio universale diretto ogni 5 anni, 400 con sistema proporzionale, 44 in collegi uninominali e non più di 10 nominati dal Presidente. Il Parlamento può sfiduciare il governo.
  • Consiglio Consultivo (Majlis al-Shūra), composto di 264 consiglieri, per 2/3 eletti direttamente e per 1/3 nominati dal Presidente per un mandato di 6 anni (con rinnovo di metà consiglio ogni 3 anni). Il Consiglio, creato nel 1980, ha poteri limitati: in caso di disaccordo fra i due rami, l'Assemblea ha l'ultima parola.

Il potere giudiziario è costituzionalmente indipendente (con al suo vertice la Suprema Corte Costituzionale) e durante le presidenze Mubārak ha dimostrato anche una crescente indipendenza di fatto. Il diritto è di tipo codicistico (civil law), salvo per le questioni matrimoniali e di stato personale, dove vige il diritto religioso (coranico o canonico).

Suddivisione amministrativa[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Governatorati dell'Egitto.

L'Egitto ha cinque livelli amministrativi al di sotto dello Stato.

Dall'aprile 2008 l'Egitto è diviso in 29 muhāfaza, o governatorati.[12] In genere i Governatorati prendono il nome dalla città principale. Ogni Governatorato è retto da un governatore che viene designato dal presidente della repubblica.

Elenco dei Governatorati dell'Egitto[modifica | modifica wikitesto]

Governatorati dell'Egitto.
Nome Area (km²) Popolazione (2006) Capitale
1 Alessandria 2679 4110015 Alessandria
2 Aswan 679 1184432 Assuan
3 Asyūt 25926 3441597 Asyut
4 Buhayra 10130 4737129 Damanhur
5 Beni Suef 1322 2290527 Beni Suef
6 Il Cairo 214 9120350 Cairo
7 Daqahliyya 3471 4985187 Mansura
8 Damietta 589 1092316 Damietta
9 Fayyum 1827 2512792 Faiyum
10 Gharbiyya 1942 4010298 Tanta
11 Gīza 85153 6272571 Giza
12 Ismāʿīliyya 1442 942832 Ismailia
13 Kafr el-Sheykh 3437 2618111 Kafr el-Sheikh
14 Matruh 212112 322341 Marsa Matruh
15 Minya 32279 4179309 Minya
16 Manūfiyya 1532 3270404 Shibin El Kom
17 Wādī al-Jadīd 376505 187256 Kharga
18 Sinai del Nord 27574 339752 Arish
19 Port Saʿīd 72 570768 Port Said
20 Qalyūbiyya 1001 4237003 Banha
21 Qena 1851 3001494 Qena
22 Mar Rosso 203685 288233 Hurghada
23 Sharqiyya 4180 5340058 Zagazig
24 Sohag 1547 3746377 Sohag
25 Sinai del Sud 33140 149335 el-Tor
26 Suez 17840 510935 Suez
27 Luxor 55 451318 Luxor

Rivendicazioni territoriali[modifica | modifica wikitesto]

L'Egitto vive col vicino Sudan una lunga rivendicazione territoriale sul Triangolo di Hala'ib da entrambi rivendicato e su Bir Tawil, un quadrilatero di 2000 km² da entrambi rifiutato.

Città principali[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Città dell'Egitto.
Mappa dell'Egitto.

Istituzioni[modifica | modifica wikitesto]

Ordinamento scolastico[modifica | modifica wikitesto]

L'istruzione è obbligatoria fino ai 15 anni di età; l'alfabetizzazione ufficiale è del 66,4%.

Sistema sanitario[modifica | modifica wikitesto]

L'Egitto sta attraversando una fase di transizione demografica ed epidemiologica che impatta sensibilmente tanto sulle dimensioni quanto sullo stato sanitario della popolazione.

La spesa sanitaria del Paese è peraltro piuttosto modesta, sia considerando la quota di spesa pubblica allocata per la salute, sia in riferimento alla spesa globale come percentuale del PIL nazionale, e il plafond a disposizione del Ministero della Sanità e della Popolazione (MOHP) ammontava nel 2001 a solo il 3,3% dell'intero budget governativo (in crescita peraltro rispetto al 2,2% registrato nel 1996).

Il sistema di finanziamento sanitario egiziano mostra attualmente delle notevoli inefficienze e disuguaglianze sistemiche che nel limitano considerevolmente l'efficacia complessiva. Tali disuguaglianze sono evidenti sotto diversi punti di vista: fasce di reddito, genere, distribuzione geografica (rurale e urbana, e tra i vari governatorati) e risultati in campo sanitario.

La Costituzione del 1952 ha proclamato l'assistenza sanitaria gratuita diritto basilare di tutti gli egiziani, e il Governo è l'unico fornitore e finanziatore dell'intera sanità primaria e preventiva e di gran parte dell'attività di cura ospedaliera in Egitto, anche se negli ultimi due decenni i limiti di budget del Governo si sono tradotti in una spesa per la sanità relativamente stagnante.

La spesa per la primary health care (PHC) e la medicina preventiva ha registrato negli ultimi anni un significativo incremento (oltre l'80% tra il 1996 e il 2001), e costituisce il 44% dell'intera spesa del MOHP (tra le sedi centrali e i governatorati). Ciò indica la particolare attenzione del MOHP per la prevenzione e la primary health care intese come “sentinelle” della sanità in Egitto. Un ampio network di strutture deputate alla PHC (per un totale di circa 4.500) è suddiviso su tutto il territorio nazionale.

Il settore pubblico in Egitto non è in grado di offrire tutti i servizi sanitari necessari a causa del continuo aumento dei relativi costi. L'intenzione è quindi quella di costruire un modello ibrido, sia pubblico sia privato, con lo scopo di incoraggiare gli investimenti nel settore privato laddove le condizioni di mercato locali lo consentano.

Nonostante il Governo sia fortemente impegnato nel fornire la necessaria assistenza sanitaria alle fasce meno abbienti e meno privilegiate della popolazione, il sistema sanitario egiziano può contare su un ampio spettro di provider sanitari, in competizione fra loro ma spesso reciprocamente complementari, il che consente agli utenti una certa libertà di scelta nell'individuazione della struttura più adatta alle proprie esigenze cliniche e disponibilità economica.

Le principali caratteristiche strutturali del sistema sanitario egiziano sono il controllo centralizzato, un'infrastruttura estesa, la responsabilità dello Stato nei confronti della cura di tutti gli individui, e il diffuso coinvolgimento dello Stato nel settore farmaceutico, ma ve ne sono anche altre (fonti multiple di finanziamento e distribuzione, sia pubbliche sia private, e una limitata sorveglianza del Governo sul settore privato) più tipiche dei sistemi basati sul mercato “aperto”. Un simile sistema, assai complesso, presenta necessariamente importanti punti di forza e di debolezza derivanti dalla sua continua evoluzione.

Il Governo egiziano ha pertanto ritenuto opportuno dare avvio a una massiccia ristrutturazione del settore sanitario. Tale riforma è stata ritenuta necessaria poiché il MOHP e i suoi partner principali hanno registrato una certa frammentazione nella fornitura dei servizi e una bassa qualità dei servizi di PHC, certamente il maggior ostacolo alla realizzazione di una copertura sanitaria appropriata del Paese.

Quanto alla distribuzione del “peso complessivo” delle malattie (burden of diseases), essa è passata da un'iniziale (per così dire “fisiologica”) predominanza delle patologie infettive e da parassita a un differente schema di mortalità nel quale principale causa di morte sono attualmente le malattie cardiovascolari (45% nel 1991, rispetto al 12% registrato nel 1970). Di fatto, l'Egitto si trova a dover fronteggiare un “peso” delle malattie in qualche misura “sdoppiato”, nel quale per così dire convivono gli schemi di mortalità e morbilità tipici dei Paesi in via di sviluppo con quelli determinati dalla modernizzazione.

Circa la metà della forza-lavoro sanitaria dell'Egitto è impiegata presso il MOHP; esso però non dispone di un piano nazionale di gestione delle risorse umane: pur potendo contare su un database computerizzato del personale, non lo utilizza tuttavia per la pianificazione dei bisogni futuri. Pertanto il numero, la distribuzione e la capacità professionale della forza-lavoro sanitaria non corrisponde alle reali necessità sanitarie dell'Egitto (l'eccedenza di medici è impressionante: ci sono infatti attualmente più di due medici per ciascun posto letto ospedaliero).

Ci sono poi notevoli disuguaglianze nel numero di risorse umane disponibili nelle varie regioni: l'Alto Egitto è ad esempio abbastanza mal servito, e nei governatorati rurali la presenza di medici delle varie specialità è ben inferiore a quella dei governatorati urbani, senza considerare che, solitamente, la maggior parte dei medici delle zone rurali sono neolaureati, e spesso mancano di un'esperienza clinica adeguata alle necessità sanitarie locali. Tutto ciò, indubbiamente, contrasta con lo schema della situazione sanitaria del Paese: sono infatti normalmente le fasce più povere che avrebbero bisogno di un più elevato rapporto numerico fra personale sanitario e popolazione residente, e non viceversa, come invece accade.

La qualità tecnica dei professionisti sanitari resta poi inadeguata in diverse aree del Paese, l'applicazione delle procedure asettiche di base non è per nulla ottimale, a causa della loro complessità e molteplicità le registrazioni mediche sono spesso incomplete e in accurate, così da rendere difficile la continuità nelle cure, inoltre le procedure standard non sono molto utilizzate e il controllo di routine della qualità tecnica è insufficiente. Inoltre, vi sono seri problemi con un'eccessiva prescrizione e utilizzazione di servizi sanitari non indispensabili, il che evidenzia l'assoluta necessità di un controllo sulle prescrizioni di medicinali e sulle procedure dei consulti medici.

Per quel che riguarda l'aggiornamento professionale di tutte le categorie degli operatori sanitari, esso risulta frammentario e privo di coordinamento e fra i medici (un'alta percentuale dei quali ha peraltro una formazione di tipo specialistico), più che un requisito, resta sostanzialmente una scelta individuale.

Infine, gran parte dei medici del settore pubblico lavorano anche privatamente (sono autorizzati a utilizzare le strutture pubbliche per le loro visite al di fuori dell'orario di lavoro ufficiale, e la mancanza di una chiara distinzione fra la pratica medica pubblica e quella privata è spesso fonte di scarsa disciplina nella categoria), guadagnando mediamente oltre l'80% del loro reddito dalla pratica privata.

Forze armate[modifica | modifica wikitesto]

Politica[modifica | modifica wikitesto]

Sia sul piano della politica interna, in particolare per quanto concerne l'assetto economico, sia su quello della politica estera, l'Egitto ha assunto, negli ultimi decenni, posizioni molto variegate e non sempre coerenti.

Il sistema politico egiziano è multi-partitico, ma con uno schieramento dominante di carattere indipendente, che fa capo al presidente al-Sisi.

Abd al-Fattah al-Sisi, ex comandante in capo delle Forze armate, guida il paese de facto dal 3 luglio 2013 quando con un colpo di Stato militare (che godeva di un rilevante sostegno popolare) destituì il suo predecessore Mohamed Morsi, e de jure dall'8 giugno 2014 quando fu eletto plebiscitariamente presidente della Repubblica con il 96,91% dei voti, mentre Hamdin Sabahi di Corrente Popolare Egiziana ottenne il 7,3%. I votanti furono però solo il 47% degli elettori.

Ibrahim Mahlab ha assunto la carica di Primo ministro il 1º marzo 2014, in seguito alle dimissioni di Hazem al-Beblawi, in carica dal 2013.

Oltre 50 anni dopo la rivoluzione dei Liberi Ufficiali (23 luglio 1952), all'inizio di marzo 2014, immediatamente prima delle elezioni presidenziali che avrebbero sancito la vittoria di al-Sisi, l'allora governo ad interim annunciò a sorpresa la revisione della legge elettorale presidenziale. Tuttavia, la nuova legge rende estremamente difficili le candidature ed è stata da più parti accusata di favorire nettamente al-Sīsī. Peraltro, anche riguardo alle elezioni parlamentari del 2015 si levarono accuse di violenze pubbliche e private contro gli oppositori e di brogli a favore dei partiti di governo fedeli al raʾīs. Circa il 47% dei 32 milioni di elettori registrati votò nel 2014.

Il 2 dicembre 2013 il Parlamento approvò la bozza della nuova Costituzione, ma l'opposizione non partecipò al voto; gli emendamenti miravano a:

  • proibire che i partiti usino la religione come fondamento dell'attività politica;
  • consentire una nuova legge anti-terrorismo, sostitutiva dello stato di emergenza vigente a fasi alterne dal 1981 al 2013, concedendo alla polizia ampi poteri di arresto e sorveglianza;
  • attribuire al presidente il potere di sciogliere il parlamento;
  • terminare il controllo giudiziario sulle elezioni.

Il referendum vide la partecipazione del 38,5% dell'elettorato: il 18 gennaio 2014 si annunciò che il 98,1% dei votanti aveva approvato gli emendamenti. Ciò avrà per conseguenza una più efficiente repressione dell'islamismo.

La politica estera è moderata e in genere filo-occidentale dagli anni 70. L'Egitto ha considerevole influenza nel Medio Oriente e in Africa. Ospita al Cairo il quartier generale della Lega Araba e media spesso i conflitti interarabi. Come primo paese arabo a far pace con Israele (1979) assume spesso il ruolo di mediatore fra quest'ultimo e gli arabi. Dal 1991 al 1996 fu segretario generale delle Nazioni Unite l'ex vice-primo ministro egiziano Boutros Boutros-Ghali.

Questione democratica[modifica | modifica wikitesto]

Dopo gli anni in cui Gamal ʿAbd al-Nāser aveva governato in modo sostanzialmente autoritario e repressivo verso ogni forma di opposizione, in cui l'Egitto aveva perso due guerre contro Israele e in cui gli sforzi economici del Presidente avevano raccolto risultati assai contraddittori: fallimento del piano d'industrializzazione ma costruzione dell'Alta Diga di Aswān, con benefici risultati nel campo della produzione di energia elettrica e nell'agricoltura ma con riflessi negativi non indifferenti d'impatto ecologico sull'ambiente, l'Egitto con Anwar al-Sadat iniziò un lunghissimo processo di apertura (infitāh, "apertura" fu il termine per l'appunto usato) politica ed economica che solo con molto ottimismo può essere considerato un processo di democratizzazione.

L'Egitto gode di assai maggiori simpatie in Occidente, non solo grazie al suo ritorno a un'economia di mercato (per quanto caratterizzata da fortissimi fenomeni di corruzione e da una quasi assoluta mancanza di regole e di reale concorrenza) a fronte di un passato del tutto dirigistico, ma grazie all'inattesa apertura verso Israele dopo la guerra scatenata da Sadat nel 1973, che condurrà al suo formale riconoscimento dello Stato ebraico.

L'abbandono dell'alleanza con l'URSS e l'avvio di una sostanziosa intesa con gli USA costituiscono fondamentali momenti della nuova strategia politica internazionale di Sādāt, di fatto proseguita anche da Hosni Mubarak e solo in parte da Abd al-Fattah al-Sisi (che ha riallacciato i legami con la Federazione Russa attraverso un'intensa cooperazione tecnico-militare), comprovata dalle posizioni dell'Egitto contro il cosiddetto fondamentalismo islamico, soprattutto dopo l'11 settembre 2001 e le guerre contro l'Iraq e il regime di Saddam Husayn.

Il regime egiziano - caratterizzato anche con al-Sīsī da un forte autoritarismo e da forme sostanziali di "culto della personalità" - mostra nondimeno un notevole grado di stabilità, che in varia misura ha agevolato gli investimenti stranieri e il turismo. Seppur criticato dell'opposizione liberale, il Presidente gode del pieno sostegno della classe militare che guida ininterrottamente il Paese dal 1952 e che tuttora esprime quasi il 50% dei ministri.

Rimane fortemente criticata la politica del regime di al-Sīsī, a causa della frequente brutalità con la quale le Forze dell'ordine reprimono le manifestazioni di dissenso provenienti soprattutto da parte dei Fratelli Musulmani, dichiarati nuovamente fuorilegge dopo il colpo di Stato del 2013 e da allora fatti oggetto di arresti arbitrari, torture e condanne a morte di massa irrogate da una magistratura spesso ligia ai voleri presidenziali e che, con il pretesto della lotta al terrorismo "fondamentalista", non evita di avviare all'occorrenza pesanti azioni giudiziarie contro i più attivi critici del modo di operare del governo.

Difficile giudicare il grado di democrazia del regime scaturito dai colpi di Stato del 1952 e del 2013. Se infatti il sistema politico è attualmente caratterizzato dal multipartitismo, troppi sono ancora i vincoli frapposti all'espressione davvero libera della critica. Le elezioni sono caratterizzate da sostanziosi episodi di condizionamento diretto e indiretto del voto, specie nelle ampie aree rurali dove dominano le figure dei dirigenti locali e dove è legge l'autorità dei capi tradizionali, senza contare che il sistema elettorale viene modificato a ogni elezione senza che se ne dia opportuna notizia a tutto il corpo elettorale. Poi c'è la questione dei candidati indipendenti, capaci per diversi motivi di sconfiggere i candidati di regime ma che, dopo le elezioni, vengono inglobati nello schieramento di regime, garantendo la maggioranza ad al-Sīsī.

Situazione dei diritti umani[modifica | modifica wikitesto]

Nel rapporto della Freedom House relativo al 2010 l'Egitto, classificato in posizione 130, è considerato fra i paesi non liberi.[13]

Come da informazioni dell'USAID nel 2005 il 96,4% delle bambine egiziane tra i 10 e i 14 anni di età avevano subito una mutilazione dei genitali[14]; una statistica dell'UNICEF indica, con riferimento al 2003, una percentuale del 97,0% per le donne tra i 15 e i 49 anni di età[15]. Le mutilazioni genitali femminili in Egitto sono reato dal 2008: approvata nel 2008, la legge è parte di un pacchetto di provvedimenti per l'infanzia che fra l'altro innalza l'età minima per contrarre matrimonio da 16 a 18 anni e consente alle madri di registrare i figli sotto il proprio nome[16].

Economia[modifica | modifica wikitesto]

Le antiche cave di porfido nel deserto orientale tra il Nilo e il mar Rosso.

L'economia egiziana, prevalentemente agricola, nonostante il recente sviluppo delle attività industriali, e turistiche, era caratterizzata fino a qualche tempo fa da una pressoché assoluta staticità alla monocoltura del cotone che assoggettava, e in parte tuttora assoggetta, l'economia del paese alle fluttuazioni dei mercati internazionali.

  • Addetti all'agricoltura: 33%
  • Addetti all'industria: 22%
  • Addetti al terziario: 45%

Un recente rapporto del governo egiziano indica un aumento sostanziale delle entrate dello Stato nel corso del primo semestre dell'anno fiscale 2008-2009. Secondo i dati, i ricavi del Cairo ammontano a 128 miliardi di sterline egiziane (circa $ 25 miliardi di euro) - un aumento del 98,5% rispetto al precedente anno fiscale. La relazione inoltre ha indicato un aumento del 46,5% di acquisti fiscali ($ 5,7 miliardi), un 22% di aumento in tasse doganali ($ 1,35 miliardi). Turismo, insieme con i ricavi generati dal Canale di Suez, i trasferimenti di denaro da parte egiziana ai lavoratori all'estero, e il Gas e le esportazioni di petrolio, costituiscono per l'Egitto le entrate in valuta estera.[17] Operazione Piombo Fuso a Gaza ha suscitato aspri sentimenti anti-Israele in Egitto, molte le intimazioni a tagliare i legami commerciali con lo Stato ebraico. Tuttavia, le organizzazioni del mercato egiziano non hanno ceduto alle pressioni e non hanno istituito il boicottaggio. Secondo dati egiziani, gli scambi commerciali tra Israele ed Egitto nel 2008 sono stati stimati di circa quattro miliardi di dollari, esclusi il gas e la benzina.[18]

Una grande risorsa per l'economia locale è il turismo, perché l'Egitto dispone di un patrimonio storico-culturale tra i più importanti al mondo e ha anche grandi risorse ambientali, come la barriera corallina del Mar Rosso. Nonostante la minaccia del terrorismo, il settore turistico si sta espandendo rapidamente e ormai conta oltre 10 milioni di turisti stranieri all'anno, motivo per cui alcuni archeologi hanno richiesto la chiusura del sito archeologico di Luxor. I turisti provengono principalmente dall'Europa e prediligono destinazioni come Il Cairo (piramidi e museo archeologico), la stessa Luxor, le località balneari di Sharm el-Sheikh, Hurghada e Marsa Alam oppure preferiscono fare una crociera sul Nilo che, generalmente, dura una settimana.

Lavoratori egiziani all'estero[modifica | modifica wikitesto]

La crisi finanziaria mondiale ha colpito anche l'Egitto. Secondo uno studio pubblicato dal Centro egiziano di studi economici, le autorità temono che circa mezzo milione di lavoratori egiziani perderà il posto di lavoro nei paesi del Golfo entro la fine del 2009.[19]

Settore primario[modifica | modifica wikitesto]

La maggior parte dei campi è irrigata artificialmente ma la Alta Diga non permette ormai più al Nilo di fertilizzare i terreni e di ottenere fino ai tre raccolti tradizionali che precedentemente si potevano avere ogni anno. Le colture sono diversificate a seconda della stagione:

Industria[modifica | modifica wikitesto]

Grazie a petrolio e gas naturale l'industria energetica è abbastanza sviluppata. Sono importanti anche il settore siderurgico, meccanico e chimico. Il settore più sviluppato è comunque quello tessile, soprattutto con la lavorazione del cotone. La zona più industrializzata è quella tra il Cairo e Alessandria

Nella città di 6th October City si sta sviluppando un forte polo industriale dedicato alla produzione automobilistica. Qui sono presenti molti gruppi industriali stranieri come Nissan, Mercedes-Benz, Suzuki e la tedesca BMW attraverso la Bavarian Auto.

Terziario[modifica | modifica wikitesto]

Sharm el-Sheikh, notissima località turistica e balneare.

Servizi alle imprese, finanza, commercio interno, servizi alle persone.

Trasporti[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Trasporti in Egitto.
  • Strade: 64.000 km
  • Ferrovie: 8.600 km
  • Vie navigabili interne: 3.100 km

La navigazione interna (lungo il Nilo e canali a esso collegati) è molto intensa. Il Canale di Suez, lungo 120 chilometri, è stato terminato nel 1869 e da allora costituisce una via di comunicazione di somma importanza strategica.

I trasporti su gomma sono sviluppati solo nella zona della valle del Nilo.

Turismo[modifica | modifica wikitesto]

Il turismo, attualmente è l'attività più importante del settore terziario, ripreso dopo gli attentati degli anni novanta, vede in Sharm el-Sheikh, Dahab, Hurghada e Marsa Alam i centri più importanti dove sono sorti numerosi alberghi e villaggi turistici con animazione turistica e internazionale. Il turismo è uno dei settori più importanti nell'economia egiziana. Più di 12,8 milioni di turisti hanno visitato l'Egitto nel 2008, fornendo un fatturato di quasi $ 11 miliardi. Il settore impiega circa il 12 per cento della forza lavoro in Egitto.

Le attrazioni turistiche più celebri dell'Egitto sono i monumenti millenari per i quali la Valle del Nilo è famosa nel mondo. Principali tra essi sono le Piramidi e la Grande Sfinge di Giza, il tempio di Abu Simbel a sud di Assuan e il Tempio di Karnak, vicino a Luxor. Il Cairo vanta anche il Museo del Cairo, la moschea di Muhammad Ali Pasha e le zone costiere della penisola del Sinai che sono molto popolari tra i visitatori.

Commercio estero[modifica | modifica wikitesto]

La bilancia commerciale egiziana è in passivo, anche perché le esportazioni riguardano solo il petrolio, il gas naturale, il cotone e i datteri. Tuttavia il turismo internazionale è fonte di entrate valutarie, e così le rimesse degli emigrati.

L'Egitto esporta il proprio gas naturale a Israele. Recentemente, una battaglia legale è in corso contro l'esportazione di gas naturale dall'Egitto a Israele. Una commissione di esperti, nominata dal tribunale egiziano che discute una petizione contro la tratta di gas, ha presentato una raccomandazione volta ad annullare la decisione del governo per l'esportazione di gas naturale ai vari paesi, tra cui Israele, a un prezzo ridotto.[20]

Ambiente[modifica | modifica wikitesto]

Estremamente arido e principalmente desertico, eccezione fatta per le rive del Nilo che quando straripa deposita, nei campi circostanti, una sostanza molto fertile chiamata limo.

Altre zone fertili sono le oasi di:

Arte[modifica | modifica wikitesto]

Arte contemporanea[modifica | modifica wikitesto]

Nel panorama dell'arte contemporanea la città maggiormente attiva è la capitale, Il Cairo. Al glorioso passato faraonico si sta affiancando una generazione di giovani artisti locali con esperienze e contaminazioni internazionali, spesso supportata da residenti stranieri. Gallerie d'arte contemporanea, mostre, performance, centri culturali caratterizzano il panorama culturale e artistico della città.[21] Gli spazi attivi sono: Townhouse Gallery, Contemporary Image Collective, Darb 1718, Mashrabia Art Gallery, Artellewa Space for contemporary arts, Zamalek Art Gallery, Espace Karim Francis.

Artisti[modifica | modifica wikitesto]

Tra gli artisti egiziani più noti a livello internazionale si possono ricordare Adel El Siwi, Ahmed Askalany, Ahmed Kamel, Amal Kenawy, Amina Mansour, Ayman Ramdan, Amre Heiba, Basim Magdy, Barry Iverson, Doa Aly, Essam Marouf, Fathi Hassan, Hala Elkoussy, Hany Armanious, Hany Rashed, Huda Lufti, Jihan Ammar, Lara Baladi, Maha Maamoun, Mohamed Sarkawy, Nader Sadek, Nermine Hammam, Omar Ghayatt, Osama Dawod, Rana El Nemer, Rania Ezzat, Rehab El Sadek, Sabah Naim, Shady El Noshokaty, Susan Hefuna, Tarek Zaki, Wael Shawky, Yasser Gerab, Youssef Nabil, Khaled Hafez, Karim Bakry.

Sport[modifica | modifica wikitesto]

Il calcio egiziano ha la sua storia sin da oltre 100 anni. Il paese ospita molti tornei nazionali africani, come la Coppa d'Africa. La Nazionale di calcio egiziana si è aggiudicata per tre volte consecutive (2006, 2008 e 2010) la Coppa d'Africa e con un totale di 7 vittorie su 8 finali detiene il primato africano, nonostante non si qualificasse a un campionato mondiale di calcio dal 1990.

Altri sport popolari in Egitto sono lo squash e il tennis. La nazionale di squash è nota per la sua accesa competizione nei campionati internazionali sin dal 1930. Amr Shabana è il giocatore più rappresentativo del Paese, 3 volte campione del mondo e miglior giocatore nel 2006.

Anche la nazionale di pallamano detiene un record: ha partecipato al campionato continentale africano di pallamano tutte le 34 volte, vincendo per 5 volte consecutive il trofeo (incluso il 2008) e terminando 5 volte al secondo posto, 4 volte al terzo e 2 volte al quarto. La squadra si è aggiudicata il 6º e il 7º posto nel 1995 e nel 1997 nel campionato mondiale maschile di pallamano, e 2 volte il 6º posto alle Olimpiadi nel 1996 e nel 2000. La Nazionale di pallamano femminile dell'Egitto ha vinto due volte il campionato africano e ha partecipato sia ai Mondiali sia alla Coppa del Mondo.

Nel 2007, Omar Samra organizzò una spedizione per scalare il Monte Everest dal versante sud, con la partecipazione di Ben Stephens (Inghilterra), Victoria James (Galles) e Greg Maud (Sudafrica). La spedizione per l'Everest iniziò il 25 marzo 2007 e terminò dopo 9 settimane.

Tradizioni[modifica | modifica wikitesto]

Gastronomia[modifica | modifica wikitesto]

L'alimentazione nell'antichità[modifica | modifica wikitesto]

Essendo sconosciuto lo zucchero, per dolcificare si utilizzava il miele o, talvolta, il succo dei datteri.

Il sale veniva ricavato dai depositi del Wadi Natrun, nel deserto libico ed era usato principalmente come conservante per le carni.

L'olio veniva utilizzato per l'alimentazione, come unguento e per l'illuminazione ed era ricavato dai semi di varie piante, tra cui, principalmente, sesamo e ricino. Il più pregiato era ricavato dai gigli.

L'olio d'oliva era in gran parte importato dalla Siria, essendo insufficienti le piantagioni di olivi in Egitto.

Bevanda usuale, oltre l'acqua e i succhi di frutta, era la birra, che si otteneva facendo fermentare nell'acqua - e forse con datteri - pagnotte d'orzo. La birra aveva anche un valore rituale e faceva parte fissa delle offerte ai defunti e alle divinità, insieme al pane e alle carni.

Il vino era conosciuto in Egitto dall'età più antica. I vigneti più antichi erano nel Delta, ma anche nelle oasi e in Nubia si coltivava la vite. Nella tomba di Tutankhamon furono trovate 26 giare di vino, ognuna con l'indicazione della data e del luogo di produzione, oltre al nome del produttore

Piatti moderni[modifica | modifica wikitesto]

Il Fool e il Falafel detta anche tamia, sono i piatti tipici dell'Egitto.

Festività[modifica | modifica wikitesto]

Vita dell'Egitto antico[modifica | modifica wikitesto]

Una scena di transumanza

La vita nell'Egitto antico era molto legata al gruppo sociale a cui si apparteneva.

Il Faraone (termine che andrebbe utilizzato solo dalla sedicesima dinastia in poi) era al vertice di tutta la società. Tramite gli scribi il Faraone poteva controllare il buon funzionamento dell'economia del paese. Costoro, conoscendo la scrittura e la matematica, mantenevano in ordine i registri della produzione agricola consegnata al Faraone e calcolavano la parte spettante per ogni abitante dell'Egitto in base al lavoro svolto, alle necessità della famiglia, alla parte da destinare al magazzino per far fronte alle possibili carestie.

Il popolo era per la maggior parte dedito all'agricoltura. La fertilità del terreno permetteva diversi raccolti l'anno, ma durante il periodo delle esondazioni del Nilo gli agricoltori si impegnavano per la costruzione delle grandi opere, ad esempio le grandi piramidi, in cambio di un compenso.

Pesi e misure[modifica | modifica wikitesto]

Il sistema metrico decimale (metro, chilogrammo, ecc) è stato adottato in Egitto il 28 aprile 1891, ed è ampiamente usato. È rimasto in uso il feddan come unità per la misura della superficie dei terreni. Un feddan = 4.200 m² = 1,038 acro = 0,42 ettari.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Population growth rate su CIA World Factbook. URL consultato il 28 febbraio 2013.
  2. ^ Dati dal Fondo Monetario Internazionale, ottobre 2013
  3. ^ Tasso di fertilità nel 2011. URL consultato il 12 febbraio 2013.
  4. ^ Population Clock, Central Agency for Public Mobilization and Statistics, 27 aprile 2013. URL consultato il 27 aprile 2013.
  5. ^ Midant-Reynes, Béatrix. The Prehistory of Egypt: From the First Egyptians to the First Kings. Oxford, Blackwell Publishers.
  6. ^ Andrew F. Cooper, Agata Antkiewicz and Timothy M. Shaw, "Lessons from/for BRICSAM about South-North Relations at the Start of the 21st Century: Economic Size Trumps All Else?", International Studies Review, Vol. 9, No. 4 (Winter, 2007), pp. 675, 687.
  7. ^ Si vedano W. van Soden, Akkadisches Handwöِrterbuch, II, pp. 619-21 e 659 e Arent Jan Wensinck, in The Encyclopaedia of Islam, s.v. «Miṣr».
  8. ^ I sistemi di scrittura dell'Egitto antico precedenti l'introduzione dell'alfabeto copto, che risale al primo secolo dell'era volgare, non trascrivevano le vocali, che quindi ci sono oggi per la maggior parte ignote.
  9. ^ Amnesty International, "Egyptian army must answer for deadly toll at Coptic protest", [1], "Egypt: Amnesty International condemns deadly attack on church in Alexandria, calls for improved protection ahead of Coptic Christmas", [2]
  10. ^ James Jankowski, "Egypt and Early Arab Nationalism", in Rashid Khalidi (ed.), The Origins of Arab Nationalism, New York, Columbia University Press, 1990, pp. 244-45
  11. ^ Adeed Dawisha, Arab Nationalism in the Twentieth Century, Princeton, Princeton University Press, 2003, pp. 264-65, 267
  12. ^ Reem Leila, Redrawing the map su Al Ahram Weekly (On-line). URL consultato il 19 maggio 2008.
  13. ^ Il ruolo della Rete nelle rivolte in Tunisia ed Egitto | TrentoAttiva
  14. ^ Numbers of women circumcised in Africa: The Production of a Total. USAID Demographic and Health Research Paper No. 39, 2008, sito internet consultato il 2 maggio 2010
  15. ^ Statistica UNICEF, pagina 32, sito internet consultato il 18 luglio 2010
  16. ^ "Mai più donne mutilate" l'Egitto vieta l'infibulazione - esteri - Repubblica.it
  17. ^ Doron Peskin, Infoprod Egitto relazioni forte aumento delle entrate dello Stato 10.02.09
  18. ^ Egiziani in contrasto su boicottaggio Israele, Doron Peskin, Infoprod 19.01.09
  19. ^ EGITTO TEME RITORNO DI 50000 LAVORATORI DAL GOLFO Doron Peskin, Infoprod 03.04.09
  20. ^ Egitto, esperti esortano annullamento di accordo sul gas, Doron Peskin, Infoprod 20.03.09
  21. ^ da un articolo pubblicato sul Corriere della Sera di Zecchinelli Cecilia il 24 aprile 2010 "Nouvelle Vague Cairo"

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • The Cambridge History of Egypt (Vol. 1: Islamic Egypt, 640-1517 ed. Carl F. Petry; Vol. 2: Modern Egypt, from 1517 to the End of the Twentieth Century, ed. M.W. Daly), Cambridge, C.U.P., 1998.
  • Paolo Minganti, L'Egitto moderno, Firenze, Sansoni, 1959.
  • Bruno Aglietti, L'Egitto dagli avvenimenti del 1882 ai giorni nostri, Roma, Istituto per l'Oriente, 1965, 2 voll.
  • Yaḥyà al-Antākī, Cronache dell'Egitto fatimide e dell'impero bizantino (937-1033), a cura di B. Pirone, Roma, Jaca Book, 1968.
  • Massimo Campanini, Storia dell'Egitto contemporaneo. Dalla rinascita ottocentesca a Mubarak, Roma, Edizioni Lavoro, 2005.
  • Elvio Ciferri, «Egypt», in Encyclopedia of the French Revolutionary and Napoleonic Wars, Santa Barbara (California), ABC Clio, 2006.
  • Paolo Branca (a cura di), Egitto: dalla civiltà dei faraoni al mondo globale, Milano, Jaca Book, 2007.
  • Nicola Melis, "L'importanza geostrategica dell'Egitto secondo un documento absburgico del XVI secolo", in E. Sanchez-G. P. M. Asuero-M. Bernardini (eds.), España y el Oriente islámico entre los siglos XV y XVI (Imperio Otomano, Persia y Asia central) Actas del congreso Università degli Studi di Napoli "L'Orientale", Nápoles 30 de septiembre - 2 de octubre de 2004, Isis, Istanbul 2007, pp. 238–311.
  • Arturo Gallia, Le politiche di sviluppo del Governo egiziano negli ultimi anni, in "Africa", Anno LXIII, n. 1, marzo 2008, pp. 64–81.
  • Ciro Sbailò, Principi sciaraitici e costruzione dello spazio pubblico nel mondo islamico. Il caso egiziano, Padova, Cedam, 2012.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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