Stati/Paesi -> Impero ottomano (1299-1923)      



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Impero ottomano
Impero ottomano – Bandiera Impero ottomano - Stemma
(dettagli) (dettagli)
Motto: دولت ابد مدت

"Devlet-i Ebed müddet" (Lo Stato Eterno)

Impero ottomano - Localizzazione
Dati amministrativi
Nome completo Sublime Stato ottomano
Nome ufficiale Osmanlı İmparatorluğu
دولت عالیه عثمانیه
Devlet-i Aliye-i Osmaniye
Lingue ufficiali Turco ottomano
Lingue parlate arabo, armeno, serbo, ebraico, greco bulgaro, curdo.
Inno Inno imperiale ottomano
Capitale Istanbul (dopo il 1453)
Altre capitali Söğüt (1299–1326)
Bursa (1326–1365)
Edirne (1365–1453)
Politica
Forma di governo Monarchia assoluta di carattere islamico; senza Costituzione (fino al 1909, con la deposizione del sovrano Abdul-Hamid II), con Costituzione (fino al 1922, anno dell'abolizione del Sultanato il 1º novembre, subito dopo la conclusione dell'Armistizio di Mudanya dell'11 ottobre 1922).[1])
Sultano Dinastia ottomana
Nascita 1299 con Osman I
Causa assorbimento del Sultanato selgiuchide di Rūm e di altri beilicati turchi d'Anatolia
Fine 29 ottobre 1923 con Mehmet VI
Causa Abolizione dell'Impero e nascita della Repubblica di Turchia
Territorio e popolazione
Bacino geografico Vicino Oriente, Medio Oriente, Balcani, Egitto, parte del Nordafrica
Territorio originale Anatolia
Massima estensione 5.000.000 km² ca. nel 1590 ca.
Popolazione 35.350.000 nel 1856;
20.884.000 nel 1906;
18.520.000 nel 1914;
14.629.000 nel 1919
Economia
Valuta Akçe

Kuruş

Religione e società
Religione di Stato Islam sunnita
Religioni minoritarie Chiesa ortodossa

Cattolicesimo Ebraismo

Evoluzione storica
Preceduto da Flag of the Greek Orthodox Church.svg Impero bizantino
Sultanato selgiuchide di Rūm
Sultanato danishmendide
Karamanid Dynasty flag.svg Beilicato di Karaman Beilicato di Osman
Succeduto da Turchia Turchia
Flag of Albanian Provisional Government (1912-1914).svg Governo provvisorio albanese
Flag of Kingdom of Syria (1920-03-08 to 1920-07-24).svg Regno Arabo di Siria
Flag of the United Kingdom.svg Mandato britannico della Mesopotamia
Flag of Greece (1822-1978).svg Regno di Grecia
Palestina Regno hascemita dell'Hegiaz
Flag of the Mutawakkilite Kingdom of Yemen.svg Regno dello Yemen

L’Impero ottomano o Sublime Stato ottomano, noto anche come Sublime porta (turco ottomano: دَوْلَتِ عَلِيّهٔ عُثمَانِیّه, Devlet-i ʿAliyye-yi ʿOsmâniyye, turco moderno: Osmanlı Devleti o Osmanlı İmparatorluğu), fu un impero turco che durò dal 1299 al 1922 (623 anni).

Fu detto "ottomano" poiché costituito originariamente dai successori di Osman Gazi, guerriero turco capostipite della dinastia ottomana che assunse il titolo di sultano con il nome di Osman I. Il sultanato, e poi impero con Maometto II, nacque in continuità col Sultanato selgiuchide di Rum e durò sino all'istituzione dell'odierna Repubblica di Turchia.

L'Impero ottomano fu uno dei più estesi e duraturi della storia: infatti durante il XVI e il XVII secolo, al suo apogeo, sotto il regno di Solimano il Magnifico, era uno dei più potenti Stati del mondo, un impero multinazionale e plurilingue che si estendeva dai confini meridionali del Sacro Romano Impero, alle periferie di Vienna e della Polonia a nord fino allo Yemen e l'Eritrea a sud; dall'Algeria a ovest fino all'Azerbaigian a est, controllando gran parte dei Balcani, del Vicino Oriente e del Nordafrica.

Avendo Costantinopoli come capitale e un vasto controllo sulle coste del Mediterraneo, l'Impero fu al centro dei rapporti tra Oriente e Occidente per circa cinque secoli.

Durante la prima guerra mondiale si alleò con gli Imperi centrali e con essi fu pesantemente sconfitto.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'ascesa dell'Impero ottomano (1299-1453)[modifica | modifica wikitesto]

Con la fine del Sultanato selgiuchide di Rum (1300 circa), l'Anatolia fu divisa in una moltitudine di Stati indipendenti, i beilicati turchi d'Anatolia. A quell'epoca l'Impero bizantino, indebolito, aveva perso molte delle province anatoliche a vantaggio dei Beilicati. Uno di essi si trovava nella zona di Eskişehir, nell'Anatolia occidentale, ed era governato dal bey Osman I (da cui deriva la parola "ottomano"), figlio di Ertuğrul. Nel mito della fondazione conosciuto come Sogno di Osman, narrato nella storia medievale turca, il giovane Osman è ispirato dal sogno premonitore di un grande impero, rappresentato da un grande albero le cui radici si espandono in tre continenti e i cui rami coprono il cielo; dalle radici si diramano quattro fiumi: il Tigri, l'Eufrate, il Nilo e il Danubio, e l'albero fa ombra a quattro catene montuose: il Caucaso, il Tauro, l'Atlante e i Balcani. Una vera e propria allucinazione, in base alla quale però, durante il suo regno come sultano, Osman I estese le frontiere del suo impero fino ai margini di quello bizantino.

In questo periodo fu creato un governo ottomano formale, le cui istituzioni sarebbero cambiate molto nel corso della vita dell’impero. Il governo utilizzò il sistema dei Millet, sotto il quale le minoranze religiose ed etniche avevano il permesso di gestire i propri affari con margini di sostanziale autonomia.

Nel secolo successivo alla morte di Osman I, il dominio ottomano cominciò a estendersi sul Mediterraneo orientale e sui Balcani. Il figlio di Osman, Orhan I, conquistò la città di Bursa nel 1324 e la rese nuova capitale dello Stato ottomano. La caduta di Bursa implicò la perdita del controllo bizantino sull’Anatolia nordoccidentale. E dopo Bursa, nel 1337 fu conquistata Nicomedia. Poi, nel 1354 gli Ottomani superarono lo stretto dei Dardanelli e si espansero nella ''Rumelia'', conquistando Adrianopoli (1361), Sofia (1386) e Salonicco ai veneziani nel 1387. La vittoria ottomana in Kosovo nella battaglia della Piana dei Merli segnò il declino dell’Impero serbo e la fine del suo controllo sulla regione, aprendo la strada all’espansione ottomana in Europa. A essa seguì la conquista del regno di Bulgaria nel 1393, grazie alla quale gli Ottomani arrivarono a minacciare l’Ungheria. Il re ungherese Sigismondo tentò di fermarli ma nel 1396 fu sconfitto nella battaglia di Nicopoli, ritenuta l’ultima crociata su larga scala del Medioevo, anche se non combattuta in Terra santa. Con l’espansione del dominio turco sui Balcani, la conquista di Costantinopoli divenne un obiettivo cruciale. L’Impero ottomano controllava quasi tutte le terre un tempo bizantine, circondando la sua capitale, ma gli assalti furono temporaneamente sospesi quando Tamerlano invase l’Anatolia e, con la battaglia di Ancyra del 1402, fece prigioniero il sultano Bayezid I Yildirim (la Folgore). La cattura lasciò i Turchi disorganizzati, e lo Stato fu preda di in una guerra civile che durò fino al 1413, con le lotte di successione tra i figli di Bayezid. Quel periodo terminò solo quando Mehmet I conquistò il titolo di sultano e ripristinò il potere ottomano, mettendo fine all’interregno.

Parte dei territori ottomani nei Balcani (come Salonicco, la Macedonia e il Kosovo), furono temporaneamente persi dopo il 1402, ma poi Murad II li riconquistò fra il 1430 e il 1450. Il 10 novembre 1444, alla battaglia di Varna, Murad II sconfisse un’armata congiunta polacca e ungherese, guidata da Ladislao III di Polonia, re di entrambi gli Stati, e János Hunyadi. Fu la battaglia finale della crociata di Varna. János Hunyadi preparò un’altra armata (composta da forze ungheresi e valacche) per attaccare i turchi, ma nel 1448 fu sconfitto di nuovo da Murād II nella seconda battaglia del Kosovo.

Il figlio di Murād II, Maometto II, detto poi Fātiḥ (conquistatore), riorganizzò lo Stato e l’esercito, e dimostrò la sua abilità bellica conquistando a 21 anni Costantinopoli, il 29 maggio 1453. Fu il crollo definitivo dell’Impero romano d’Oriente.

Espansione e apogeo (1453-1566)[modifica | modifica wikitesto]

La conquista ottomana di Costantinopoli nel 1453 rinforzò la posizione del vecchio Impero, ritornato ora grande come prima, come principale potenza dell’Europa sudorientale e del Mediterraneo orientale. Maometto II permise alla Chiesa ortodossa di mantenere la sua autonomia e le sue terre in cambio dell'accettazione dell’autorità ottomana. A causa delle cattive relazioni esistenti tra l’Impero bizantino degli ultimi periodi e gli Stati dell’Europa occidentale, la maggioranza della popolazione ortodossa accettò il dominio ottomano, preferendolo a quello veneziano.

Tra il XV e il XVI secolo l’Impero ottomano visse un lungo periodo di conquiste ed espansione, e prosperò sotto una lunga dinastia di sultani. L’economia dello Stato fiorì anche grazie al controllo delle vie commerciali di terra tra l’Europa e l’Asia.

Dopo la presa di Costantinopoli, solo la resistenza degli Ungheresi nell'assedio di Belgrado del 1456 e quindi la prigionia in Francia e in Italia del principe Cem, fratello di Bayezid II, permise una pausa di circa 70 anni nell'espansione verso i regni d'Europa. Ciò non impedì a Maometto II di annettere la Grecia (1456), la Morea (1460), la parte di Anatolia non ancora sottomessa (1472), le colonie genovesi del Mar Nero (1475) e l'Albania (1481)[2].

L'ampliamento del Sultanato ottomano in direzione dell'Europa proseguì con l'assedio dell'isola di Rodi e la sanguinosa conquista di Otranto nel 1480. Solo la morte di Maometto II - seguita da un conflitto dinastico fra i due figli - permise di scacciare i turchi dalla città pugliese e di sottrarre Rodi all'accerchiamento.

Gli Ottomani spostarono poi la loro attenzione a oriente, espandendo i loro domini in diverse regioni dell'Asia e del Nordafrica, guidati da grandi sultani, come Bayazid II e Selim I – che abbatté il Sultanato mamelucco di Siria ed Egitto e conquistò tutti i paesi arabi del Vicino Oriente, acquisendo il titolo di protettore dei Luoghi santi di Mecca e Medina, e quindi (1517) di califfo.

Selim sconfisse inoltre lo Shah Isma'il I della Persia safavide nella battaglia di Cialdiran e creò una flotta nel Mar Rosso. Con questa espansione gli Ottomani entrarono in competizione con l’Impero portoghese per diventare la potenza dominante nella regione.

Il successore di Selim, Solimano il Magnifico (1520-1566) tentò nuovamente la strada dell'espansione nei Balcani, ed entrò così ancora in contrasto con i regni europei per il predominio sul mar Mediterraneo. Nel 1521 conquistò Belgrado, nel 1522 Rodi, nel 1526 nella battaglia di Mohács sconfisse il re d'Ungheria e Boemia Luigi II, che morì in combattimento. La vittoria nelle guerre ottomano-ungheresi stabilì il dominio turco nelle parti meridionali e centrali del Regno di Ungheria.

Nel 1529 gli ottomani proseguirono su Vienna, assediando la città, ma non riuscirono a prenderla. Nel 1532 Solimano lanciò un altro attacco a Vienna, ma fu respinto nell’assedio di Güns. Dopo lungo e sanguinoso assedio cadde invece in mano turca Buda, la capitale ungherese (1541).

Dopo la caduta delle maggiori città ungheresi e slave in mano turca (tra cui Belgrado, Pécs, Buda), molti Stati danubiani patteggiarono la sottomissione formale alla Porta (impegnandosi al pagamento di una tassa), in cambio di una pressoché completa libertà di azione. Così fecero, tra gli altri, la Repubblica di Ragusa, il Montenegro, il Principato di Transilvania (indipendente dopo la caduta del regno d'Ungheria), la Moldavia e la Valacchia.

Solimano espanse l'Impero anche verso l'Asia e l'Africa, impossessandosi di Baghdad, di Tunisi e dell'Algeria (1534), dello Yemen (1547), di Tripoli (1551)[2]. Con la conquista della persiana Baghdad, gli ottomani ottennero il controllo della Mesopotamia e l’accesso navale al Golfo Persico.

L’Impero ottomano e la Francia, uniti dall’opposizione al dominio Asburgo, divennero alleati. La conquista francese di Nizza (1543) e della Corsica (1553) fu un’impresa comune delle forze di Francesco I e di Solimano, e fu comandata dagli ammiragli ottomani Khayr al-Din Barbarossa e Dragut. Un mese prima l’artiglieria francese aveva sostenuto gli ottomani durante l’assedio di Esztergom. Dopo la successiva avanzata dei turchi, nel 1547 Ferdinando I d’Asburgo riconobbe ufficialmente il dominio ottomano dell’Ungheria.

Alla fine del regno di Solimano la popolazione dell’Impero ammontava a 15 milioni di abitanti. L'impero ottomano era una notevole potenza navale, controllava gran parte del Mar Mediterraneo ed era una parte significativa e soprattutto accettata dello scacchiere europeo.

Rivolte e ripresa (1566-1683)[modifica | modifica wikitesto]

Nel corso di un protratto periodo di cattivo governo da parte di sultani deboli, le strutture burocratiche e militari del precedente secolo risultarono sotto sforzo. Gradualmente gli ottomani rimasero indietro rispetto agli europei in termini di tecnologia militare, mentre l'innovazione, che aveva rinvigorito l'espansione dell'Impero, fu soffocata da un crescente conservatorismo religioso e intellettuale. Comunque, a dispetto di queste difficoltà, l'Impero rimase una delle principali potenze del continente fino alla battaglia di Vienna del 1683, che segnò la fine dell'espansione ottomana in Europa.

La scoperta di nuove rotte commerciali da parte degli Stati dell'Europa occidentale permise di aggirare il monopolio commerciale ottomano. Il superamento del Capo di Buona Speranza da parte dei portoghesi nel 1488 diede inizio a una serie di guerre navali tra Ottomani e Portoghesi nell'Oceano Indiano che durò per tutto il '500. Economicamente, l'enorme afflusso di argento spagnolo dal Nuovo Mondo provocò una netta svalutazione della valuta ottomana e una fortissima inflazione.

Sotto Ivan IV (1547-1584), il Regno russo si espanse nelle regioni del Volga e del Mar Caspio a spese dei khanati tatari. Nel 1571, il khan di Crimea Devlet-i Giray, supportato dagli ottomani, bruciò Mosca. L'anno successivo, l’invasione fu ripetuta, ma respinta alla battaglia di Molodi. Il Khanato di Crimea continuò a invadere l’Europa orientale in una serie di scorrerie e rimase una potenza significativa di quella regione fino alla fine del '600.

Nell'estate del 1566 Solimano il Magnifico, ormai 72enne, tentò ancora l'attacco alla Monarchia asburgica, rappresentata ora dall'imperatore Massimiliano II. Si diresse su Vienna con un esercito di 150.000 uomini, ma si fermò alla fortezza di Szigetvár, il cui assedio gli costò un mese di fermata e perdite stimate fra i 20.000 e i 30.000 uomini. Ad assedio quasi concluso morì. La vicinanza della brutta stagione e la vacanza del potere a Istanbul convinsero il suo Gran Visir a rientrare nella capitale ottomana. Questo risparmiò all'Austria un altro pericoloso attacco e il successivo Trattato di Adrianopoli, del febbraio 1568, sancì una tregua fra i due avversari; avrebbe dovuto durare otto anni ma ne durò circa 25.

Nell'Europa meridionale, nel 1570, sotto il sultano Selim II, successore di Solimano il Magnifico, i turchi conquistarono Cipro, possedimento veneziano, provocando la reazione del mondo cristiano. L'anno successivo fu formata una coalizione cattolica il cui nerbo era costituito dalla flotta di Venezia al comando del suo futuro doge Sebastiano Venier, da quella imperiale spagnola di don Giovanni d'Austria (comandante supremo delle flotte partecipanti), dalle navi di Genova, guidate da Gianandrea Doria, da quelle dei Cavalieri di Rodi, con il loro Gran Maestro, da quelle del Ducato di Savoia, condotte da Andrea Provana di Leinì e dalla flotta pontificia, affidata a Marcantonio Colonna.

La flotta europea si scontrò con quella ottomana a Lepanto nel 1571, e i cristiani ottennero un’importante vittoria. Fu un sorprendente colpo all’immagine dell’invincibilità ottomana. La battaglia danneggiò gli Ottomani più che altro per la perdita di uomini esperti che di navi, che furono infatti rapidamente rimpiazzate: la flotta ottomana si ristabilì in fretta, tanto da persuadere Venezia a firmare un trattato di pace nel 1573, che permise agli Ottomani di espandersi e consolidarsi in Nord Africa.

Per contro, il confine con gli Asburgo era rimasto stazionario, stallo causato dall’irrigidimento delle difese asburgiche. La Lunga Guerra contro l’Austria degli Asburgo (1593-1606) rese necessarie ancor più truppe di fanteria equipaggiate con armi da fuoco, il che comportò l'inasprimento dei reclutamenti, e perciò irrimediabili problemi di indisciplina e ribellione tra i corpi. Furono reclutate anche truppe irregolari di tiratori scelti (Sekban), che una volta smobilizzate si diedero al brigantaggio, giungendo infine alla rivolta dei Celali (1595-1610), che provocò diffusi fenomeni anarchici in Anatolia tra il XVI e il XVII secolo. Con la popolazione dell’Impero che raggiunse i 30 milioni attorno al 1600, la mancanza di terre causò ulteriori pressioni sul governo.

Murad IV (1612-1640) riconquistò Erevan (1635) e Baghdad (1639) dai Safavidi, e nonostante la brevità del suo regno riaffermò l’autorità centrale. Il Sultanato delle donne (1648-1656) fu un periodo in cui le madri dei giovani sultani esercitarono il potere in nome dei loro figli. Le più importanti furono la Sultana Kösem e sua nuora Turhan Hadice, ma la loro rivalità culminò nell’assassinio della Kösem nel 1651. Durante il periodo dei Köprülü (1656-1703), il controllo effettivo dell’Impero fu esercitato da una serie di gran visir provenienti dall’omonima famiglia. Il visirato Köprülü vide un rinnovato successo militare, con il ripristino dell’autorità in Transilvania, la conquista di Creta completata nel 1669 e l’espansione nell’Ucraina meridionale polacca, con la cessione agli ottomani delle roccaforti di Chotyn e Kam'janec'-Podil's'kyj e nel 1676 della Podolia.

Questo periodo di rinnovata affermazione finì nel maggio del 1683, quando il Gran Visir Kara Mustafa condusse un’enorme armata al secondo assedio ottomano di Vienna, nella guerra austro-turca. Prima dell’assalto finale, le forze ottomane furono spazzate via dagli alleati degli Asburgo, forze tedesche e polacche comandate dal re polacco Giovanni Sobieski alla Battaglia di Vienna. L’alleanza della Lega Santa uscì vittoriosa dalla guerra, e si giunse alla Pace di Carlowitz (26 gennaio 1699) che sancì la perdita di importanti territori. Mustafa II (1695-1703) lanciò in Ungheria il contrattacco del 1695-96 contro gli Asburgo, ma fu duramente sconfitto a Zenta (11 settembre 1697). Fu l’inizio del periodo di decadenza del Sultanato.

Stagnazione e riforme (1683-1827)[modifica | modifica wikitesto]

In questo periodo l'espansione della Russia rappresentò una minaccia crescente. Di conseguenza, re Carlo XII di Svezia fu un alleato benvenuto nell'Impero ottomano a seguito della sua disfatta contro i russi nella battaglia di Poltava del 1709, episodio della Grande guerra del nord del 1700-1721.) Carlo XII persuase il sultano ottomano Ahmed III a dichiarare guerra alla Russia, che si concluse con la vittoria ottomana alla battaglia del Prut, nel 1710-1711. La successiva Pace di Passarowitz, firmata il 21 luglio 1718, portò un periodo di momentanea tranquillità, ma il trattato mostrava ormai come l'Impero ottomano fosse sulla difensiva, con nessuna voglia di portare avanti ulteriori aggressioni all'Europa.

La guerra austro-russo-turca del 1735-1739, che terminò col Trattato di Belgrado del 1739, segnò la cessione della Serbia e della "Piccola Valacchia" all'Austria e del porto di Azov alla Russia. Dopo questo trattato l'Impero ottomano poté godere di una generazione di pace, in quanto Austria e Russia erano impegnate a fronteggiare l'ascesa della Prussia.

Furono realizzate riforme nel campo dell'educazione e nella tecnologia, inclusa la fondazione di istituti di istruzione superiore come l'Università Tecnica di Istanbul. Nel 1734 nacque una scuola di artiglieria per adeguarsi ai metodi di artiglieria occidentali, ma il "clero" musulmano ne ottenne la chiusura, presentando inadeguate argomentazioni di teodicea, tanto che nel 1754 la scuola fu riaperta, ma in segreto. Nel 1726, Ibrahim Muteferrika convinse il Gran Visir Nevşehirli Damad Ibrahim Pasha, il Gran Mufti e le autorità religiose dell'efficienza della stampa, e più tardi il sultano Ahmed III garantì a Muteferrika il permesso di pubblicare libri di argomento profano (nonostante l'opposizione di alcuni calligrafi e leader religiosi). La stampa di Muteferrika pubblicò il primo libro nel 1729, ed entro il 1743 aveva prodotto 17 lavori in 23 volumi, ciascuno tra le 500 e le 1.000 copie.

Col pretesto di inseguire i rivoluzionari polacchi fuggitivi, truppe russe entrarono a Balta, una città ai confini della Bessarabia controllata dagli Ottomani, e ne massacrarono i cittadini, radendola al suolo. Quest’azione provocò la Guerra russo-turca del 1768-1774. Il Trattato di Küçük Kaynarca del 1774 concluse la guerra e diede la libertà di culto ai cristiani delle province ottomane di Valacchia e Moldavia. Nel tardo XVIII secolo, una serie di sconfitte in diverse guerre contro la Russia portò una parte della popolazione ottomana a pensare che le riforme di “Deli Petro” (‘’Pietro il Pazzo’’, nome con cui Pietro il Grande era conosciuto in Turchia) avessero avvantaggiato i Russi, e che gli Ottomani avrebbero fatto meglio a mettersi in pari con la tecnologia occidentale per evitare successive sconfitte.

Selim III (1789-1807) fece i primi importanti tentativi di modernizzare le forze armate, ma al solito le riforme furono ostacolate dai leader religiosi e dai corpi Giannizzeri, che, gelosi dei propri privilegi e fermamente avversi ai cambiamenti, si ribellarono. Gli sforzi di Selim gli costarono il trono e la vita, ma furono portati avanti in modo appariscente e sanguinoso dal suo successore Mahmud II, che nel 1826 eliminò il corpo dei Giannizzeri.

La rivoluzione serba (1804-1815) segnò l’inizio del risveglio dei nazionalismi nei Balcani nel tema della Questione Orientale. La sovranità della Serbia come monarchia ereditaria fu riconosciuta de jure solo nel 1830. Nel 1821 i greci dichiararono guerra al Sultano: una ribellione che ebbe origine in Moldavia come diversivo, fu seguita da una più imponente rivoluzione nel Peloponneso che nel 1829, insieme alla parte settentrionale del Golfo di Corinto, divenne la prima regione dell’Impero ottomano a ottenere l’indipendenza. Verso la metà del XIX secolo, l’Impero ottomano fu chiamato “il malato d’Europa”. Gli stati nascenti di Serbia, Valacchia, Moldavia e Montenegro si mossero verso l’indipendenza de jure negli anni sessanta e settanta dell’Ottocento.

Il declino[modifica | modifica wikitesto]

L'espansione e il declino dell'Impero ottomano.

Nel 1699 i turchi cedettero di nuovo davanti alla pressione austriaca (pace di Passarowitz del 1718), e abbandonarono l'Ungheria e la Transilvania; nel 1739 gli ripresero Belgrado e tutti i territori perduti in precedenza (trattato di Belgrado), ma fu il loro ultimo successo. La potenza emergente della Russia divenne un problema, non solo per l'Impero ottomano, ma per tutta l'Europa: la sua ascesa pose fine all'egemonia turca nei Balcani. Nel XVIII secolo, i Russi avevano già conquistato il Caucaso, la Bessarabia, la Moldavia, la Valacchia, e con il Trattato di Iași, in seguito alla guerra russo-turca (1787-1792), anche la Crimea divenne definitivamente territorio russo. Ormai, nel Mar Nero le flotte dello zar navigavano indisturbate.

In margine a ciò va però ricordato che, nel Trattato di Küçük Kaynarca del 21 luglio 1774, la cancelleria ottomana impiegò senza alcuna obiezione interna e internazionale la titolatura di Califfo per il Sultano ottomano (funzione già di fatto espressa comunque fin dal 1517, dopo la vittoria di Selim I a spese del Sultanato mamelucco.

Nel 1821 l'Impero dovette affrontare la volontà d'indipendenza della Grecia. Arrivarono aiuti da quasi tutte le nazioni europee e, alla fine, con la pace di Adrianopoli del 1829, i turchi dovettero capitolare e riconoscere l'indipendenza della Grecia. Nel 1830 il grande impero islamico subì un altro colpo con l'occupazione di Algeri da parte della Francia.

Nel 1839 il sultano promosse le Tanzimat, "riforme" atte cioè a riorganizzare e a rendere più efficiente il vasto impero.

Nel corso del XIX secolo l'Impero vide poi ridursi progressivamente i propri domini europei con l'indipendenza della Serbia, della Romania con l'unificazione di Moldavia e Valacchia, del Montenegro e della Bulgaria e l'espandersi di questi Stati e della Grecia ai danni degli ottomani. I continui ingrandimenti territoriali dei nuovi stati balcanici furono sanzionati, in particolare, dalla Pace di Santo Stefano e dal Congresso di Berlino del 1878.

Nel 1881 la Tunisia, già autonoma dall'inizio del Settecento sotto il governo del Bey, divenne un protettorato francese. Nel 1882 l'Egitto sotto la spinta degli inglesi rivendicò la propria autonomia, pur continuando a far parte dell'impero.

Nel 1908 l'impero, oramai in crisi, subì la cosiddetta rivoluzione dei "Giovani Turchi". Il movimento era composto da intellettuali e ufficiali che volevano trasformare l'impero, molto arretrato dal punto di vista economico, in una moderna monarchia costituzionale. Nell'estate di quell'anno alcuni ufficiali marciarono col loro esercito contro Istanbul, costringendo il sultano a concedere la costituzione.

Il nuovo regime tentò di modernizzare il paese, ma non riuscì a risolvere il problema dei rapporti con le popolazioni europee ancora sottomesse, che si coalizzarono rapidamente contro di loro. Nel 1911 l'Impero dovette combattere contro l'Italia una guerra per il possesso della Tripolitania e della Cirenaica. L'Italia, governata da Giovanni Giolitti, inviò un contingente di 100.000 uomini e nel 1912 i Turchi furono costretti a firmare la pace di Losanna con la quale cedevano il territorio libico all'Italia, mantenendo però una equivoca sovranità religiosa sulle popolazioni musulmane del luogo.[3]

Nello stesso 1912 gli Ottomani dovettero affrontare una coalizione formata da Serbia, Montenegro, Grecia e Bulgaria, nella prima guerra balcanica. L'Impero fu sconfitto in pochi mesi, e perse l'Albania (che dichiarò la propria indipendenza) e tutti gli altri territori europei, a eccezione di una piccola striscia della Tracia orientale. L'anno dopo però, con la seconda guerra balcanica, i Turchi entrarono in guerra insieme a Grecia, Serbia e Romania contro la Bulgaria, e dopo la vittoria riottennero un'altra parte della Tracia, con la quale potevano controllare gli stretti del Bosforo e dei Dardanelli.

Nel 1914 l'Impero ottomano controllava ancora la Siria, il Libano, la Palestina e i territori comprendenti la Giordania, l'Iraq e la Penisola arabica; l'Egitto continuava a far parte dell'impero come Stato autonomo, anche se di fatto era un protettorato dei britannici.
Il controllo del Nordafrica era stato invece già da tempo perduto, con il Marocco esposto alle mire tedesche, spagnole e francesi, con l'Algeria occupata stabilmente nel 1830 dalla Francia (che lo trasformerà in "territorio metropolitano") e con la Tunisia diventata Protettorato francese, mentre la Tripolitania e la Cirenaica erano diventate italiane grazie al conflitto del 1911 perso dall'Impero ottomano.

La Grande Guerra e il genocidio armeno[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Teatro del Medio Oriente della prima guerra mondiale, Genocidio armeno e Rivolta Araba.

Nella prima guerra mondiale l'Impero si alleò con gli Imperi Centrali e con essi fu pesantemente sconfitto, malgrado avesse inflitto alle forze francesi (praticamente annichilite), a quelle britanniche, a quelle australiane e a quelle neozelandesi una pesante sconfitta a Gallipoli, grazie all'insipienza alleata e al genio militare del Tenente colonnello (Yarbay) Mustafa Kemal Pascià, allora comandante della 19ª Divisione della Quinta Armata ottomana.
Durante la guerra - in cui esplose la Rivolta Araba - il governo dei "Giovani turchi", timoroso che gli Armeni dell'Impero potessero allearsi coi russi, procedette a una serie di massacri e deportazioni, ricordata col nome di "genocidio armeno", e che ancora oggi le autorità turche stentano a riconoscere esplicitamente nei termini proposti dagli storici.

Con la sconfitta, l'Impero ottomano fu dissolto, perdendo i territori del Vicino Oriente, che passarono alla Francia e alla Gran Bretagna.

Nel 1923 l'ultimo sultano Mehmed VI fu deposto, a seguito dei disastri che la guerra aveva causato, e l'Impero divenne l'attuale Repubblica turca.

Dall'Impero ottomano alla Turchia moderna[modifica | modifica wikitesto]

La Turchia secondo il Trattato di Sèvres del 1922.

Dopo la sconfitta l'Impero, già notevolmente ridotto dal Trattato di Sèvres a parte della penisola anatolica e della Tracia orientale, dovette subire anche l'occupazione straniera, con la Grecia che prese la zona di Smirne e gli eserciti anglo-italo-francesi che presidiavano le regioni costiere. A guidare il movimento di indipendenza nazionale fu un generale dell'esercito ottomano, Mustafà Kemal Pascià, detto in seguito Atatürk (padre dei Turchi), che si era messo in mostra nella vittoriosa battaglia di Gallipoli e che aveva anche partecipato alla rivoluzione dei "Giovani Turchi". Nella guerra greco-turca del 1919-1922, britannici, italiani e francesi preferirono andarsene, e i Greci dovettero vedersela da soli contro la riscossa turca. In poco più di due anni i Greci furono ripetutamente sconfitti e costretti a lasciare Smirne. Nel novembre del 1922 fu abolito il Sultanato e nel 1923 fu proclamata la Repubblica Turca, di cui Atatürk fu il primo Presidente. Sopravvisse per poco la dignità califfale nella persona di Abdul Mejid II ma nel 1924 un'Assemblea Nazionale convocata da Atatürk dichiarò conclusa tale esperienza califfale, almeno nella linea dinastica del casato ottomano.

Struttura e organizzazione amministrativa[modifica | modifica wikitesto]

La struttura amministrativa all'interno del grande impero era dominata dal sultano, che aveva come primo ministro un gran visir. Il sultano era coadiuvato nelle funzioni di governo da personale amministrativo e militare ben addestrato e, soprattutto, da lui direttamente dipendente. Spesso, infatti, i funzionari venivano reclutati tra gli schiavi del sultano: si trattava di giovani cristiani catturati nel corso delle conquiste o delle razzie, convertiti alla fede islamica e poi arruolati nell'esercito o inseriti nei quadri amministrativi. Dopo la conquista di Costantinopoli, la residenza ufficiale dei sultani turchi fu il grandioso palazzo del Topkapi a Istanbul. Alla sfarzosa corte ottomana erano presenti molti eunuchi, che erano per lo più nordafricani. L'Impero ottomano era frazionato in 21 regioni, governate da 21 Pascià, che avevano a disposizione 250 Bey. Importanti funzionari dell'Impero erano i Giannizzeri, una fanteria d'élite che ebbe come suo punto di forza il precoce uso dell'artiglieria e che sindacò talora pesantemente la vita politica dell'impero.

Fino al XX secolo l'Impero era suddiviso nei tre grandi territori di Europa, Asia e Africa, governati da un 'Beylerbeyg' d'Europa e uno d'Asia; questi erano suddivisi in Province (Eyalet) a sua volta distinte in governi dei Pascià (Pascialati, in turco Pashalik) e dei Sangiaccati (Sangiak in Europa e Liwa in Asia). I sangiacchi erano governatori militari con diritto di bandiera (sanjak) concesso dal sultano. La capitale Istanbul era un distretto separato.

Suddivisione in province[modifica | modifica wikitesto]

    • Eyalet d’Abissinia (turco ottomano: ایالت حبش Eyālet-i Ḥabeš; turco: Habeş Eyaleti);
    • Eyalet dell'Abkhazia (turco: Abhaz Eyaleti);
    • Eyalet di Adana (turco ottomano: ایالت آطنه Eyālet-i Āṭanâ; turco: Adana Eyaleti);
    • Eyalet d'Algeria (turco ottomano: ایالت جزایر غرب Eyālet-i Jezāyir-i Ġarb; turco: Cezayir-i Garb Eyaleti);
    • Eyalet di Aleppo (turco ottomano: ایالت حلب Eyālet-i Ḥaleb; turco: Halep Eyaleti);
    • Eyalt di Akhaltsikhe (turco: Ahıska Eyaleti);
    • Eyalet di Anatolia (turco ottomano: ایالت آناطولی Eyālet-i Ānāṭōlī; turco: Anadolu Eyaleti);
    • Eyalet di Ankara (turco ottomano: ایالت آنقره Eyālet-i Ānqarâ; turco: Ankara Eyaleti);
    • Eyalet dell'Arcipelago (turco ottomano: ایالت جزایر بحر سفید Eyālet-i Jezāyir-i Baḥr-i Sefīd; turco: Cezayir-i Bahr-i Sefid Eyaleti);
    • Eyalet di Aidın (turco ottomano: ایالت آیدین Eyālet-i Āydīn; turco: Aydın Eyaleti);
    • Eyalet di Baghdad (turco ottomano: ایالت بغداد Eyālet-i Baġdād; turco: Bağdat Eyaleti);
    • Eyalet di Basra (turco ottomano: ایالت بصره Eyālet-i Baṣrâ; turco: Basra Eyaleti);
    • Eyalet di Bosnia (turco ottomano: ایالت بوسنه Eyālet-i Bōsnâ; turco: Bosna Eyaleti);
    • Eyalet di Budin (turco ottomano: ایالت بودین Eyālet-i Būdīn; turco: Budin Eyaleti);
    • Eyalet di Kefe (turco ottomano: ایالت کفه Eyālet-i Kefê; turco: Kefe Eyaleti);
    • Eyalet di Childir (turco ottomano: ایالت چلدر Eyālet-i Čildir; turco: Çıldır Eyaleti);
    • Eyalet di Cipro (turco ottomano: ایالت قبرص Eyālet-i Qibriṣ; turco: Kıbrıs Eyaleti);
    • Eyalet di Creta (turco ottomano: ایالت گریت Eyālet-i Girīt; turco: Girit Eyaleti);
    • Eyalet del Daghestan (turco: Dağıstan Eyaleti);
    • Eyalet di Dmanisi (turco: Tumanis Eyaleti);
    • Eyalet di Damasco (turco ottomano: ایالت شام Eyālet-i Šām; turco: Şam Eyaleti);
    • Eyalet di Diyarbekir (turco ottomano: ایالت دیاربکر Eyālet-i Diyār-i Bekr; turco: Diyâr-ı Bekr Eyaleti);
    • Eyalet di Dulkadir (turco ottomano: ایالت ذو القادریه / دولقادر Eyālet-i Ẕū l-Qādirīyê / Dūlqādir; turco: Zûlkâdiriyye / Dülkadir Eyaleti);
    • Eyalet di Adrianopoli (turco ottomano: ایالت ادرنه Eyālet-i Edirnê; turco: Edirne Eyaleti);
    • Eyalet di Eğri (turco: Eğri Eyaleti);
    • Eyalet d'Egitto (turco ottomano: ایالت مصر Eyālet-i Miṣir; turco: Mısır Eyaleti);
    • Eyalet di Erzegovina (turco ottomano: ایالت هرسک Eyālet-i Hersek; turco: Hersek Eyaleti);
    • Eyalet di Erzurum (turco ottomano: ایالت گریت Eyālet-i Erżurūm; turco: Erzurum Eyaleti);
    • Eyalet di Ganja (turco: Gence Eyaleti);
    • Eyalet di Gori (turco: Gori Eyaleti);
    • Eyalet di Győr (turco: Yanik Eyaleti);
    • Eyalet di Giannina (turco ottomano: ایالت یانیه Eyālet-i Yānyâ; turco: Yanya Eyaleti);
    • Eyalet di Hasa (turco ottomano: ایالت لحسا Eyālet-i Laḥsā; turco: Lahsa Eyaleti);
    • Eyalet dello Higiaz (turco ottomano: ایالت حجاز Eyālet-i Ḥijāz; turco: Hicaz Eyaleti);
    • Eyalet di Hüdavendigâr (turco ottomano: ایالت خداوندگار Eyālet-i Ḥüdāvendigār; turco: Hüdavendigâr Eyaleti);
    • Eyalet di Istanbul (turco ottomano: ایالت استانبول Eyālet-i Istānbūl; turco: İstanbul Eyaleti);
    • Eyalet di Kakheti (turco: Kaheti Eyaleti);
    • Eyalet di Kanje (turco ottomano: ایالت کانیژه Eyālet-i Kānīžê; turco: Kanije Eyaleti);
    • Eyalet di Karaman (turco ottomano: ایالت قره‌مان Eyālet-i Qarâmān; turco: Karaman Eyaleti);
    • Eyalet di Karesi (turco ottomano: ایالت کره‌سی Eyālet-i Karêsī; turco: Karesi Eyaleti);
    • Eyalet di Kars (turco ottomano: ایالت قارص Eyālet-i Qārṣ; turco: Kars Eyaleti);
    • Eyalet di Kastamonu (turco ottomano: ایالت قسطمونی Eyālet-i Qasṭamōnī; turco: Kastamonu Eyaleti);
    • Eyalet del Kurdistan (turco ottomano: ايالت كردستان Eyâlet-i Kurdistân; turco: Kürdistan Eyaleti);
    • Eyalet del Lazistan (turco ottomano: ایالت لازستان ه Eyâlet-i Lazona; turco: Lazistan Eyaleti);
    • Eyalet di Lori (turco: Lori Eyaleti);
    • Eyalet della Moldavia (turco: Boğdan Eyaleti);
    • Eyalet di Monastir (turco ottomano: ایالت مناستر Eyālet-i Manāstir; turco: Manastır Eyaleti);
    • Eyalet della Morea (turco ottomano: ایالت موره Eyālet-i Mōrâ; turco: Mora Eyaleti);
    • Eyalet di Mossul (turco ottomano: ایالت موصل Eyālet-i Mūṣul; turco: Musul Eyaleti);
    • Eyalet di Nakhchivan (turco: Nahçivan Eyaleti);
    • Eyalet di Niš (turco: Niş Eyaleti);
    • Eyalet di Nogai (turco: Nogay Eyaleti);
    • Eyalet di Özü (turco ottomano: ایالت نیش Eyālet-i Ȫzī; turco: Özü Eyaleti);
    • Eyalet della Podolia (turco ottomano: ایالت پودولیا Eyālet-i Pōdōlyā; turco: Podolya Eyaleti);
    • Eyalet di Poti (turco: Faş Eyaleti);
    • Eyalet di Rakka (turco ottomano: ایالت رقه Eyālet-i Raqqâ; turco: Rakka Eyaleti);
    • Eyalet di Rum (turco ottomano: ایالت روم Eyālet-i Rūm; turco: Rum Eyaleti);
    • Eyalet della Rumelia (turco ottomano: ایالت روم ایلی Eyālet-i Rūmēlī; turco: Rumeli Eyaleti);
    • Eyalet di Salonicco (turco ottomano: ایالت سلانیک Eyālet-i Selānīk; turco: Selanik Eyaleti);
    • Eyalet di San’a’ (turco: San'a Eyaleti);
    • Eyalet di Shamakhi (turco: Şamahı Eyaleti);
    • Eyalet di Sharazor (turco ottomano: ایالت شهر زور Eyālet-i Šehr-i Zōr; turco: Şehrizor Eyaleti);
    • Eyalet di Shirvan (turco: Şirvan Eyaleti);
    • Eyalet di Sidone (turco ottomano: ایالت صیدا Eyālet-i Ṣaydā; turco: Sayda Eyaleti);
    • Eyalet di Silistra (turco ottomano: ایالت سیلیستره Eyālet-i Sīlīstrê; turco: Silistre Eyaleti);
    • Eyalet di Sivas (turco ottomano: ایالت سیواس Eyālet-i Sīvās; turco: Sivas Eyaleti);
    • Eyalet di Szigetvár (turco: Sigetvar Eyaleti);
    • Eyalet di Tabriz (turco: Tebriz Eyaleti);
    • Eyalet di Tbilisi (turco: Tiflis Eyaleti);
    • Eyalet di Temesvar (turco ottomano: ایالت تمشوار Eyālet-i Temešvār; turco: Temeşvar Eyaleti);
    • Eyalet di Trebisonda (turco ottomano: ایالت طربزون Eyālet-i Ṭrabzōn; turco: Trabzon Eyaleti);
    • Eyalet di Tripoli (turco ottomano: ایالت طرابلس شام Eyālet-i Ṭrāblus-i Šām; turco: Trablusşam Eyaleti);
    • Eyalet della Tripolitania (turco ottomano: ایالت طرابلس غرب Eyālet-i Ṭrāblus-i Ġarb; turco: Trablusgarp Eyaleti);
    • Eyalet di Tunisi (turco ottomano: ایالت تونس Eyālet-i Tūnus; turco: Tunus Eyaleti);
    • Eyalet di Uyvar (turco ottomano: ایالت اویوار Eyālet-i Ūyvār; turco: Uyvar Eyaleti);
    • Eyalet della Valacchia (turco ottomano: ايالت افلاق Eyālet-i Eflâk; turco: Eflak Eyaleti);
    • Eyalet di Van (turco ottomano: ایالت وان Eyālet-i Vān; turco: Van Eyaleti);
    • Eyalet di Várad (turco ottomano: ایالت وارد Eyālet-i Vārad; turco: Varat Eyaleti);
    • Eyalet di Vidin (turco ottomano: ایالت ویدین Eyālet-i Vīdīn; turco: Vidin Eyaleti);
    • Eyalet dello Yemen (turco ottomano: ایالت یمن Eyālet-i Yemen; turco: Yemen Eyaleti);
    • Eyalet di Yerevan (turco: Erivan Eyaleti);
    • Eyalet di Zabid (turco: Zebit Eyaleti);
    • Eyalet di Zigetvar (turco ottomano: ایالت زیگتوار Eyālet-i Zīgetvār; turco: Zigetvar Eyaleti);

Stati vassalli[modifica | modifica wikitesto]

Vi erano inoltre una serie di stati semi-indipendenti e vassalli:

Province ecclesiastiche cattoliche[modifica | modifica wikitesto]

Nonostante il secolare stato di guerra verso la Cristianità i sultani tolleravano la presenza di alcuni patriarchi e vescovi della chiesa cattolica, per i quali la Chiesa di Roma istituiva sedi arcivescovili e diocesi. Molte di queste erano solo titolari, cioè i prelati a cui erano attribuite ne assumevano solamente il titolo senza averne un'effettiva amministrazione o presenza nel luogo.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Cfr. il lemma «Atatürk» (Robert Mantran), su: The Encyclopaedia of Islam.
  2. ^ a b Grande Enciclopedia DeAgostini vol. 16.
  3. ^ Le autorità italiane infatti - denunciando la propria grossolana ignoranza circa le caratteristiche del "Califfo" malgrado gli oltre 13 secoli di storia comune - pensarono di autorizzare la khutba in nome del Sultano ottomano nelle moschee tripolitane e cirenaiche, senza accorgersi che il "califfo ottomano" nulla aveva a che fare con un inesistente "papa" dei musulmani, contribuendo così, loro malgrado, a mantenere vivo uno spirito irredentista che causerà gravi danni a Roma e alla sua politica colonialistica nelle regioni nordafricane conquistate. In merito si veda C. A. Nallino, "Appunti sulla natura del «Califfato» in genere e sul presunto «Califfato ottomano»", in: (a cura di M. Nallino), Scritti editi e inediti, 6 voll., Roma, Istituto per l'Oriente, III, pp. 234-569.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Emrah Safa Gürkan, Christian Allies of the Ottoman Empire, European History Online, Institute of European History, Magonza 2011, consultato in data 1º marzo 2013.
  • C. Imber, The Ottoman Empire. The Structure of Power, Palgrave MacMillan, Basingstoke-New York 2002.
  • R. Mantran (a cura di), Storia dell'Impero ottomano, Argo, Lecce 2011³ (I edizione 2009)
  • J. McCharty, I turchi ottomani. Dalle origini al 1923, Ecig, Genova 2005
  • Donald Quataert, L'Impero Ottomano, Salerno, Roma 2008
  • S. Faroqhi, L'Impero ottomano, "Universale Paperbacks", Il Mulino, Bologna 2008
  • H. İnalcık, The Ottoman Empire. The Classical Age. 1300-1600, 2nd ed., Phoenix, London 1995
  • S. J. Shaw, History of the Ottoman Empire and Modern Turkey, 2 volumi, C.U.P., Cambridge 1976 (traduz. italiana parziale in A. Bombaci- Stanford J. Shaw, L'Impero ottomano, Utet, Torino 1980)
  • N. Itzkowitz, Ottoman Empire and Islamic Tradition, The University of Chicago Press, London-Chocago 1972

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Impero ottomano su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 15 marzo 2011. Impero ottomano su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 15 marzo 2011.

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