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Repubblica Democratica Tedesca (1949-1990)


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« La Ddr? Ma che cosa vuole questa Ddr? Non è nemmeno un vero stato. Si regge solo sulle truppe sovietiche. »
(Lavrentij Pavlovič Berija, maggio 1953[1])
Germania Est
Germania Est – Bandiera Germania Est - Stemma
(dettagli) (dettagli)
Motto: Proletarier aller Länder, vereinigt Euch!
(Proletari di tutti i paesi, unitevi!)
Germania Est - Localizzazione
Dati amministrativi
Nome completo Repubblica Democratica Tedesca
Nome ufficiale Deutsche Demokratische Republik
Lingue parlate Tedesco, sorabo
Inno Auferstanden aus Ruinen
Capitale Coat of arms of Berlin (1935).svg Berlino Est
Politica
Forma di governo Stato socialista monopartitico
Leader politico Segretario Generale della SED
Autorità istituzionali Presidente del Consiglio di Stato
Presidente del Consiglio dei ministri
Organi deliberativi Camera del Popolo
Nascita 1949 con Wilhelm Pieck
Causa Inizio della Guerra Fredda
Fine 1990 con Sabine Bergmann-Pohl
Causa Riunificazione tedesca
Territorio e popolazione
Bacino geografico Germania nord-orientale
Territorio originale Germania
Massima estensione 108 179 k nel 1949
Popolazione 16 675 000 nel 1988
Economia
Valuta Marco RDT
Commerci con URSS, 35 miliardi marchi nel 1978
Esportazioni Prodotti meccanici 55%
Importazioni Materie prime
Varie
Prefisso tel. +37
Sigla autom. DDR
Religione e società
Religioni preminenti Luteranesimo
Evoluzione storica
Preceduto da Flag of Germany (1946-1949).svg Zone di occupazione della Germania
Succeduto da Germania Germania
Questa voce è parte della serie
Storia della Germania
Coat of arms of Germany.svg

Preistoria ed età antica

Medioevo

Età moderna

Età contemporanea

Il dopoguerra


La Repubblica Democratica Tedesca (RDT), (in tedesco Deutsche Demokratische Republik, abbreviato in DDR), nota anche come Germania Est, era uno Stato esistito dal 1949 al 1990 sul territorio precedentemente corrispondente alla zona di occupazione della Germania assegnata all'Unione Sovietica alla fine della seconda guerra mondiale.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Storia della Repubblica Democratica Tedesca.

La RDT venne proclamata nel settore sovietico di Berlino il 7 ottobre 1949, come reazione alla proclamazione unilaterale della Repubblica Federale di Germania con cui il blocco occidentale sancì l'inizio della divisione della Germania. Nel 1953 una rivolta cominciata da rivendicazioni economiche operaie cercò di rovesciare il governo, il quale però rimase ben saldo. Nel 1957 la RDT venne riconosciuta dall'URSS e dichiarata pienamente sovrana, ma truppe sovietiche vi rimasero stanziate, in base agli accordi della Conferenza di Potsdam, con la motivazione di proteggere la nazione dalla minaccia statunitense durante la Guerra Fredda.

La RDT aderì al Patto di Varsavia fin dal 1956. Venne ammessa all'ONU insieme alla Germania Ovest solo il 18 settembre 1973.

Fino agli anni settanta, in Germania Ovest la DDR veniva indicata come Mitteldeutschland[senza fonte] ("Germania centrale"), poiché la locuzione "Germania Orientale" designava le regioni della Prussia Orientale, della Pomerania e della Slesia, passate sotto l'amministrazione polacca dopo la seconda guerra mondiale. La DDR era spesso indicata anche come "SBZ" (Sowjetische Besatzungszone, "Zona di occupazione sovietica").

Con la salita al potere di Erich Honecker e la quasi contemporanea elezione a cancelliere di Willy Brandt in Germania Ovest, iniziò un periodo di riavvicinamento tra le due Germanie (Ostpolitik) con la creazione di rappresentanze diplomatiche permanenti e con visite ufficiali di capi di Stato e primi ministri, tra cui quella del presidente del Consiglio Italiano Bettino Craxi. L'Ostpolitik venne proseguita in misura assai più limitata dal successore Helmut Schmidt e cessò del tutto con l'ascesa al potere del conservatore Helmut Kohl.

A seguito dell'apertura delle frontiere tra Ungheria e Austria (l'11 settembre 1989) e della successiva caduta del Muro di Berlino seguita dalle elezioni libere[2], fu riunificata alla Germania Ovest il 3 ottobre 1990 nell'attuale Germania.

Infatti, dal 9 novembre 1989 il Muro di Berlino - eretto dal governo comunista nel 1961 per impedire i massicci trasferimenti all'Ovest dei suoi cittadini, che si spostavano a causa del livello di vita ben più basso rispetto alla sua controparte occidentale oltre che per la sostanziale, opprimente mancanza di libertà vigente nella stessa RDT - poteva essere attraversato senza pericolo.

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Capi di Stato della Germania dell'Est.

Ordinamento politico[modifica | modifica wikitesto]

L'ordinamento della Germania Est era in parte assimilabile a quello degli altri Stati socialisti, ma caratterizzato da significative specificità determinate dal contesto tedesco e dal modo in cui lo Stato aveva avuto origine.[3]

La posizione dominante nel sistema politico era affidata alla Sozialistische Einheitspartei Deutschlands (SED, Partito Socialista Unificato Tedesco), formata dalla fusione forzata dei comunisti del KPD coi socialisti dell'SPD, con la finalità della costruzione di una società senza classi. Questo partito però, contrariamente a quanto avveniva in altri regimi comunisti, non si vedeva attribuito dalla Costituzione il ruolo di partito guida. Esso non era l'unico partito ammesso. Il SED era infatti affiancato da altri quattro partiti: i democratico-cristiani dell'Unione Cristiano Democratica, gli agrari del Partito Democratico Rurale, i liberaldemocratici del Partito Liberal-Democratico di Germania e i nazionaldemocratici del Partito Nazionale Democratico. Il ruolo di questi quattro partiti era quello di raggruppare le classi piccolo-borghesi e contadine intorno al progetto politico operaio del SED. Un deputato della CDU ricoprì, ad esempio, per oltre sette anni la presidenza del Parlamento; un funzionario del partito presiedette per anni il Tribunale Superiore. Raccolti nel Fronte Nazionale, i cinque partiti controllavano ogni aspetto della vita politica, economica e sociale, centrale e locale, del Paese.

La Costituzione[4], approvata il 30 maggio 1949 ed entrata in vigore il 7 ottobre dello stesso anno, istituiva un Parlamento con bicameralismo imperfetto diviso tra la Volkskammer (Camera del Popolo), composta da 400 membri eletti ogni 4 anni, a cui spettava il potere legislativo, e la Länderkammer (Camera dei Länder), avente funzione consultiva e di veto nelle questioni attinenti ai Länder. Sei anni dopo la trasformazione dei Länder in Bezirke (1952), distretti provinciali soggetti ad un molto più stretto controllo da parte del potere centrale, la Länderkammer venne abolita e il Parlamento divenne unicamerale. Le elezioni per la Volkskammer si svolgevano sulla base della Lista unica redatta dal Congresso del Fronte Nazionale. La suddivisione dei seggi parlamentari era prefissata, sulla base di una concezione secondo la quale i deputati non rappresentavano il popolo, come nella tradizione occidentale, perché dotati di un mandato politico espresso dai cittadini elettori, ma perché rispecchianti socialmente il peso numerico dei ceti componenti l'elettorato[5]. Al SED erano dunque assegnati d'ufficio il 25% dei seggi parlamentari, agli altri quattro partiti il 10,4% ciascuno, ai sindacati (FDGB) il 13,4%, l'8% sia all'organizzazione giovanile della Libera Gioventù Tedesca (FDJ) sia all'Associazione Democratica delle Donne (DFD), mentre i restanti seggi erano appannaggio dell'Unione delle Associazioni Culturali, comprendente artisti, scienziati e docenti universitari.

Il potere esecutivo spettava invece allo Staatsrat, il Consiglio di Stato, organo di direzione politica composto da 24 membri da cui dipendevano il Consiglio dei ministri e il Consiglio Nazionale di Difesa. La funzione egemone del SED si manifestava in un Diritto di Direttiva, praticamente vincolante, del Politbüro del partito verso lo Staatsrat e soprattutto nell'usuale unificazione nella stessa persona delle cariche di Segretario Generale del SED, di Presidente dello Staatsrat e di Presidente del Consiglio di Difesa, che in situazioni d'emergenza poteva fra l'altro emanare provvedimenti e leggi senza l'autorizzazione parlamentare.

Divisione amministrativa[modifica | modifica wikitesto]

I 15 Bezirk (distretti) dal 1952 al 1990.
Le frontiere dei cinque Land del settore sovietico nel 1947 (tratti neri) e i Land ricostituiti dalla RDT nel 1990 (tratti rossi).
Berlino, 7 ottobre 1989: Parata celebrativa per i 40 anni dalla nascita della DDR, oltre ad Honecker, presidente della DDR ed altri dignitari tedeschi, sono presenti sul palco Jaruzelski, Ceauşescu e Gorbačëv
Berlino, 4 novembre 1989: manifestazione popolare per la democrazia ed un nuovo governo

Amministrativamente la Germania Est era divisa, dal 1952 al 1990, in 14 distretti (Bezirke): Rostock, Schwerin, Neubrandenburg, Magdeburgo, Potsdam, Francoforte sull'Oder, Halle, Lipsia, Cottbus, Erfurt, Gera, Suhl, Karl-Marx-Stadt e Dresda. La capitale era Berlino Est.

Distretto Superficie Km² Popolazione (1961) Capoluogo Sigla Aut.
Cottbus
8 261
805 800
Cottbus
Z
Dresda
6 738
1 875 600
Dresda
R, Y
Erfurt
7 325
1 241 700
Erfurt
L, F
Francoforte sull'Oder
7 185
677 100
Francoforte sull'Oder
E
Gera
4 004
742 000
Gera
N
Halle
8 771
1 958 100
Halle/Saale
K, V
Karl-Marx-Stadt
6 009
2 098 600
Karl-Marx-Stadt
T, X
Lipsia
4 962
1 509 600
Lipsia
S, U
Magdeburgo
11 527
1 369 000
Magdeburgo
H, M
Neubrandenburg
10 793
639 600
Neubrandenburg
C
Potsdam
12 568
1 146 700
Potsdam
D, P
Rostock
7 074
856 200
Rostock
A
Schwerin
8 672
598 700
Schwerin
B
Berlino Est
403
1 509 600
Berlino Est
I

Forze Armate e di Polizia[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Nationale Volksarmee e Volkspolizei.

Le forze armate della RDT prendevano il nome di Nationale Volksarmee, mentre quelle di polizia Volkspolizei.

Popolazione, religione, lingua[modifica | modifica wikitesto]

La popolazione tedesco-orientale era nettamente inferiore a quella della Germania Ovest, data anche la sua minore estensione (circa i 2/5). L'urbanesimo era assai accentuato, visto che il 72% degli abitanti viveva in centri con oltre 2 000 abitanti (il 21% in centri con oltre 100 000 abitanti).

Le principali città, oltre Berlino Est (1 088 000 abitanti nel 1990), erano Lipsia (581 000 abitanti nel 1990), Dresda (504 000 abitanti nel 1990), Halle, Erfurt, Jena, Rostock e Karl-Marx-Stadt.

La lingua ufficiale era il tedesco. Inoltre esisteva una minoranza soraba.

A livello religioso, essendo la Repubblica Democratica tedesca uno Stato socialista, veniva professato l'Ateismo di stato; pur non essendoci una politica antireligiosa ufficiale, l'appartenenza ad una chiesa cristiana (prevalente quella protestante) comportava rigide misure di limitazione delle possibilità professionali e di carriera.

Televisione e radio[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Censura nella Repubblica Democratica Tedesca.

La televisione e la radio della RDT erano controllate dallo Stato. Rundfunk der DDR (Radiodiffusione della DDR) è stata l'organo ufficiale di radiodiffusione dal 1952 fino alla riunificazione tedesca. La struttura aveva sede presso Funkhaus Nalepastraße a Berlino Est. Deutscher Fernsehfunk (DFF), a partire dal 1972-1990 nota come Fernsehen der DDR o DDR-FS, è stata l'emittente televisiva di Stato dal 1952.

Gran parte della DDR (ad eccezione di Dresda, l'isola di Rugen e la foce dell'Oder) poteva ricevere tuttavia le TV pubbliche dell'Ovest ARD e ZDF. La casa discografica di Stato, l'unica per altro in quanto gli LP e le cassette estere non erano ammesse all'importazione, era la Amiga, controllata direttamente dalla Rundfunk der DDR. Oltre alla produzione discografica interna, soprattutto musica classica e musica pop cantata solamente in lingua tedesca, l'Amiga stampava anche dischi di artisti e complessi esteri famosi, sempre su licenza, come ad esempio Beatles, Pink Floyd, ABBA, Amanda Lear, ecc.

Famosi sono le stampe Amiga dei dischi di gruppi non appartenenti alla DDR, quasi sempre censurati,[senza fonte] tagliati (di tre album originali l'Amiga ricavava un unico prodotto commerciale). Gli artisti Pop più quotati della DDR venivano proposti anche per il mercato discografico della Germania Ovest tramite le stampe della Pool Records, sussidiaria della Teldec (Telefunken-Decca West Germany). L'Amiga esiste ancora oggi ma è stata privatizzata nel 1992, appartiene al gruppo discografico BMG (Bertelsmann Music Group) che ha riproposto negli ultimi anni quasi tutti gli album musicali della DDR in formato CD.

Il problema dell'espatrio[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Confine tra Germania Est e Germania Ovest.

Già pochi anni dopo l'instaurazione del regime, la Germania Est fu interessata da un notevole flusso migratorio verso la Germania Ovest. Nel 1961 pertanto il SED procedette alla chiusura delle frontiere con la RFT e all'edificazione del muro di Berlino, per impedire l'emigrazione verso la parte occidentale della città. L'art. 10 della Costituzione, che garantiva il diritto di espatrio, venne abrogato, mentre l'espatrio fu ribattezzato "fuga dalla Repubblica" e inserito, quale nuova fattispecie del codice penale, nella stessa sezione relativa ai delitti contro lo Stato. Le guardie di frontiera, (Grenztruppen der DDR), avevano l'ordine di arrestare chi, non autorizzato, tentasse di varcare il confine.

Formalmente l'espatrio non era vietato in maniera assoluta. Anzitutto l'impedimento riguardava solo i confini terrestri con la Germania Ovest e quelli marittimi nel mar Baltico con Danimarca e Svezia. Si poteva invece espatriare verso Paesi del Patto di Varsavia, anche perché il divieto di espatrio verso i Paesi occidentali fu adottato da ciascuno di essi. I pensionati potevano espatriare per trascorrere nell'Ovest le vacanze o incontrare i parenti. Chi voleva lasciare il Paese per trasferirsi all'estero incontrava molti più ostacoli: occorreva infatti inoltrare un'apposita richiesta al Ministero degli Esteri, la cui approvazione era però assai difficile. Oltretutto chi inoltrava la domanda rischiava di essere inserito negli elenchi dei sospetti della polizia segreta, la Stasi (Staatssicherheit). Reiterarla più volte, in caso di mancata risposta o a seguito di rifiuto, poteva anche comportare il carcere.

La chiusura dei confini durò fino al 1989. Agli inizi dell'anno nulla lasciava pensare all'abrogazione del divieto di espatrio: nonostante la glasnost' avviata dal presidente sovietico Mikhail Gorbačëv, il presidente tedesco-orientale Erich Honecker dichiarò che il muro avrebbe diviso Berlino per altri 100 anni, mantenendo saldamente il regime su posizioni totalitarie. Ma al contempo l'Ungheria decise di aprire le frontiere con l'Austria: ciò permetteva ai cittadini della RDT di poter raggiungere la RFT, passando per Cecoslovacchia, Ungheria e Austria. Fu così che la DDR si vide costretta ad abrogare il divieto di espatrio e lasciar abbattere, il 9 novembre, il muro.

Economia[modifica | modifica wikitesto]

Nella RDT il controllo del regime sull'economia fu forse il più forte tra tutti gli altri Paesi del Patto di Varsavia. Di fronte a un Paese devastato dalla seconda guerra mondiale, il SED riuscì fin dalla fine degli anni quaranta a creare un sistema economico molto industrializzato e competitivo. Un'agricoltura autosufficiente, una sviluppata industria chimica e siderurgica in un territorio ricco di lignite e di potassa, un sistema stradale e ferroviario, per quanto limitato in assoluto, comunque superiore a quello dei Paesi fratelli, resero la RDT ai primi anni sessanta il fiore all'occhiello industrializzato del mondo comunista e il più avanzato sul piano economico.

Il diritto a un lavoro era sancito per legge. Per raggiungere questo obiettivo era lo stato a creare posti di lavoro. La maggior parte delle persone lavoravano in aziende statali oppure in consorzi. I salari e gli stipendi non erano uguali per tutti, ma le differenze erano minime. Un commesso guadagnava 600-800 marchi al mese, un ingegnere al massimo 1200 marchi. Alcuni artigiani guadagnavano più delle persone con un titolo di studio. Il sistema scolastico (come quello sanitario) era gratuito per tutta la popolazione: ciò comportava che tutti i bambini avevano la possibilità di andare all'asilo nido. Le madri avevano diritto a ricevere una sovvenzione economica per la maternità nel periodo compreso tra sei settimane prima del parto a sei settimane dopo. Gli appartamenti avevano affitti alla portata di tutti, ma soprattutto non subivano aumenti per decenni. Un appartamento di quattro stanze costava 94,80 marchi, incluso il costo del riscaldamento. Nella media un metro quadrato al mese costava 1 marco. L'assegnazione degli appartamenti avveniva da parte dell'amministrazione comunale in base alla situazione familiare. Gli studenti non ricevevano quasi mai un appartamento proprio ma vivevano in alloggi comuni. Con il matrimonio una coppia aveva il diritto di avere un appartamento, più piccolo per i primi tempi, più grande successivamente.

Il livello di benessere della popolazione era tuttavia di gran lunga inferiore a quello della RFT e forse fu questo confronto coi "cugini" dell'Ovest ad indurre i dirigenti orientali a rafforzare la morsa sul panorama economico. In un primo tempo il divario tra le due Germanie fu imputato all'ingente debito che la RDT aveva con l'URSS per gli aiuti di ricostruzione. Ma già nel 1969, di fronte ad uno spaventoso deficit pubblico, lo Stato non seppe (e non volle) modernizzare l'economia alle esigenze reali della popolazione. Ne risultò una crisi dei beni di consumo, oltre all'arretratezza che l'assenza di una competizione tra imprese generava nell'economia tedesco-orientale. Ad esempio, i cittadini dovevano attendere anni prima di acquistare automobili, che potevano peraltro essere solo le Trabant (oggi divenute veri pezzi da collezione per gli appassionati di auto), le Wartburg e pochi altri modelli. Il tempo di attesa per un'automobile poteva anche oltrepassare i 10 anni.[6][7].

Occasionalmente viene ribadito un alto reddito medio pro capite nella Germania Est; secondo una fonte divulgativa italiana nel 1987 sarebbe stato di 7180 $ contro i 6390 $ dell'Italia.[8]; Un tale confronto è però basato sulla parità rispetto al Marco Occidentale, mentre al cambio la valuta non convertibile otteneva nella media degli anni il 20% del valore nominale. Anche il valore d'acquisto non è direttamente paragonabile, dato che da una parte molti prezzi al consumatore erano sovvenzionati, dall'altra molti prodotti non potevano essere acquistati con la valuta ufficiale. Un indice piuttosto preciso è il Richtungskoeffizient, adottato dalla stessa DDR per contabilizzare internamente il commercio con gli Stati occidentali, giunto nel 1988 al fattore di 1:4,4[9].

La disparità economica tra le due Germanie è rimasta evidente anche all'indomani dell'unificazione. Nonostante le politiche del governo federale a favore dei territori dell'ex-DDR, questi ultimi restano ancora oggi la zona economicamente meno avanzata del Paese.

Sport[modifica | modifica wikitesto]

Il calcio[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi DDR-Oberliga.

Il massimo campionato di calcio della Germania Est era la DDR-Oberliga, istituita nel 1948 e soppressa nel 1991.

La DDR nella memoria dei tedeschi dell'est[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2009, dopo 20 anni dall'annessione alla Repubblica Federale Tedesca, la maggioranza dei tedeschi dell’est rimpiangeva le condizioni di vita nella DDR. La clamorosa rivelazione emerse da un sondaggio dell'Istituto Emnid commissionato dal governo tedesco, rivelato il 26 giugno 2009 dal quotidiano Berliner Zeitung[10]. Secondo questo sondaggio il 49 per cento degli intervistati era convinto che «la Ddr aveva più lati positivi che negativi. C’era qualche problema, ma si viveva bene». Un altro 8 per cento affermava che «la DDR aveva soprattutto aspetti positivi. Si viveva più felici e meglio di quanto si fa oggi nella Germania riunificata».

Questo sentimento viene anche ripreso nella letteratura del "dopo riunificazione": ne è un esempio il successo letterario Der Zimmer-Springbrunnen (Il venditore di fontane), ove l'autore, Jens Sparschuh, esprime, con una buona dose di humour, il sentimento del «si stava meglio quando si stava peggio».[11]

Nel 2006 a Berlino ha aperto il DDR Museum, un museo interattivo che racconta aspetti politici, culturali e di vita quotidiana nella DDR.

Le targhe automobilistiche della Germania orientale dal 1956 al 1990[modifica | modifica wikitesto]

Fila di Trabant in parcheggio

Le targhe della Germania Orientale erano bianche con caratteri neri nel formato “XX 00-00”.
Con l'aumento dei veicoli venne introdotto nel 1974 il formato a tre lettere e tre cifre “XXX 0-00”.
Ad eccezione di Suhl, la prima lettera indicava il distretto di provenienza del veicolo. Le lettere furono assegnate ai distretti seguendo la direzione nord-sud, con alcuni di essi che ricevettero l'assegnazione di due lettere.

A Rostock
B Schwerin
C Neubrandenburg
D , P Potsdam
E Francoforte sull'Oder
F , L Erfurt
H , M Magdeburgo
I Berlino (Capitale della DDR)
K , V Halle
N Gera
O Suhl
R , Y Dresda
S , U Lipsia
T , X Karl-Marx-Stadt
Z Cottbus

Per la prima serie di targhe "XX 00-00" la seconda lettera e i numeri erano assegnati dai rispettivi distretti. Questo tipo di targhe non era in uso per i motocicli.

Gli autoveicoli (Autobus) dell'Azienda dei Trasporti usavano come ultima lettera la K. Esempio: Berlino IK o IAK, Karl-Marx-Stadt TK ecc..

La combinazione VA era assegnata ai veicoli delle Forze armate (Nationale Volksarmee – NVA), GT alle Truppe di Frontiera (Grenztruppen der DDR).
La Polizia della DDR (Deutsche Volkspolizei) utilizzava il contrassegno VP fin dal 1949.
Alcune combinazioni alfanumeriche delle normali targhe civili erano riservate ai veicoli civili della Polizia criminale (Kriminalpolizei) e del Ministero della Sicurezza dello Stato (Ministerium für Staatssicherheit).

Le rappresentanze diplomatiche e consolari usavano targhe di colore rosso con l'uso della lettera C in bianco. Alcuni veicoli stranieri venivano dotatio di targhe blu con lettera Q di colore bianco.

CC Servizio consolare
CD Servizio diplomatico
CY Veicoli del personale tecnico e amministrativo (Consolati/Ambasciate)
QA Corrispondenti esteri
QB o QX Rappresentanti commerciali esteri
QC Uffici viaggi, compagnie aeree e enti culturali stranieri
QD vari

Festività[modifica | modifica wikitesto]

Data Nome italiano Nome tedesco Note
1º gennaio Capodanno Neujahr  
8 marzo Giornata Internazionale della Donna Internationaler Frauentag Semplice ricorrenza.
Variabile Venerdì Santo Karfreitag  
Variabile Pasqua Ostersonntag Prima domenica successiva al primo plenilunio dopo l'equinozio di primavera.
Variabile Lunedì dell'Angelo Ostermontag Lunedì di Pasqua, Pasquetta, non più festa ufficiale dal 1967.
1º maggio Festa dei lavoratori Tag der Arbeit
Variabile Festa del papà / Ascensione Vatertag / Christi Himmelfahrt Il primo giovedì dopo la 5ª domenica di Pasqua. Semplice ricorrenza.
Variabile Pentecoste Pfingstmontag Cade nel cinquantesimo giorno dopo la domenica di Pasqua
7 ottobre Festa della Repubblica Tag der Republik Festa nazionale
25 dicembre Natale 1. Weihnachtsfeiertag Nascita di Gesù Cristo
26 dicembre Santo Stefano 2. Weihnachtsfeiertag Secondo festivo di Natale

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (RU) A. I. Kokurin e A.I Požarov, Novij kurs L.P.Berii, in Istoričevskij archiv, 4, 1996, pp. 132-164, citato in Andrea Graziosi, L'Unione Sovietica in 209 citazioni, Bologna, Il Mulino, ISBN 88-15-11282-0, P. 133
  2. ^ Elezioni parlamentari in Germania Est del 1990
  3. ^ "Il Grande Atlante", editrice Rizzoli, Milano 1980. Dall'opera è tratta gran parte delle informazioni contenute nella sezione.
  4. ^ La Costituzione della Repubblica Democratica Tedesca è integralmente consultabile nella sua traduzione in lingua italiana al seguente indirizzo: http://www.dircost.unito.it/cs/pdf/19491007_germaniaRepubblicaDemocratica_ita.pdf
  5. ^ Nella teoria generale del diritto, la rappresentanza di un soggetto capace può sostenersi solo sulla base di un mandato liberamente conferito dal rappresentato. Cfr. PERASSI, Introduzione alle scienze giuridiche, Padova, 1967.
  6. ^ Autos in der DDR | MDR.DE
  7. ^ http://www.andreas-e-koch.de/mediapool/58/580845/data/Wartburgbestellung_Wartburg_ab_353_20080528.pdf
  8. ^ AAVV, Atlante Enciclopedico Touring Volume 2: Europa, Milano, Touring Club Italiano, 1987. ISBN 88-365-0299-7
  9. ^ (DE) [1]
  10. ^ (DE) Umfrage belegt enttäuschte Hoffnungen der Wendezeit: Mehrheit im Osten sieht die DDR positiv | Archiv - Berliner Zeitung
  11. ^ (DE) Jan Sparschuh, Der Zimmerspringbrunnen, Bamberg, C.C. Buchners Verlag, 2007, ISBN 978-3-7661-3977-1 (prima edizione: 1995), edito in Italia da Le Lettere (Firenze) con il titolo Il venditore di fontane, anno 2000 (tradotto da Galli M.). Nel 2001 ne fu ricavato un film (tedesco) con il medesimo titolo del libro.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • AA.VV., Sviluppo locale – 25. Cooperazione locale nella Germania Est, Rosenberg & Sellier, Torino, 2006, ISBN 88-7011-986-6.
  • Eva Banchelli, Taste the East: Linguaggi e forme dell'Ostalgie, Sestante Edizioni, Bergamo 2006, ISBN 88-87445-92-3.
  • Piero Bernocchi, Oltre il muro di Berlino. Le ragioni della rivolta in Germania Est, Massari (collana: Controcorrente, Volume: 3), 1990, ISBN 88-85378-09-9.
  • Fabio Bertini – Antonio Missiroli, La Germania divisa, Giunti Editore, Milano 1994, ISBN 88-09-20351-8.
  • Bertsch, Georg C. – Ralph Ulrich, DDR design (1949-1989). Ediz. italiana, spagnola e portoghese, Taschen, 2004, ISBN 3-8228-3217-0.
  • Luigi Lusenti, State lasciando il settore americano, Comedit 2000, Milano 2004, ISBN 88-86751-54-0
  • Lilli Gruber – Paolo Borella, Quei giorni a Berlino. Il crollo del Muro, l'agonia della Germania Est, il sogno della riunificazione: diario di una stagione che ha cambiato l'Europa, RAI-ERI (collana: Antenne, Volume: 3), Roma 1990, ISBN 88-397-0594-5.
  • Erich Honecker, Appunti dal carcere, Nemesis Edizioni, Milano 2010, ISBN 978-88-97105-01-5.
  • Guido Knopp, Goodbye DDR. La storia, la politica e la vita nella Germania dell'Est prima della caduta del muro di Berlino, Hobby & Work Publishing, 2006, ISBN 88-7851-345-8.
  • Charles S. Maier, Il crollo. La crisi del comunismo e la fine della Germania est, Il Mulino (collana Biblioteca storica), 1999, ISBN 88-15-07212-8.
  • Francesco Radice, Il muro di Berlino, Sistema Editoriale SE-NO, Roma 2001, ISBN 88-88293-01-9.
  • Enzo Rava, Vita quotidiana drammatica e balorda dietro il muro di Berlino, Roma, Manifestolibri, 2004, ISBN 978-88-7285-356-6.
  • Ellen Sesta: Il tunnel della libertà. 123 metri sotto il Muro di Berlino: la straordinaria avventura di due italiani a Berlino nel 1961, Garzanti Libri, ISBN 88-11-74029-0.
  • Bruno Zoratto, Gestapo rossa. Italiani nelle prigioni della Germania dell'Est, SugarCo (Collana: Testimonianze), Milano 1992, ISBN 88-7198-128-6.

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

Filmografia in lingua italiana[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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