Giuseppe II | |
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Ritratto dell'imperatore Giuseppe II | |
Imperatore del Sacro Romano Impero (Imperatore Eletto dei Romani) |
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In carica | A fianco della madre: 18 agosto 1765 – 29 novembre 1780 Autonomamente: 29 novembre 1780 – 20 febbraio 1790 |
Predecessore | Francesco I e Maria Teresa |
Successore | Leopoldo II |
Nome completo | Joseph Benedikt August Johann Anton Michael Adam von Habsburg-Lothringen |
Altri titoli | Re in Germania Re Apostolico d'Ungheria Re di Boemia, Dalmazia, Croazia e Slavonia Arciduca d'Austria |
Nascita | Vienna, 13 marzo 1741 |
Morte | Vienna, 20 febbraio 1790 |
Luogo di sepoltura | Cripta Imperiale, Vienna |
Dinastia | Asburgo-Lorena |
Padre | Francesco I |
Madre | Maria Teresa d'Austria |
Coniugi | Maria Isabella di Parma Maria Giuseppa di Baviera |
Figli | Maria Teresa Maria Cristina |
Religione | Cristianesimo Cattolico |
Giuseppe Benedetto Augusto Giovanni Antonio Michele Adamo Davide d'Asburgo-Lorena (Vienna, 13 marzo 1741 – Vienna, 20 febbraio 1790) fu imperatore del Sacro Romano Impero dal 1765 e dallo stesso anno associato al trono con la madre Maria Teresa sui domini della famiglia d'Asburgo fino alla morte di lei (1780), quindi unico regnante fino alla morte avvenuta nel 1790.
Durante il suo regno era considerato dai contemporanei come il tipico rappresentante del "dispotismo illuminato" e come Imperatore continuò l'opera della madre secondo i principi del giurisdizionalismo.
La sua politica ecclesiastica si ispirava al febronianesimo e fu chiamata Giuseppinismo. Con essa l'Imperatore intendeva unificare nelle mani dello Stato i poteri sul clero nazionale, sottraendoli al Papa e ai suoi rappresentanti, i nunzi apostolici.
Giuseppe II nacque a Vienna il 13 marzo 1741, primo figlio maschio di Maria Teresa d'Asburgo e di suo marito, l'Imperatore Francesco Stefano di Lorena.
Nel "Viennese Diarium", il gazzettino ufficiale della capitale dell'Impero, non appena si seppe della notizia della nascita del futuro erede al trono, venne diffusa la seguente notizia:
« Oggi, tra le 2 e le 3 di notte sua maestà la Regina d'Ungheria, Arciduchessa d'Austria, principessa benevolente della nostra nazione e di grande bellezza e forza ha dato alla luce un bambino di sesso maschile che sarà un giorno chiamato a succedere al governo della nostra nazione.[1] » |
La sera stessa della sua venuta alla luce, Giuseppe II venne battezzato e singolari furono i suoi padrini: Benedetto XIV partecipò in delega all'Arcivescovo di Vienna, il Cardinale Sigismund von Kollonitz, mentre il Re Augusto III di Polonia venne rappresentato in questa occasione dal Feldmaresciallo Giuseppe Federico di Sassonia-Hildburghausen. Il bimbo ottenne infine i nomi di Giuseppe Benedetto Augusto Giovanni Antonio Michele Adamo (di cui il primo ed il secondo vennero certamente scelti in onore dei padrini, auspicando una chiara mossa di interesse politico).
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Il 27 marzo 1764 Giuseppe II, reputato ormai sufficientemente adulto da poter condividere i poteri paterni, venne prescelto a Francoforte sul Meno, di fronte alla dieta imperiale riunita, quale Re di Germania (titolo sussidiario a quello di Imperatore del Sacro Romano Impero) e venne incoronato il 3 aprile di quello stesso anno, assumendo il motto Virtute et exemplo.
Nel 1765, alla morte del padre poi, Giuseppe II poté assurgere al trono del Sacro Romano Impero. Nello stesso anno venne altresì associato ufficialmente alla madre come co-reggente su tutti gli stati di collazione arciducale, senza comunque avere la possibilità di dare ampio spazio alle proprie iniziative di governo, e venendo in questo molto pilotato nelle scelte dalla madre. La posizione di Imperatore del Sacro Romano Impero, inoltre, dalla metà del Seicento, era divenuta perlopiù un appellativo d'onorificenza più che una vera e propria carica statale, il che diminuì ulteriormente la propria influenza sugli affari di governo, pur concedendogli un controllo pressoché totale sulle finanze dello Stato.
Sappiamo dai documenti d'epoca che in moltissime occasioni Giuseppe aveva idee completamente opposte a quelle della madre, soprattutto in politica interna, ma fu comunque soggetto alla predominante figura di Maria Teresa, la quale del resto contribuì ad instradare la sua educazione verso gli ideali dell'illuminismo che poi fonderanno la base della politica di Giuseppe II. Alla morte della madre nel 1780, Giuseppe II tentò di riconvertire la propria politica, ma questo si dimostrava scorretto nei confronti della propria condotta e dello stato che già da diverso tempo era stato abituato ad una linea di impostazione teresiana.
Giuseppe II è noto soprattutto al mondo per essere stato uno dei più grandi sovrani propugnatori dell'assolutismo illuminato della storia. Questo si può dedurre in prima istanza proprio dai suoi scritti, dai quali si evince che egli concepiva il proprio ruolo a capo della nazione come un dovere sacrosanto da adempiere per essere il tramite che legava Dio al suo popolo, incentrando sempre più il ruolo di governo sulla sua persona, pur mantenendo una politica e degli ideali di stampo illuminista: "Tutto per il popolo, ma niente attraverso il popolo" è il motto con cui sovente si è identificata la condotta del regno di Giuseppe II.
Ovviamente in questo, Giuseppe II recuperò non solo l'influenza dell'aristocrazia austriaca, ma anche un tocco cavalleresco e medioevale che lo consacrava come il re-sacerdote, fatto che lo spinse molto a considerare attivamente gli affari ecclesiastici come affari di governo. Nel 1782, inoltre, abolì le servitù personali dei contadini e nelle proprietà reali essi divennero affittuari ereditari.
A questo si accompagnava anche una grande tendenza al centralismo che lo portò a progettare un'ambiziosa politica interna all'impero: egli voleva infatti fare dell'Austria un potente stato unitario con la Germania, abolendo tutte le differenze e i privilegi linguistici e culturali che contraddistinguevano le nazioni parti del Sacro Romano Impero e sottoposte alla sua guida. Questo, ovviamente, scatenò quasi ovunque nell'impero delle tendenze nazionaliste e delle rivolte popolari che lo fecero recedere da questo progetto.
Un altro rimarchevole aspetto della politica di Giuseppe II fu la sua "ars politica".
La sua preoccupazione fu ovviamente anche quella del benessere del proprio popolo, in particolare sotto l'aspetto della salute che egli curò in maniera particolare con la costruzione di un ospedale a Vienna che da lui prese il nome di "Josephinum" che venne personalmente progettato dal monarca nei più piccoli dettagli.
La sua riforma degli orari di lavoro per operai e braccianti, fu invece osteggiata dalla vecchia classe dirigente austriaca che vedeva nel lavoro a basso prezzo delle classi meno agiate una forma facile di guadagno e sfruttamento.
Nel campo delle fonti normative attua tre interventi di grande rilievo e sempre improntati su quelli che sono i compiti del Despota illuminato. Nel 1781 dà alla luce il Civil Gerichtsordnung (CGO), un Codice di procedura civile davvero innovativo e avanzato per i tempi, che, infatti, rimarrà in vigore fino alle soglie del ‘900. È un Codice autonomo ed autointegrante e prevede, in un’ottica giurisdizionalista, un forte controllo dello Stato sul giudice e sull’azione. Al giudice vengono, infatti, tolti numerosi poteri arbitrali di cui dispone e viene subordinato alla legge; rispetto alle parti, inoltre, gli vengono assegnate notevoli funzioni incidenti sull’andamento del giudizio: è un vero e proprio motore del procedimento, in netto contrasto con la tradizione di Diritto comune.
Tenta poi di portare avanti il progetto di Codex della madre con il Josephinisches Gesetzbuch, ma lo abbandona presto per dedicarsi al suo importantissimo Josephinisches Strafgesetz (1787). Questa Legge penale, che sarebbe dovuta essere applicata anche in Lombardia con il nome di “Codice”, non entrerà mai in vigore, perché l’Imperatore muore prima della sua promulgazione. È comunque un passaggio fondamentale nel percorso dell’Austria verso la codificazione, perché può essere considerato il primo Codice penale moderno. Per questo testo, Giuseppe II fa propria la tradizione di Beccaria, ma a volte ne elimina il contenuto umanitario, prediligendo la concezione utilitaristica. La sola funzione della pena è quella di prevenire la commissione di crimini, quindi ciò che interessa è la sua efficacia: non importa quanto le pene siano dure o inumane, importa solo che siano utili al loro fine.
Accanto a elementi così autoritari, la Legge, tuttavia, fa propri anche alcuni avanzati principi di garanzia, come il principio di legalità, proporzionalità e personalità della pena, il divieto di analogia e l’eliminazione della discrezionalità del giudice. C’è inoltre un’innovativa revisione della figura di reato, che viene scisso in due grandi categorie: i reati criminali e i reati politici. I primi sono quei comportamenti che violano norme di Diritto naturale, ossia interessi che sempre e in ogni ordinamento saranno tutelati; mentre i secondi sono comportamenti che ogni singolo ordinamento può decidere se reprimere o meno e vengono puniti perché sono proibiti, non perché sono ingiusti. Molti reati criminali, puniti con pene più dure, vengono declassati a reati politici, quindi puniti con pene meno severe; fra questi, in particolare, i reati religiosi.
È estremamente innovativo nella misura in cui non prevede la pena di morte, seppur lo faccia solo in un’ottica utilitarista e non umanitaria: le pene più durature e più crude rimangono maggiormente impresse nei consociati, quindi sono più utili della pena di morte, che, tutto sommato, è rapida e si dimentica in fretta. Accanto ad alcuni punti di arretratezza, come l’imprescrittibilità di reato e pena, c’è, però, un’altra grande innovazione in questo testo: l’unificazione del soggetto di diritto; si perviene così finalmente ad assoggettare tutti i sudditi a una stessa legge.
Il terzo grande sforzo giuridico di Giuseppe II si ha con il Kriminal Gerichtsordnung (KGO) del 1788. Questo regolamento giudiziario in campo penale è un Codice (il primo Codice di procedura penale moderno) al contempo garantista e statualista, perché, accanto a norme che vogliono limitare l’arbitrio del giudice, pone alcuni istituti a favore dell’imputato. Si inseriscono nel processo penale una serie di cautele, come l’abolizione della tortura (strumento arbitrario per eccellenza), per evitare che il giudice sfugga al controllo statale; inevitabilmente provvedimenti di questo tipo ricadono positivamente sull’imputato. È prevista inoltre la possibilità che il giudice raggiunga sia la prova della colpevolezza, alla quale seguirà una condanna dell’imputato, sia quella della sua innocenza, alla quale seguirà naturalmente l’assoluzione. Innovativo in tal punto è l’inserimento dell’assoluzione per insufficienza di prove, quando il giudice non possa pervenire né a una condanna, né a un’assoluzione; si elimina così la figura poco garantista del semi-reo. Viene anche disciplinato dettagliatamente l’istituto delle prove, con particolare specificità sulla prova piena, che si ha solo in caso di confessione, di due testimonianze concordanti o di almeno due circostanze. Questa terza situazione, tuttavia, comportando una pena minore, fa un po’ rientrare dalla finestra quel semi-reo che si era voluto far uscire dalla porta.
La difesa tecnica viene eliminata, perché è il giudice stesso che deve cercare, oltre alle prove incriminanti, anche le prove dell’innocenza dell’imputato: si deve comportare da accusatore e da difensore al contempo, con un inevitabile abbandono del reo nelle mani di un’unica persona. Tuttavia, come contemperamento di questa situazione, è richiesto al giudice di comportarsi correttamente; ma l’ago della bilancia è nuovamente sbilanciato a favore del magistrato nella misura in cui questo comportamento “sportivo” è richiesto anche all’imputato, che, se tace o si finge malato, sarà castigato.
Torna anche qui la compresenza di norme dal contenuto fortemente innovatore, garantista e statualista con norme che, invece, ancora “condannano” l’imputato ad essere un mezzo di prova.
Sotto il governo di Giuseppe II si fecero ampia strada gli ideali del mercantilismo e della fisiocrazia, il che portò essenzialmente a dei rinnovamenti in campo tecnologico, portando l'Austria ad un avanzamento nel campo industriale, seppur minimo visto che lo stato asburgico aderì solo in minima parte alla rivoluzione industriale inglese settecentesca.
La politica estera dell'Imperatore Giuseppe II fu essenzialmente una politica di espansione, ma non certo favorita dalla fortuna. La partecipazione dell'Austria alla prima spartizione della Polonia, apportò all'Impero il governo della Galizia che però dovette tornare presto alla Prussia in quanto essa si era proposta di partecipare al fianco della Prussia nella guerra contro i turchi, manifestando nel medesimo tempo il desiderio di ottenere un territorio che permettesse allo stato prussiano di collegarsi con i possedimenti baltici della Prussia dell'Est che si trovavano isolati dalla vicina Pomerania. Malgrado la vicinanza dell'Austria al governo russo di Caterina II, l'Impero ebbe sempre un ruolo secondario nelle spartizioni della Polonia che seguirono.
Nella Guerra di successione bavarese, i trattati iniziali prevedevano che la Baviera sarebbe dovuta passare direttamente nelle mani dei domini ereditari asburgici e che i Wittelsbach avrebbero dovuto ottenere in cambio il governo dei Paesi Bassi austriaci, ma questo progetto fallì lasciando invariata la situazione territoriale europea.
Nel 1787 Giuseppe II fece nuovamente pressione su Caterina II di Russia per ingaggiare una nuova guerra contro i turchi, dalla quale però l'Austria trasse solo un minimo vantaggio.
Uno degli aspetti sicuramente più rilevanti della politica di governo di Giuseppe II può però essere considerato il cosiddetto giuseppinismo che cambiò con una svolta radicale la concezione della religione non solo nei domini asburgici, ma in tutta Europa.
Durante il regno di Giuseppe d'Asburgo furono soppressi i conventi mentre furono ridotti di numero gli ordini contemplativi e religiosi. I conventi chiusi furono almeno 700 e i religiosi passarono da 65.000 a 27.000. Nello stesso tempo l'imperatore promosse la creazione di seminari statali per istruire tutto il clero e di collegi, come il Collegio Cairoli.
Nel 1781 l'imperatore abolì le discriminazioni religiose nei confronti sia dei protestanti che degli ortodossi (Patente di tolleranza) e avvenne anche l'emancipazione degli ebrei.
Riassumendo, quattro sono gli obiettivi delle sue riforme ecclesiastiche:
Tale politica ecclesiastica, ovviamente, suscitò l'opposizione del papa Pio VI, che nel 1782 andò fino a Vienna per tentare invano di moderare le riforme dell'imperatore che ad ogni modo si mantenne impassibile nella propria condotta.
Nel novembre del 1788 Giuseppe II fece ritorno a Vienna dopo un suo viaggio nel quale si era ammalato gravemente, a tal punto che già nel 1789 si era pensata per lui una co-reggenza del fratello ed erede Leopoldo, anche per supportare una situazione internazionale poco piacevole: infatti le truppe imperiali si erano perlopiù accentrate sul confine belga dopo i primi sentori rivoluzionari francesi dell'estate di quello stesso anno. In Ungheria, poi, i nobili locali erano in aperta ribellione ed in tutti gli stati dell'impero si potevano veder scoppiare quasi quotidianamente piccole e medie rivolte che portavano alla ribalta i sentimenti di rivendicazione nazionalista.
Giuseppe venne però abbandonato a se stesso, a tal punto che il Kaunitz, suo ministro di fiducia, si rifiutò di recargli visita quando si trovava a letto sofferente e non lo vide per i successivi due anni di vita dell'Imperatore. Leopoldo, il fratello minore dell'Imperatore, rimaneva a Firenze dove era Granduca, incurante delle sorti dell'Impero del fratello.
L'imperatore Giuseppe II morì il 20 febbraio 1790 di tubercolosi. In mancanza di eredi, gli successe come era facile prevedere, il fratello minore Leopoldo. Il suo corpo venne sepolto nella tomba 42 della Kapuzinergruft (Cripta dei Cappuccini) di Vienna assieme alle salme dei suoi antenati.
Egli stesso dettò il suo epitaffio: "Qui giace Giuseppe II, colui che fallì qualsiasi cosa che intraprese".
Il 6 ottobre 1760 Giuseppe sposò Maria Isabella di Borbone-Parma, da cui ebbe due figlie, morte entrambe in tenera età:
Morta Isabella nel 1763 proprio nel dare alla luce la seconda figlia, Giuseppe si risposò il 23 gennaio 1765 con Maria Giuseppa di Baviera, dalla quale non ebbe figli.
Trattamenti di Giuseppe II |
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Imperatore del Sacro Romano Impero | ||
Trattamento di cortesia | Sua Maestà Imperiale | |
Trattamento colloquiale | Vostra Maestà Imperiale | |
Trattamento informale | Signore | |
I trattamenti d'onore |
Gran Maestro dell'Ordine del Toson d'oro (ramo austriaco) | |
Gran Maestro dell'Ordine Reale di Santo Stefano d'Ungheria | |
Gran Maestro dell'Ordine Militare di Maria Teresa | |
Controllo di autorità | VIAF: 268608732 · LCCN: n50038057 · GND: 118558404 · BNF: cb119898853 (data) |
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