Papa Leone XII | |
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252º papa della Chiesa cattolica | |
Elezione | 28 settembre 1823 |
Incoronazione | 5 ottobre 1823 |
Fine pontificato | 10 febbraio 1829 |
Cardinali creati | vedi categoria |
Predecessore | papa Pio VII |
Successore | papa Pio VIII |
Nome | Annibale Sermattei della Genga |
Nascita | Genga, 22 agosto 1760 |
Morte | Roma, 10 febbraio 1829 |
Sepoltura | Basilica di San Pietro in Vaticano |
Papa Leone XII (in latino: Leo PP. XII, al secolo Annibale Francesco Clemente Melchiorre Girolamo Nicola Sermattei della Genga; Genga, 22 agosto 1760 – Roma, 10 febbraio 1829) è stato il 252º vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica (1823-1829).
Nato dal conte Flavio della Genga, appartenente alla famiglia dei feudatari (Conti della Genga) di questa cittadina marchigiana (all'epoca in provincia di Macerata, poi dal 1860 ricompresa nella provincia di Ancona), e dalla contessa Maria Luisa Pariberti di Fabriano, Annibale era il sesto di dieci figli. Tra i suoi antenati c'era il famoso artista Gerolamo Genga.
Della Genga ha studiato teologia al Collegio Campana in Osimo dal 1773 al 1778 e, in seguito, Collegio Piceno a Rome fino al 1783 quando ha cominciato i suoi studi all'Accademia dei Nobili Ecclesiastici. In seguito ha ricevuto il suddiaconato nel 1782 ed è stato ordinato diacono il 14 giugno 1783.
Nel 1790 si fece notare per un brillante sermone da lui pronunciato in commemorazione dell'imperatore Giuseppe II. Nel 1792 Pio VI lo nominò suo segretario particolare e successivamente, nel 1793 è stato creato Arcivescovo titolare di Tiro e nel 1794 viene nominato canonico della Basilica di San Pietro. È stato consacrato nella cattedrale di Frascati dal cardinale Enrico Benedetto Stuart e viene inviato a Lucerna in qualità di nunzio apostolico. Nello stesso anno viene trasferito alla nunziatura di Colonia, in seguito allo scoppio della guerra della prima coalizione, spostò la sua residenza ad Augusta.
Nei 12 anni trascorsi in Germania fu incaricato di svolgere delicate ed importanti missioni diplomatiche presso le corti di Dresda, Vienna, Monaco e Württemberg, nonché presso Napoleone Bonaparte.
In questo periodo andò incontro a ristrettezze economiche. In seguito allo scioglimento dello Stato della Chiesa (1798), egli fu considerato dai francesi alla stregua di un prigioniero di stato, e trascorse alcuni anni nell'abbazia di Monticelli.
Nel 1814 della Genga viene scelto come latore delle congratulazioni di Papa Pio VII a Luigi XVIII di Francia dopo la sua restaurazione e, nello stesso anno, fu inviato alla Conferenza di pace di Parigi quando Ercole Consalvi era ancora in esilio.
Viene creato cardinale nel concistoro dell'8 marzo 1816 con il titolo presbiteriale di Santa Maria in Trastevere e ha ricevuto il suo zucchetto rosso l'11 marzo e la sua chiesa titolare il 29 aprile 1816. In seguito fu nominato Arciprete della Basilica di Santa Maria Maggiore, e reso titolare della diocesi di Senigallia, carica da cui si dimise nel settembre 1816 per motivi di salute, senza mai essere entrato nella sua arcidiocesi, ma ,il 9 maggio 1820, riceve, da Papa Pio VII, l'ambita funzione di vicario generale di sua santità per la diocesi di Roma.
Nel conclave del 1823 l'appoggio dalla fazione degli zelanti gli consentì di essere eletto (28 settembre) nonostante la decisa opposizione della Francia. Pare che la sua elezione sia stata facilitata dal fatto che si pensava avesse ormai poco da vivere; tuttavia, nonostante l'età e le precarie condizioni di salute, il suo pontificato durò 5 anni.
Leone XII delegò la condotta della politica estera al cardinale segretario di Stato Giulio Maria della Somaglia e successivamente al più accorto Tommaso Bernetti, i quali riuscirono a stipulare diversi accordi e trattati particolarmente favorevoli allo Stato della Chiesa e al papato stesso. Leone era una persona fondamentalmente frugale e questa sua indole si rifletté nella sua amministrazione, che riuscì a fare economie nella gestione della giustizia, a ridurre le imposte ed anche a reperire le risorse per l'esecuzione di alcuni importanti lavori pubblici. Si impegnò alla riforma dell'amministrazione vaticana, portando a termine la riforma tributaria. Stabilì che tutti i parroci dovessero percepire la stessa congrua. Nonostante l'importanza e l'originalità delle suddette iniziative, è indubbio che l'avvenimento più conosciuto ed arduo del suo pontificato fu il grande Giubileo del 1825. Il Giubileo riscosse un notevole successo e registrò una imprevista partecipazione.
Nonostante tutto ciò alla fine del suo pontificato la situazione delle finanze risultò essere peggiore rispetto a quella iniziale e il Giubileo stesso non contribuì a migliorare le cose.
Leone XII si distinse per la durezza con cui affrontò la società segreta della Carboneria. Durante il giubileo del 1825 furono ghigliottinati pubblicamente, in Piazza del Popolo a Roma, i due carbonari Angelo Targhini e Leonida Montanari. Il cardinale legato Agostino Rivarola, investito di poteri straordinari, venne mandato a Ravenna per reprimere i carbonari.
Proibì le società bibliche, di stampo protestante e finanziate spesso dalla massoneria e, fortemente influenzato dai gesuiti, riorganizzò tutto il sistema scolastico. Pubblicò il codice Reformatio Tribunalium. Riordinò le Università del suo Stato con la bolla Quod divina sapientia, dell'agosto 1824, suddividendole in due classi: alla prima assegnò quelle di Roma e Bologna, con trentotto cattedre; alla seconda quelle di Ferrara, Perugia, Camerino, Macerata e Fermo, con diciassette cattedre. Istituì, nello stesso tempo, la Congregazione degli Studi, allo scopo di controllare l'operato delle Università stesse. Volle rivedere anche il cosiddetto "indice dei libri proibiti" e tra questi fece togliere alcune opere di Galileo Galilei. Definì anche un progetto di riforma delle parrocchie romane, sopprimendone 17 e creandone 9.
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Vari testi attribuiscono a Leone XII il divieto di vaccinazione contro il vaiolo; in realtà, come discusso in un articolo di Donald J. Keefe[1] nessun documento ufficiale riporta tali affermazioni. Da fonti ufficiali dell'epoca risulta invece che Papa Leone si limitò a togliere l'obbligatorietà della vaccinazione (invisa a larghi strati della popolazione per la sua supposta pericolosità, sebbene fosse stata resa obbligatoria nello Stato Pontificio pochi anni prima dal conte Monaldo Leopardi, gonfaloniere e padre di Giacomo Leopardi) pur mantenendone il carattere gratuito:[2]
« Rimane obbligo a Medici e Chirurgi condotti di eseguirla gratuitamente (la vaccinazione antivaiolosa, NdR) a quanti vogliano prevalersene, essendo questa la cura ed il preservativo di una malattia alla quale, come a tutte le altre, essi hanno l'obbligo di riparare. » |
(Leone XII, Circolare legatizia 15 settembre 1824) |
È importante notare che l'antivaiolosa all'epoca non era obbligatoria in molti stati europei, compreso il Regno di Sardegna (poi Regno d'Italia), in cui divenne obbligatoria solo nel 1859. Bisogna inoltre ricordare che, così come oggi esistono movimenti contrari alle vaccinazioni per gli infanti, per gran parte del XIX secolo molti esponenti famosi delle scienze e della cultura si opponevano a queste (allora nuove) pratiche, da molti ritenute inutili o dannose. Tra gli altri, erano ostili alla vaccinazione contro il vaiolo personaggi come il filosofo tedesco Immanuel Kant e il suo collega inglese Herbert Spencer, i quali ne negavano l'efficacia, e contrario al vaccino era perfino Charles Darwin, considerandolo inefficace[3] influenzando il sentimento popolare.
Gran Maestro dell'Ordine Supremo del Cristo | |
Pare che Leone XII avesse ricevuto durante tutta la sua vita il sacramento dell'estrema unzione ben diciassette volte; una di queste capitò dopo gli strapazzi dell'incoronazione e siccome guarì dopo che l'avevano già dato per morente la vigilia di Natale, si gridò al miracolo.[4]
Leone, di carattere forte e determinato, continuò a lavorare fino all'ultimo, nonostante la malferma salute. Morì a Roma il 10 febbraio 1829. Resta traccia della diffusa impopolarità di questo papa nell'epitaffio sulla statua di Pasquino: "Qui della Genga giace, per sua e nostra pace".[4]
Parte di questo testo è la traduzione dell'articolo presente sull'Enciclopedia Britannica del 1911 ora di pubblico dominio.
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